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Le definizioni in medicina sono fondamentali. Per la descrizione clinica, il processo decisionale, la ricerca e le comunicazioni scientifiche che riguardano, per esempio, una determinata patologia. La mancanza di armonizzazione nella terminologia e nella definizione degli aspetti clinici genera incomprensioni e ostacola l’ulteriore sviluppo di raccomandazioni per il trattamento e per il follow-up. E’ il caso della schistosomiasi, la malattia tropicale negletta, seconda causa di morte nel mondo dovuta da un parassita, dopo la malaria, e responsabile di circa 200.000 decessi all’anno, il 90% dei quali nell’Africa sub-sahariana

Alla mancanza di un consenso sulle definizioni degli aspetti clinici della malattia ha posto fine uno studio internazionale ideato e condotto all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar in collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia.

“Consensus definitions in imported human schistosomiasis: a GeoSentinel and TropNet Delphi study”, questo il titolo dello studio – è stato pubblicato recentemente sulla rivista scientifica “Lancet Infectious Diseases” e ha coinvolto esperti internazionali appartenenti sia a Geosentinel sia a TropNet.

Lo studio ha utilizzato il metodo Delphi, cioè uno strumento di indagine che ha lo scopo di ottenere un parere condiviso da un gruppo di esperti, in questo caso sulla definizione aspetti clinici della schistosomiasi importata tra cui la forma acuta o cronica; la schistosomiasi possibile, probabile o confermata; la schistosomiasi attiva; la schistosomiasi complicata,

“In un contesto di salute globale è importante che la schistosomiasi sia ben conosciuta e definita anche in area non  endemica poiché spesso viene diagnosticata tardivamente, soprattutto nei migranti”, afferma il professor Federico Gobbi (nella foto), direttore del Dipartimento di Malattie Infettive/Tropicali e microbiologia dell’IRCCS di Negrar e associato di Malattie infettive dell’Università degli Studi di Brescia, “Con questo studio abbiamo cercato di raggiungere un consenso sulle definizioni cliniche della schistosomiasi come base di partenza per rendere meno negletta questa patologia. Tali definizioni potrebbero rappresentare un terreno condiviso per un consenso più ampio tra medici di altre discipline e potrebbero essere applicate anche in ambiente endemico, dopo aver considerato le condizioni specifiche e le applicazioni pratiche”.

La schistosomiasi è una del gruppo eterogeneo delle 21 malattie neglette individuate dall’OMS, tutte accumunate dal fatto di essere trascurate dalle ricerca e dalle agende degli Stati in quanto originarie e maggiormente diffuse nei Paesi a basso reddito.

La schistosomiasi è causata da un elminta, lo schistosoma, che può avere manifestazioni intestinali, epatiche e uro-genitali. La trasmissione avviene tramite il contatto con acque dolci dove le larve, rilasciate dai molluschi, penetrano la cute umana. Nell’uomo le cercarie si sviluppano in vermi adulti che, tramite il circolo sanguigno, raggiungono i plessi venosi mesenterici, vescicali o emorroidali.

La diagnosi viene effettuata con la ricerca delle uova del parassita nelle urine e nelle feci. Il farmaco più usato per la terapia è il praziquante.

E’ importante quando ci si reca in viaggio nelle zone endemiche evitare di bagnarsi in acque non sicure