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Nella conferenza stampa che ha presentato il 14^ Congresso Nazionale AME -Associazione Medici Endocrinologi- che si terrà a Rimini dal 5 all’8 novembre, è stato evidenziato come la figura e la specializzazione del medico endocrinologo rischi ancora di essere poco conosciuta al pubblico, pur assistendo e intervenendo direttamente sulla salute di più di un terzo degli italiani. “Lo specialista endocrinologo è un medico poco conosciuto dagli italiani, ha commentato Rinaldo Guglielmi, Presidente AME, Associazione Medici Endocrinologi. Se si chiede alle persone cosa cura e quando occorre far riferimento a questo specialista, spesso non si ottiene risposta. Si tratta di una situazione paradossale, perché in realtà l’endocrinologo cura un numero molto rilevante di persone, assicurando la gestione clinica di tre tra le patologie  più diffuse: il diabete, le malattie della tiroide e l’osteoporosi, malattie che colpiscono circa 15 milioni di italiani e a cui viene imputato oltre il 10% della spesa sanitaria globale. L’endocrinologia si occupa di tutte le disfunzioni ormonali relative alle ghiandole endocrine, e gli ormoni, che espressi ovunque nel nostro organismo, regolano moltissime funzioni e influenzano tutte le principali attività corporee. Un buon equilibrio ormonale risulta essere fondamentale per il benessere della persona e portare queste malattie all’attenzione dell’endocrinologo consente quella presa in carico globale inattuabile diversamente. Facciamo un esempio pratico, continua Guglielmi, una donna che si trovi a dover affrontare i problemi di menopausa, contestualmente può presentare una rallentata attività della tiroide e una ridotta tolleranza glucidica, condizioni che possono precedere il diabete. Stiamo ipotizzando un quadro classico in cui il ricorso all’endocrinologo consente una gestione complessiva, potendo affrontare e intervenire sul quadro generale del paziente. Bisognerebbe rivolgersi all’endocrinologo quando si osserva qualcosa di diverso dal solito come alterazioni del sonno, del peso, una sensazione di malessere o di cambiamenti nella sessualità, e quando questi cambiamenti non sono motivati da condizioni o cause particolari”. “Un’importante sfida è la medicina di genere, ha precisato  Roberto Castello, Past President AME, che ha un legame è delle ricadute specifiche in ambito endocrinologico. Studi clinici hanno evidenziato, che le differenze di genere tra uomo e donna influiscono in modo importante sullo sviluppo delle patologie, sulla loro diagnosi e sul modo con cui sono affrontate dal paziente. Queste diversità condizionano l’efficacia della terapia. In endocrinologia queste duversità sono ancora più evidenziate, perché gli ormoni sono secreti in diverse quantità dal corpo maschile e da quello femminile, quelle sessuali sono molecole diverse che intervengono sul funzionamento di tutto l’organismo. Le malattie endocrinologiche evidenziano importantissime differenze sia biologiche sia cliniche. Le patologie ipofisarie, dereminati disordini metabolici e le tireopatie intervengono  di più sulla donna oppure si manifestano e presentano un decorso diverso rispetto alle stesse malattie nell’uomo. Per esempio le donne con diabete tipo 1, hanno un rischio di mortalità maggiore del 40% rispetto agli uomini; nell’osteoporosi, di cui secondo dati ISTAT soffrono oltre 4.000.000 donne e 570.000 uomini, le cause possono essere differenti tra i sessi: nella donna una delle cause proncipali è il venir meno degli estrogeni dovuto alla menopausa, mentre nell’uomo l’insorgere dell’osteoporosi  non è molto chiaro, anche se recenti studi lo riconducono a una produzione diminuita del testosterone dovuta  all’avanzare dell’età. Anche il carcinoma tiroideo nel maschio insorge in età più avanzata ed è biologicamente più aggressivo. Uomo e donna hanno dunque bisogno di cure e di un approccio distinti, anche se sia l’accesso alle terapie, sia