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Dal Meeting FutUrology, in corso dal 26 al 28 settembre a Roma che vede riuniti i massimi esperti internazionali, parte il futuro dell’urologia italiana. Nei tre giorni, fitti di appuntamenti, di relazioni e di relatori, non ci siamo limitati al campo urologico ma abbiamo esplorato anche settori lontani come l’intelligenza artificiale, machine learning, genetica, staminali e altro che però esercitano rilevanti influenze sulla pratica medica. “La nuova medicina e urologia translazionale”, spiega il professor Roberto Miano, Professore Associato in Urologia Università di Roma Tor Vergata e direttore scientifico dell’evento, “si basa su innovazione, multidisciplinarietà e network e vede protagonisti non più solo chirurghi o medici ma ingegneri, biotecnologi, informatici, operatori sanitari e imprenditori, che lavorando in stretta collaborazione portano l’innovazione dal laboratorio di ricerca al letto del paziente”.
Tra le nuove tecnologie che hanno rivoluzionato la chirurgia un ampio capitolo riguarda i robot chirurgici che trattano ormai da anni con successo i principali tumori urologici – prostata, vescica, rene – che colpiscono ogni anno in Italia oltre 65mila persone. “Il robot ha una precisione non confrontabile con altre tecniche”, dice il professor Giuseppe Vespasiani, Professore Ordinario di Urologia all’Università di Roma Tor Vergata, ”il che consente di superare i limiti della laparoscopia per patologie in sedi anatomiche altrimenti difficili da raggiungere”. Nel 2017 in Italia sono stati circa 18mila gli interventi di chirurgia robotica di cui 12mila in Urologia.
Il nuovo Robot Versius  Proprio nell’ambito della robotica è stato presentato per la prima volta in Italia da Mark Slack, direttore medico di Cambridge Medical Robotics, Versius, il più piccolo robot chirurgico al mondo, dalle grandi prestazioni, che dopo essere stato sperimentato con successo anche nella chirurgia prostatica promette molto. “Per realizzarlo”, precisa Roberto Miano, “al CMR si sono ispirati al braccio umano, infatti il robot riproduce fedelmente i movimenti e le articolazioni del polso di una mano un uomo. Versius, diretto dal chirurgo con comandi hi-tech e un display 3D ad alta risoluzione, è in grado di svolgere in maniera mininvasiva complessi interventi chirurgici non solo in ambito urologico. Grazie alle sue ridotte dimensioni il nuovo robot è trasportabile e può spostarsi da una sala operatoria all’altra, o addirittura da un ospedale all’altro. Versius, robot multifunzionale, facile all’uso, ergonomico, modulare, e più economico del suo “fratellone” Da Vinci rivoluzionerà il settore”. Versius riduce il tempo di apprendimento da 80 ore a 30 minuti . Per un chirurgo legare un nodo in profondità nell’addome del paziente, senza avere una visione diretta del filo ma facendolo ruotare con i mini strumenti, richiede molta abilità e impegno  anche 60-80 ore di apprendimento. Ora grazie alla tecnologia avanzata di Versius, che consente movimenti su 4 assi di 540 gradi impossibili alla mano umana i tempi di apprendimento si riducono notevolmente addirittura in certi casi a 30 minuti.
Secondo recenti dati del NHS il Sistema Sanitario britannico, nel Regno Unito solo  il 24% delle isterectomie viene effettuato con tecniche laparoscopiche minvasive mentre la percentuale più alta viene ancora svolta con chirurgia open, con cicatrici e dolore maggiori. L’aumento della chirurgica minivasiva robot assistita  in questo campo ha dimostrato la riduzione del il numero di giorni letto per paziente da 5,5 a 1,5 giorni per il 95% dei casi di ginecologia  Il suo ingresso commerciale in Europa è previsto entro il 2018.
L’intelligenza artificiale e il machine learning: una sfida avvincente  “L’uso dell’intelligenza artificiale in medicina è una sfida avvincente ”, continua il professor Roberto Miano, ”che riguarda la ricerca ma sempre di più anche la clinica, i docenti e gli studenti – futuri medici – a cui dobbiamo insegnare a trarre i massimi vantaggi da queste nuove tecnologie”. Il futuro sarà la possibilità di analizzare la enorme mole di dati che fino ad oggi non abbiamo potuto sfruttare e metterla a disposizione dei nostri pazienti con un miglioramento dei processi di diagnosi e cura per una medicina sempre più di precisione. “L’intelligenza artificiale ci potrà aiutare nella lettura delle immagini non solo radiologiche ma anche endoscopiche”, spiega ancora il professore, “una vera e propria rivoluzione diagnostica”.
A Roma c’è anche Graziella Pellegrini, professore di Biologia Applicata presso l’Università di Modena e Reggio Emilia e coordinatrice del Centro Medicina Rigenerativa Ferrari. Con lei si avrà uno stato dell’arte nell’ ambito delle cellule staminali. Pellegrini è infatti autorità riconosciuta del settore. A lei e alla sua équipe si deve la  realizzazione di una cornea partendo da una singola cellula e del primo farmaco a base di cellule staminale proprio per la rigenerazione corneale. In campo urologico è in atto la sperimentazione clinica per la rigenerazione dell’uretra in pazienti affetti da malformazioni congenite.
Esiste sempre L’Uomo  Dobbiamo trarre il massimo vantaggio dalle tecnologie senza però dimenticarci che non possono sostituire l’essere umano. Possono aiutare, perché analizzano in brevissimo tempo una quantità di dati impensabile per il nostro cervello, ma è sempre quest’ultimo l’elemento che guida e dà un senso ai dati. La macchina suggerisce solo eventuali soluzioni, ma sta all’uomo, dotato di quella intelligenza emotiva che ne fa un essere unico, decidere quale sia quella giusta o la migliore.