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Metà della popolazione mondiale accede a Internet e gli utenti di dispositivi mobili sono quasi 5 miliardi. La tecnologia digitale, così diffusa e pervasiva, rappresenta una risorsa irrinunciabile per la cura del diabete: app, algoritmi e device possono aiutare i pazienti a gestire più efficacemente la loro malattia. In Italia, tuttavia, la cartella clinica informatizzata non è patrimonio comune di tutti i diabetologi, i pazienti spesso utilizzano ancora il diario cartaceo per registrare i propri dati glicemici e l’impiego del digitale rimane appannaggio per lo più dei diabetici di tipo 1. Per promuovere presso la classe medica un utilizzo più appropriato delle nuove tecnologie, affinché i pazienti possano trarne benefici concreti, l’Associazione Medici Diabetologi lancia il progetto formativo “La digitalizzazione in diabetologia: attualità e prospettive”. Il primo dei quattro appuntamenti che coinvolgeranno ciascuno 50 diabetologi, per un totale di 200 specialisti in tutt’Italia, sarà domani e sabato a Caserta. Seguiranno Acireale, Roma e Milano.
“Dalla letteratura emerge che i pazienti con diabete sembrano favorevoli all’E-Health”, spiega Domenico Mannino, Presidente AMD. “L’88% è disposto a condividere i propri dati con i medici, e si stima che circa il 60% delle attività relative alla salute gestite da dispositivi mobili, in Europa, riguardi soluzioni per il trattamento e il monitoraggio in remoto. Sulla base di queste premesse, il nostro nuovo progetto formativo ha l’obiettivo di fornire al diabetologo le competenze tecniche necessarie a identificare lo strumento digitale più adatto al singolo paziente per motivarlo a vivere, sentire e pensare la malattia da protagonista”.
“Il medico deve conoscere tutte le opzioni tecnologiche oggi disponibili e i criteri con cui scegliere quella che può aiutare ogni persona con diabete a raggiungere i target di cura e a migliorare la propria qualità di vita, tenendo in considerazione le sue caratteristiche personali, cliniche e psicologiche e il suo stile di vita”, sottolinea Paola Ponzani, Dirigente Medico della Asl 3 Genovese e componente del board scientifico del progetto. “Con una survey valuteremo le abitudini professionali in campo tecnologico e il grado di digitalizzazione di tutti i 200 partecipanti al corso e come si modificheranno in seguito alle attività formative. AMD da anni crede nella cultura della raccolta dal dato, fondamentale per il miglioramento continuo dell’assistenza e oggi più che mai deve raccogliere la sfida di una gestione sempre più digitale del diabete”.
“Un altro importante obiettivo del corso sarà far comprendere ai colleghi come la svolta digitale della nostra professione sia ormai imprescindibile, considerata l’evoluzione organizzativa a cui stiamo andando incontro: da una situazione in cui ogni diabetologo segue poche decine di pazienti a una in cui ogni specialista dovrà seguire 100 o 200 pazienti, prevalentemente a distanza”, evidenzia Vincenzo Guardasole, Dirigente Medico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli. “Già oggi abbiamo a disposizione la cartella clinica informatizzata, condivisa in rete con gli altri membri del team, e la possibilità di accedere ai dati glicemici del paziente in remoto. Guardando al futuro, la telemedicina diventerà preponderante. Occorre quindi mostrare ai colleghi quali siano le novità, per tenerli aggiornati e aiutarli a cambiare le modalità organizzative dell’ambulatorio”.

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