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A Roma è andata in onda la XIII Edizione del Forum Meridiano Sanità durante la quale è stato presentato il Rapporto annuale Meridiano Sanità elaborato da The European House – Ambrosetti.
Dall’analisi dei vari Key Performance Indicator che definiscono lo Stato di Salute, l’Italia si posiziona molto meglio della media se consideriamo l’aspettativa di vita alla nascita, i tassi di mortalità, l’indice dei fattori di rischio per gli adulti ed il tasso di prevalenza standardizzato per patologie croniche ad alto impatto. Le aree più critiche sono rappresentate dall’indice dei fattori di rischio per i bambini, confermando la necessità di investire maggiormente in prevenzione degli stili di vita e abitudini alimentari e comportamentali dei più giovani, per non compromettere lo stato di salute della popolazione nei prossimi anni, oltre agli anni vissuti con disabilità.
Meridiano Sanità quest’anno fa una fotografia dello stato di salute dei cittadini raccontando come è cambiato negli ultimi 40 anni, ossia dal 1978, anno in cui è stato istituito il Servizio Sanitario Nazionale.
Negli ultimi 40 anni i cittadini italiani hanno guadagnato quasi 10 anni di vita, raggiungendo un’aspettativa di vita media alla nascita di 83,3 anni, grazie ai miglioramenti delle condizioni di vita e agli straordinari progressi della scienza e della medicina. Nel prossimo ventennio il 31% della popolazione italiana avrà più di 65 anni a fronte di una quota ridotta al 57% della popolazione attiva. A fronte di una rilevante riduzione nella mortalità per alcune patologie ad alto impatto, come le malattie cardiovascolari, tumori e malattie metaboliche, si assiste ad un aumento esponenziale delle prevalenze, indice di una aumentata cronicizzazione, che richiede nuovi servizi di assistenza che il sistema è chiamato a garantire. All’invecchiamento della popolazione e all’aumento delle malattie croniche devono aggiungersi le sfide della multimorbilità, la minaccia globale dell’antimicrobico resistenza e il contrasto delle malattie infettive. L’insieme di queste sfide impone una rinnovata attenzione alla prevenzione primaria e alla prevenzione secondaria.
L’indice di Mantenimento dello Stato di Salute del Meridiano Sanità Index, che indica la capacità del sistema sanitario di mantenere il posizionamento attuale in futuro, evidenzia alcune situazioni di criticità per il nostro Paese, che riporta un punteggio inferiore alla media europea anche se più alto rispetto al 2017. Tra i fattori che mettono maggiormente a rischio la sostenibilità dell’attuale livello di salute ci sono la capacità di risposta del sistema sanitario agli emergenti bisogni di salute, alcuni casi di inappropriatezza delle prescrizioni e il livello delle risorse economiche a disposizione della sanità.
Nel 2018 si celebra il quarantesimo anniversario dell’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale dell’Italia. Dal 1978 ad oggi il profilo di salute dei cittadini è mutato profondamente, sono cambiate le esigenze e il fabbisogno dei servizi, generando nuove sfide per l’assetto di governance e la sostenibilità del sistema. Negli ultimi 40 anni, la riduzione del tasso di natalità, l’aumento dell’aspettativa di vita e la riduzione della mortalità precoce hanno fatto sì che la popolazione italiana si sia spostata verso le fasce di età più alte. L’Italia registra infatti il valore più alto di percentuale di popolazione anziana tra i Paesi europei pari al 22,4% e il valore più basso del tasso di natalità.
Considerando i trend futuri, l’invecchiamento della popolazione continuerà a modificare la struttura demografica: al 2050, la differenza tra over 65 e under 5 sarà pari a 17 milioni di individui. I cambiamenti del quadro demografico ed epidemiologico determinano un aumento significativo delle malattie croniche non trasmissibili responsabili del 94% dei decessi e dell’89% dei DALY complessivi. Si tratta di malattie ad alto impatto per il sistema per il numero di persone che ne sono affette ma anche per i costi sanitari e sociali che esse generano. Ad esempio i costi associati alle malattie cardiovascolari sono circa 21 miliardi di euro, il 76% dei quali rappresentati dai costi diretti sanitari e il 24% costituito da costi indiretti. I costi associati alle patologie tumorali in Italia nel 2015 sono stati pari a 19 miliardi di euro, il 57% rappresentato dai costi diretti e il 43% costituito dalle perdite di produttività legate a mortalità, disabilità e pensionamento anticipato. Il numero di persone colpite, i decessi, le ricadute per le famiglie dei malati e gli impatti sui sistemi sanitari e socio-assistenziali collocano queste malattie tra le priorità di sanità pubblica dei Governi a livello globale.
L’Italia è tra i Paesi europei con i più alti livelli di resistenza agli antibiotici. Un nuovo report pubblicato dall’OECD a novembre 2018 ha cercato di stimare il burden economico, sociale e sanitario dell’antimicrobico resistenza nei Paesi dell’OECD e dell’UE-28. I risultati hanno dimostrato come i livelli di AMR siano molto elevati in tutti i Paesi e come siano proiettati verso una ulteriore crescita, in particolare se si prendono in considerazione gli antibiotici di seconda e terza linea. Nello studio, l’OECD ha stimato che l’AMR costa circa 3,5 miliardi di dollari all’anno nei Paesi dell’OECD e dell’UE-28. La seguente figura dimostra come la situazione sia particolarmente preoccupante per il nostro Paese.
