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West Nile Virus, Zika Virus e Usutu Virus sono termini che occupano le pagine di cronaca di molti media e attirano l’interesse di un pubblico sempre più preoccupato dal verificarsi di questi casi. Nel caso di un’emergenza sanitaria occorre innanzitutto partire dalla diagnosi e dalla rilevazione dell’agente patogeno che la sostiene. Clonit ha messo a punto nei suoi Laboratori di Ricerca e Sviluppo soluzioni all’avanguardia nel campo delle biotecnologie per diagnosticare in maniera sempre più veloce e puntuale la presenza di virus, batteri e agenti patogeni. In particolare per fare fronte ai casi di West Nile Virus, Zika, Usutu quali strumenti sono oggi a disposizione di ospedali e laboratori diagnostici? Qual è la situazione effettiva in Italia e in Lombardia in particolare?
*Questi sono alcuni dei temi sotto la lente durante la tavola rotonda organizzata a Milano da Clonit nell’ambito della BIOTECH WEEK, la settimana di eventi per diffondere la conoscenza sulle biotecnologie promossa da Assobiotec Federchimica.
Più in dettaglio sabato 29 settembre mattina nella sede milanese di Clonit-CERBA HC, dove è anche possibile visitare l’officina farmaceutica interna per la produzione di kit diagnostici venduti in tutto il mondo, interverranno anche esperti di IRCCS San Matteo Pavia e ASST FBF Ospedale Sacco Milano per fare il punto sulla ricerca e la diagnostica molecolare di patogeni emergenti. Tanti i temi sul tavolo. Partiamo da alcuni numeri e dal nome che occupa più spazio in cronaca: Il West Nile Virus.
Secondo il Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie nel 2018, al 20 settembre, gli stati membri della UE hanno riportato 1.134 casi di WNV di cui 453 in Italia. I decessi collegati all’infezione da WNV in Italia sono risultati pari a 35. Molto più bassa invece l’incidenza dell’Usutu: secondo il bollettino n.11 pubblicato dal Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’istituto superiore di sanità i casi al 20 settembre 2018 sarebbero 4 tra Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia.
Che ruolo ha la diagnostica molecolare in questa situazione? Un ruolo fondamentale spiega Carlo Roccio, biologo, AD di Clonit e direttore scientifico Cerba HC Italia e componente del comitato ricerca, sviluppo e innovazione di Federchimica: “Clonit ha organizzato questo evento nell’ambito della European Biotech Week per raccontare, a un pubblico eterogeneo, i vantaggi delle biotecnologie a servizio della diagnostica e come questa possa avere un ruolo chiave nel migliorare la qualità della vita di tutti noi. Nel caso del WNV, ad esempio, Clonit ha messo a punto un Quanty West Nile Virus, un prodotto innovativo per l’individuazione e quantificazione del virus del Nilo occidentale in pazienti potenzialmente esposti a infezione. Quanty WNV consente l’estrazione, la trascrizione inversa e amplificazione dell’RNA virale, tutto in un unico passaggio, utilizzando Real Time PCR con risultati disponibili in circa 2 ore. Il metodo è certificato CE-IVD. Durante la reazione, inoltre, è possibile identificare i pazienti positivi al WNV e discriminarli dai campioni positivi per Usutu Virus. Insomma con un unico test, in maniera veloce e sicura, si può verificare l’esistenza dei due virus evitando rischi di falsi positivi del WNV che ha degli elementi del genoma in comune con l’Usutu”.
Ma che cosa è la diagnostica molecolare? Per Carlo Roccio: “Per diagnosticare un agente patogeno esistono fondamentalmente tre strade oltre alla diagnosi microscopica diretta su vetrino ancora usata per individuare il Plasmodio della Malaria o alcuni parassiti fecali: il metodo colturale (test di urinocoltura, coprocoltura, ecc seguiti dal test di sensibilità agli antibiotici; il metodo di ricerca anticorpi; il metodo molecolare denominato RT-PCR che consente la loro identificazione attraverso l’amplificazione del DNA o RNA dei microrganismi”.
Clonit è attiva in questo ultimo ambito: il riscontro positivo del DNA o RNA specifico evidenzia la presenza diretta del microrganismo nel materiale biologico di partenza e, quindi, permette una diagnosi specifica dell’agente infettante con tempi molto più rapidi rispetto alle normali tecniche microbiologiche, che hanno tempi di risposta più lunghi. Attraverso le informazioni ottenute sequenziando il DNA inoltre, si può “tipizzare” il microrganismo differenziando quelli con differente risposta alle terapie o con maggior virulenza. Inoltre, con la Real Time PCR si può ricavare un dosaggio quantitativo del microrganismo per seguire l’evoluzione della terapia anti-virale. Ci sono poi virus ad alta capacità di contagio quali Ebola, Dengue, HIV-AIDS, ed è importante scoprirli il prima possibile, in questi casi i metodi molecolari sono diventati i più utilizzati”.
La diagnostica molecolare ha molti ambiti di applicazione e nel convegno del 29 settembre vengono analizzati in particolare anche ambiti che possono essere di rilievo in caso di gravidanza: come Toxoplasmosi Gondii e Zika Virus.
Il metodo di analisi PCR Real Time, infatti,è utile anche per ricercare la presenza di Toxoplasmosi,un’importante patologia nella donna in gravidanza che può essere causa di serie malformazioni al feto. E’ possibile, infatti, identificare sequenze di DNA di Toxoplasma gondii su sangue materno, su sangue fetale e su liquido amniotico. La ricerca del protozoo, su sangue materno, è indispensabile nei casi di infezione acuta o persistenza di IgM, soprattutto in gravidanza, al fine di valutare se sussiste il rischio di passaggio dell’infezione da madre a feto. Per valutare se il Toxoplasma Gondii ha infettato il feto, è necessaria la ricerca del DNA di Toxoplasma Gondii su sangue fetale e/o su liquido amniotico.
Per quanto riguarda l’analisi molecolare per la diagnosi di Zika Virus, invece, Service Lab di CERBA HC Italia ha presentato una ricerca condotta con tre anni di indagini utilizzando i reattivi prodotti da Clonit. Il verificarsi di casi di microcefalia e altri disturbi neurologici in feti e neonati potenzialmente associato all’infezione da virus Zika in alcuni Paesi oltreoceano ha comportato la richiesta di test diagnostici sensibili e specifici per l’identificazione del virus. Sono stati testati 324 campioni tra sangue, urine e liquido seminale su individui con richiesta del test molecolare per la ricerca del virus Zika. La richiesta di questa indagine è in forte aumento in tutta Italia soprattutto preventiva per coppie che si devono sottoporre a fecondazione assistita e che, nei mesi precedenti, hanno fatto viaggi in Paesi a rischio di contagio. Ciò nonostante pochissimi laboratori effettuano il test, quindi molte coppie hanno affrontato lunghe ricerche per effettuarlo, segno che la diagnosi preventiva della presenza del virus rappresenta un fattore di ansia nella ricerca di una gravidanza e la percezione del rischio di possibili complicanze per il feto è molto alta.