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Sono passati oltre 10 anni da quando B. Braun ha introdotto HPM come proposta per la gestione ottimizzata dei processi di sterilizzazione chirurgica e, con un elevato numero di analisi approfondite dello strumentario in altrettanti presidi ospedalieri portate a termine ad oggi, è in grado di prospettare una soluzione che porta efficienza concreta e conseguenti risparmi.
“Da quando abbiamo introdotto HPM abbiamo portato a termine 64 analisi approfondite dello strumentario chirurgico in altrettanti presidi ospedalieri” osserva Lorenzo Sovera, Direttore della Divisione Aesculap di B. Braun. “Il risultato delle nostre analisi, che hanno coinvolto oltre 700.000 strumenti, mostra delle criticità nella gestione dello strumentario con conseguenze dirette su costi, efficienza e sicurezza”.
Per mettere a nuovo il parco strumenti sarebbe necessario per molti Ospedali un investimento milionario, ma ai manager delle strutture sanitarie viene chiesta una rigorosa attenzione ai costi: è qui che l’innovazione di processo – così come la propone B. Braun con HPM – può offrire soluzioni concrete. La soluzione HPM rende più efficiente la gestione dello strumentario chirurgico e i processi di sterilizzazione, con consistenti risparmi e una maggiore sicurezza in sala operatoria: “Dalle evidenze raccolte nei progetti HPM gestiti ad oggi, si osserva un potenziale di risparmi fino al 25%” commenta Sovera.
Il primo passo è effettuare un’analisi della situazione attuale che includa una gap analysis rispetto all’ottimale. Si procede con un’analisi dello stock, per avere un’esatta fotografia dello stato e della quantità di strumenti presenti in ospedale, compreso il valore alle correnti quotazioni, il valore secondo lo stato d’uso e l’investimento necessario per riportare il parco strumenti nelle condizioni ottimali sia dal punto di vista funzionale che normativo. A questo si affianca un’analisi delle acque, per individuare sia le criticità nel processo di sterilizzazione che le aree di miglioramento e di proporre le azioni correttive appropriate.
Il secondo passo è quello di rivedere il flusso di lavoro per ottimizzare il proprio processo di gestione del parco strumenti chirurgici. Questo avviene tramite la Set Optimisation che, nel rispetto delle tecniche chirurgiche in uso e grazie al coinvolgimento degli utilizzatori, si prefigge di raggiungere la massima standardizzazione dei kit, il loro snellimento ed alleggerimento. L’obiettivo di questa fase è di ottenere kit il cui contenuto sia utilizzato in modo efficiente, almeno l’80% degli strumenti nell’80% dei casi. Si lavora per comporre kit interdisciplinari ad alto indice di rotazione e kit accessori per tutte le tipologie di intervento, disponibili nel numero necessario ad affrontare i picchi di lavoro.
I vantaggi dell’ottimizzazione sono evidenti e numerosi: rispetto della normativa in materia di peso per unità sterile, diminuzione di condensa residua, velocizzazione della conta e riconta degli strumenti in sala operatoria, miglioramento delle performance del personale addetto alla decontaminazione ed al confezionamento. Lavorare con processi ottimizzati significa anche utilizzare le apparecchiature sempre a pieno carico e non avere diseconomie nelle utenze di energia, acqua e prodotti per la decontaminazione.
Il terzo passo consiste nell’implementazione di quanto progettato nella fase di ottimizzazione: è in questa fase, in cui gli investimenti si rendono necessari, che è possibile avvalersi di sistemi innovativi per la gestione, ovvero affidare in service ad aziende specializzate quest’attività.

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