Per stimare l’impatto economico dell’AMR in Italia, The European House–Ambrosetti nel Rapporto Meridiano Sanita 2017, attraverso l’elaborazione di un modello di stima dell’impatto economico attuale e prospettico dell’AMR, ha cercato di contribuire al dibattito per aumentare la consapevolezza sia dei policy maker che dei cittadini verso questa grave minaccia e suggerire azioni prioritarie per combattere l’AMR. È stato stimato in 319 milioni di euro il costo sanitario diretto dell’antimicrobico resistenza in Italia, che potrebbe aumentare fino a 1,8 miliardi di euro nel peggiore degli scenari nel 2050; a questi costi deve aggiungersi un ulteriore 40% di costi non sanitari.
Il valore della prevenzione vaccinale va oltre il perimetro della sanità. Le patologie prevenibili con vaccino hanno impatti molto importanti non solo sul sistema sanitario e socio-assistenziale, ma anche sul sistema produttivo ed economico. In Italia un recente studio ha stimato il numero di casi di malattia e di morti evitate tra il 1900 e il 2015 grazie ai vaccini attraverso l’analisi dei dati disponibili sulla morbosità e la mortalità delle malattie prevenibili da vaccino. I dati ottenuti indicano che grazie alle vaccinazioni contro difterite, tetano e poliomielite sono state evitate oltre 70.000 morti e oltre 4 milioni di casi. Nonostante il valore e i benefici reali e tangibili siano riconosciuti a livello globale e molte siano state le iniziative introdotte a sostegno delle vaccinazioni negli ultimi anni, in molti Paesi europei si sta assistendo ad una progressiva ricomparsa di alcune malattie infettive anche a causa di livelli di copertura vaccinale sotto le soglie raccomandate.
In Italia l‘incidenza della spesa sanitaria totale su PIL è minore della media europea, soprattutto nella parte pubblica e nei prossimi anni è destinata a diminuire. L’invecchiamento della popolazione è tipicamente accompagnato da un aumento delle malattie non trasmissibili e croniche generando una maggiore pressione sui sistemi sanitari e di assistenza socio-sanitaria. Il combinato di più persone anziane e di una spesa sanitaria proporzionalmente maggiore farà sì che larga parte dell’incremento di spesa sia concentrato nelle fasce più anziane della popolazione che porterà ad incidere in modo significativo sul PIL.
L’invecchiamento della popolazione e gli impatti delle patologie croniche proiettano la spesa sanitaria in percentuale sul PIL dal valore attuale di 6,6% all’8,3% nel 2050, secondo lo scenario previsionale di Meridiano Sanità, passando da 116 miliardi di euro di oggi a 213 miliardi di euro del 2050.
Lo stato di salute migliore è rilevato nelle Province Autonome di Bolzano e Trento, che riportano un punteggio rispettivamente pari a 9,4 e 9,1. Al contrario, le performance peggiori sono registrate dalle Regioni del Sud Italia e in particolare dalla Campania. Per quanto riguarda l’indice di mantenimento dello stato di salute, l’Emilia Romagna, la Lombardia e la Toscana registrano le performance migliori.
Mettendo in relazione le performance dei sistemi sanitari regionali nell’indice dello “Stato di salute” e nell’indice di “Mantenimento dello Stato di salute” emerge una relazione positiva tra le due grandezze: le Regioni con lo stato di salute della popolazione migliore (tutte del Nord) sono anche quelle caratterizzate da un indice di mantenimento dello stato di salute maggiore. Questa relazione mette in evidenza come, purtroppo, il divario tra Nord e Sud sembra destinato ad aumentare.
È necessario indirizzare gli investimenti in sanità negli ambiti che promettono di generare maggiori risultati di salute a fronte delle risorse investite, secondo l’equazione di Meridiano Sanità:
Occorre dunque investire in Prevenzione e Innovazione per affrontare le sfide di salute del nostro Paese e rispondere alle esigenze dei cittadini. Infatti un aumento dell’1% dell’incidenza della spesa in prevenzione sulla spesa sanitaria comporta in media una diminuzione del 3,1% dell’incidenza della spesa per prestazioni terapeutiche, riabilitative, socio-assistenziali e previdenziali.  Le patologie hanno impatti molto importanti non solo sul sistema sanitario e socio-assistenziale, ma anche sul sistema produttivo ed economico. Nell’ambito delle patologie croniche ad alto impatto per il sistema, alcuni studi stimano ad esempio un impatto pari a 21 miliardi di euro per le patologie cardiovascolari e 19 miliardi di euro per i tumori.
Anche le Nazioni Unite con gli SDGs affermano che obiettivi di crescita economica e di sviluppo sostenibile di un Paese non possono essere disgiunti da un miglioramento delle condizioni di salute e della qualità della vita dei cittadini.