Print Friendly, PDF & Email

Un progetto che nasce su Instagram, per parlare alla generazione social attraverso un linguaggio il più chiaro ed efficace possibile, con l’obiettivo di sensibilizzare le generazioni più giovani sui disturbi del comportamento alimentare. Si chiama Peso Positivo ed è interamente dedicato al contrasto dei Disturbi del Comportamento Alimentare, di cui i più diffusi sono anoressia, bulimia e bingeeating.

Peso Positivo nasce nel marzo del 2020, proprio quando la pandemia di Covid stava per rinchiudere tutta l’Italia, e poi tutto il mondo, tra le pareti di casa, con conseguenze ancora da studiare, ma con accertate ripercussioni importanti in fatto di disturbi alimentari. Lo dice lo studio realizzato dal Ministero della Salute per il periodo 2019-2023, che incrocia fonti di diverse: le Schede di Dimissione Ospedaliera, gli accessi ai centri specializzati e alla specialistica ambulatoriale, al pronto soccorso e le esenzioni. Nel 2019 i casi di disturbi alimentari intercettati erano stati 680.569, nel 2020 erano balzati a 879.560, nel 2021 a 1.230.468, e nel 2022 a 1.450.567. 

Questi i nuovi casi, ma nel complesso, le persone trattate oggi per queste patologie sono oltre 3 milioni, nel 2000 erano circa 300 mila. Anche i dati Rencam regionali (Registro nominativo cause di morte) sono purtroppo molto alti, con 3.158 decessi nel 2022 con diagnosi correlate ai Disturbi della Alimentazione e della Nutrizione.

“Dopo anni di studi, oggi sappiamo che postare compulsivamente il cibo può segnalare una vera malattia. Insomma, il foodstagramming può predisporre a problemi legati al comportamento alimentare e al peso, sia in termini di iperalimentazione, sia in termini di ipoalimetazione, spiega Claudia Grasso Responsabile del progetto Peso Positivo. Naturalmente anche prima del 2020, anno in cui è iniziata la pandemia, il mondo delle diete e del fitness era più che presente nei social, ma durante il lockdown qualcosa è cambiato, e oggi dobbiamo impegnarci ancora di più, rispetto al passato, rivolgendoci in modo adeguato a quella generazione di giovanissimi che trova nei social il principale canale di conversazione”.

Peso Positivo ha scelto Instagram per entrare in contatto in modo facile e diretto non solo con chi, purtroppo, ha maggiore probabilità di sviluppare i disturbi del comportamento alimentare, ma anche  con tutte le persone che vivono accanto a queste persone come i genitori, cercando di sviluppare una maggiore consapevolezza, offrendo supporto, confronto e conforto a coloro che stanno attraversando problemi legati all’alimentazione e, naturalmente, cercare di fare prevenzione.

A dare voce a Peso Positivo su IG sono due ragazze poco più che ventenni, Giulia Mire e Beatrice Mauri, che raccontano in modo molto spontaneo e fresco la loro visione della malattia e condividono il percorso necessario per combattere e sconfiggere questo tipo di disturbo. C’è una parte di esperienze personali e una grande parte di informazioni e contenuti per educare, sensibilizzare e abbattere i tabù che ancora circondano i DCA. Il materiale è prodotto dalle ragazze ed è sempre vagliato e approvato dal Comitato Tecnico Scientifico altamente qualificato, composto da un team di 10 tra dottoresse, psicologhe, psicoterapeute, biologhe e nutrizioniste.

“Dopo il 2020 abbiamo assistito a un aumento enorme di accessi ai servizi per disturbi alimentari, e non dobbiamo stupirci dal momento che le origini post traumatiche dei disturbi alimentari sono ampiamente dimostrate in letteratura, spiega Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta. Negli ultimi anni i disturbi alimentari hanno registrato un costante aumento, con un’attenzione particolare per la fascia d’età compresa tra i 12 e i 14 anni e con un anticipo evidente nell’insorgenza di queste patologie: oggi si ammalano ragazzini e ragazzine di 10 anni. Emerge infine un forte aumento dei maschi che negli ultimi tre anni sono entrati in contatto con i servizi”.

Stessa tendenza si riscontra in UK, secondo un’ampia ricerca pubblicata su Lancet che ha preso in considerazione le cartelle cliniche di quasi 10 milioni di pazienti nel periodo 2020-2022. O anche in Spagna, secondo uno studio dell’International Journal od Eating Desorder, con crescita sostanziale durante il periodo post-lockdown particolarmente pronunciata tra le ragazze di età compresa tra 10 e 14 anni e tra 15 e 19 anni, e negli Stati Uniti, dove le statistiche del 2023 dicono che nel periodo post pandemico la percentuale di coloro che soffrono di disturbi alimentari è passata dal 3.4% al 7.8%.

A confermare questa tendenza è il libro Social Fame, curato proprio da Laura Dalla Ragione, Direttore della Reteper i Disturbi del Comportamento Alimentare della USL 1 dell’Umbria, che raccoglie il contributo di alcuni dei maggiori esperti italiani nel campo dei DCA, capaci di guardare, forse per la prima volta, al mondo dei social in maniera critica e, allo stesso tempo, positiva. Instagram, TikTok, Whatsapp, Telegram, Youtube sono analizzati sia per i tanti rischi che comportano per gli utenti più fragili e giovani, sia per le enormi potenzialità che offrono in termini di dialogo, intervento e prevenzione.

Fin dal gioco di parole del titolo del libro, in “Social Fame” l’intento è chiaro: esplorare sia il concetto di fame peril cibo, sia quello di fame di visibilità, di affetto, di identità, di riconoscibilità. I social media possono influire su situazioni già delicate, peggiorare stati d’animo precari, aggravare i sintomi, ma non possono autonomamente determinare disturbi. Ecco perché occorre riflettere attentamente sul loro utilizzo, insegnare ai più piccoli come riuscire a gestirli senza venirne fagocitati, sfruttarne le potenzialità senza farsi sopraffare.

Come si legge nel libro “Social Fame”, una ricerca condotta in Australia nel 2019 su ragazzi e ragazze tra i 13 e i 14 anni ha dimostrato il legame tra l’utilizzo dei social media e lo sviluppo di problematiche relative all’immagine corporea e di disturbi alimentari: comportamenti alimentari disfunzionali sono stati segnalati dal 51,7% delle ragazze e dal 45% dei ragazzi coinvolti. E il 75,4% delle ragazze e il 69,9% dei ragazzi possedeva almeno un account sui social media, sebbene la metà del campione avesse meno di 13 anni, ovvero l’età minima raccomandata per l’uso di queste piattaforme. Anche un altro studio, del 2016, dimostrava come l’utilizzo delle piattaforme social possa portare a un aumento dei sintomi bulimici come conseguenza dell’insoddisfazione corporea e del senso di frustrazione per il confronto con le foto dei coetanei.

Peso Positivo prende le mosse dal Fondo per l’Anoressia – Famiglia Peppino Fumagalli, creato dall’imprenditore Peppino Fumagalli dopo la scomparsa della giovane figlia di un caro amico per anoressia. Oggi è la nipote Claudia Grasso che prosegue le attività volute dal nonno tra cui il progetto Peso Positivo.