l’assistenza e la sperimentazione sui farmaci non sono ancora indirizzati e adeguati a un approccio diversificato”. Ormai da anni AME ha assunto un ruolo attivo nella promozione, sia al proprio interno, sia presso i pazienti, di pratiche cliniche appropriate. Questo ha portato l’Associazione a individuare  5 pratiche mediche a rischio di inappropriatezza, si tratta di pratiche impiegate usualmente, che però non sono supportate da prove di efficacia. “Basandoci su risultati di studi e metanalisi, abbiamo individuato le 5 pratiche cliniche endocrinologiche che non risultano efficaci, afferma Rinaldo Guglielmi, convinti che ‘fare di più non significa fare meglio’. Abbiamo aderito alla SLOW Medicine, rete di professionisti e cittadini per una cura sobria, rispettosa e giusta. Il primo progetto in cui abbiamo deciso di impegnarci è l’intervento sul fenomeno del sovrautilizzo di esami diagnostici e trattamenti. Una pratica molto diffusa è quella dell’ecografia della tiroide per cui nel prossimo Congresso, prosegue Guglielmi, presenteremo il progetto per la Certificazione per Ecografisti della Patologia Endocrina del Collo (EPEC), che diventerà operativo a partire da gennaio 2016 e che si ispira al progetto già attuato negli Stati Uniti dall’AACE (American Association of Clinical Endocrinologists). Questa certificazione ha lo scopo di rendere omogenea l’esecuzione dell’esame e la sua refertazione per ridurre lo smarrimento dei pazienti davanti a referti ecografici spesso illeggibili. Potrebbe aiutare anche il medico, che a volte fatica a mettere a confronto referti che arrivano da operatori diversi. Questa iniziativa potrá colmare un bisogno, arrivando al miglioramento della comunicazione medica, ma anche garantendo il giusto livello di assistenza al paziente senza incorrere in inutili sprechi, come la ripetizione di ecografie il cui risultato appaia poco chiaro è difficile da confrontare”. “Uno dei temi rilevanti che si discuteranno  al Congresso di Rimini sarà quello della chirurgia bariatrica, ovvero il trattamento chirurgico delle forme più gravi di obesità, prosegue Giorgio Borretta, S.C. Endocrinologia e Malattie del Ricambio, Azienda Ospedaliera S. Croce e Carle, Cuneo. Il problema dell’obesità è particolarmente sentito negli USA e sta diventando emergente anche in Italia data la sua notevole diffusione nel corso degli ultimi due decenni. Secondo gli ultimi rilevamenti ISTAT, quasi il 50% degli italiani presenta uno stato di sovrappeso o obesità. Al Congresso saranno presentate e discusse le Linee Guida sulla chirurgia bariatrica, che sono state messe a punto negli USA dall’AACE -American Association Clinical Endocrinologists- e tradotte e recepite da parte di esperti dell’AME. L’incontro si focalizzerá sull’ampia casistica ed esperienza USA, facendo emergere e delineando le differenze tra realtà geografiche e politiche diverse, con lo scopo di contestualizzare le raccomandazioni degli specialisti americani, inserendole e applicandole correttamente nel nostro sistema sanitario”. In Italia i medici specializzati in endocrinologia sono corca 3000 e la maggioranza di questi, oltre 1850, confluiscono nell’AME, l’associazione scientifica che riunisce gli specialisti endocrinologi che operano nell’ambito dell’assistenza clinica. La loro amplissima attività viene svolta prevalentemente in sede ospedaliera e ambulatoriale e, attraverso un network capillare, ha la possibilità di avere una visione globale delle nuove sfide per l’endocrinologia. Sfide che saranno recepite e discusse al 14° Congresso Nazionale, che avrá luogo presso il Palacongressi di Rimini dal 5 all’8 novembre. Al Congresso di AME interverranno più di 2.000 partecipanti da tutta Italia, ma anche da Europa e Stati Uniti con i concomitanti lavori dell’AACE Italian Chapter e la lettura dell’European Society of Endocrinology (ESE) che rappresentano un’importante finestra sul panorama internazionale dell’endocrinologia e metabolismo.