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MioDottore.it ha interpellato i medici affiliati e i propri utenti in Italia per indagare come la rete e gli strumenti tecnologici a disposizione stiano diventando indispensabili nell’affrontare le tematiche relative alla sanità e a gestire la propria salute.
I pazienti italiani dimostrano sempre maggior confidenza con la tecnologia ed è ben l’85% ad affidarsi a Internet per cercare informazioni riguardanti la salute. Oltre la metà (57%) ne apprezza l’immediatezza, mentre più di un quinto (27%) la possibilità di confrontarsi con altre persone condividendo la propria esperienza; non da ultimo, il “filtro” dello schermo consente di superare l’imbarazzo che talvolta può manifestarsi nell’esporre vis à vis particolari dubbi a proposito delle proprie condizioni di salute (4%).
Emblematico, tuttavia, che oltre la metà dei pazienti italiani (ben il 52%) non si fidi delle informazioni trovate online per prendere le corrette decisioni sulla propria salute; la perplessità principale (47%) risiede nel fatto che le informazioni non siano verificate da esperti, seguita da una scoraggiante mole troppo elevata di informazioni disponibili (32%) tra cui è spesso difficile districarsi, soprattutto se non si è degli esperti in materia.
Utilizzare Internet per porre le proprie domande a un esperto è una prassi sempre più diffusa, ormai lo fa quasi un quarto (21%) dei pazienti del Bel Paese. Tendenzialmente si cerca così un secondo parere che confermi o smentisca una prima diagnosi (41%) oppure un modo per evitare un confronto diretto (23%). Analogamente, la tecnologia è al centro delle modalità con cui gli italiani gestiscono la propria salute: quasi la metà (47%) ricerca lo specialista per una visita tramite Internet o attraverso piattaforme dedicate alla sanità e quasi la stessa percentuale (44%) nel momento di prenotare l’incontro preferisce proseguire attraverso strumenti tecnologici quali l’online booking, via mail o sistemi di messaggistica istantanea come Whatsapp o Facebook Messenger.
Da Nord a Sud dello Stivale la tecnologia si fa sempre più strada nel panorama sanitario italiano, coinvolgendo, in particolare, le grandi città. I medici “digitalizzati”, infatti, operano in egual misura a Milano (16%) e Roma (16%), seguono Torino (10%), Napoli (7%) e Bologna (4%). A sorpresa, non sono gli specialisti più giovani a integrare maggiormente l’innovazione nell’esercizio quotidiano della professione, ma in primis quelli di età compresa tra i 36 e 45 anni (30%) e tra i 56 e 65 (25%). Attualmente, poi, gli uomini sono i più predisposti all’uso della tecnologia (61% vs. 39% delle donne) e tra le categorie di professionisti più avvezzi al mondo digitale primeggiano i dentisti (11%), seguiti dagli psicoterapeuti (8%) e dai nutrizionisti (7%). Il settore pubblico si conferma purtroppo fanalino di coda in termini di propensione al cambiamento e all’introduzione di strumenti tecnologici per la gestione della professione: solo il 10% dei medici 3.0 opera anche nel pubblico, contro uno schiacciante 60% del privato.
Di fronte all’impiego della tecnologia nell’ambito della salute i professionisti italiani concordano nel dire che questa ha reso i pazienti addirittura sovrainformati (71%). La conseguenza di tale disponibilità di informazioni spacca però gli specialisti: secondo oltre la metà degli esperti (53%) questo rende i pazienti più diffidenti e più predisposti a mettere in dubbio la consulenza del medico, mentre solo il 18% dei professionisti vede questa evoluzione come positiva, confidando nel fatto che con maggiori fonti ed elementi a propria disposizione, le persone possano seguire meglio le indicazioni fornite senza dipendere troppo dal dottore.
Al tempo stesso i medici scorgono nell’innovazione delle opportunità. In particolare, la possibilità di essere presente online rappresenta un canale molto potente per entrare in contatto con potenziali nuovi pazienti (63%) e per gestire meglio i contatti con pazienti esistenti e partner professionali (56%). Inoltre, è più della metà dei professionisti a pensare che la tecnologia contribuisca a offrire un’immagine più professionale ai propri contatti (55%), mentre il 40% conferma che i canali tecnologici possano offrire un servizio migliore alle persone, risolvendo così anche alcuni problemi di gestione. Ben il 20%, infatti, registra problematiche dal ricorrente dimenticare gli appuntamenti dei pazienti.

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