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La Commissione Europea ha approvato isatuximab in combinazione con pomalidomide e desametasone (pom-dex), per il trattamento di pazienti adulti con mieloma multiplo recidivato refrattario che hanno ricevuto almeno due precedenti terapie, tra cui lenalidomide e un inibitore del proteasoma, e con progressione della malattia durante l’ultima terapia.

Isatuximab è un anticorpo monoclonale che si lega a uno specifico epitopo del recettore CD38 sulle cellule di mieloma multiplo.

“L’approvazione di isatuximab da parte della Commissione Europea aggiunge un’ importante opzione di trattamento e potrebbe definire un nuovo standard di cura per quei pazienti europei con mieloma che necessitano di nuovi trattamenti efficaci perché la malattia si è ripresentata oppure sono diventati refrattari a precedenti terapie,” commenta John Reed, Responsabile della Ricerca e Sviluppo di Sanofi a livello globale. “Isatuximab in combinazione con pom-dex ha dimostrato una mediana di sopravvivenza libera da malattia superiore rispetto al solo pom-dex, in pazienti che hanno già fallito almeno due precedenti terapie.”

L’autorizzazione alla commercializzazione della Commissione Europea per isatuximab si applica ai 27 Stati membri dell’Unione Europea, più Regno Unito, Islanda, Lichtenstein e Norvegia.

Nello studio di fase 3 ICARIA-MM, con l’aggiunta di isatuximab a pom-dex si è ottenuto un miglioramento statisticamente significativo della sopravvivenza libera da progressione. La terapia di associazione con isatuximab ha anche dimostrato un tasso di risposta complessivo significativamente maggiore rispetto al solo trattamento pom-dex.

In ulteriori analisi, la terapia di associazione con isatuximab ha dimostrato,  rispetto al solo pom-dex, un beneficio terapeutico consistente in alcuni sottogruppi selezionati di pazienti, rappresentativi della pratica clinica del mondo reale, compresi i pazienti con citogenetica ad alto rischio, quelli di età pari o superiore a 75 anni, i pazienti con insufficienza renale e i pazienti che erano refrattari alla lenalidomide.

“Ogni volta che il mieloma multiplo recidiva oppure diventa resistente al trattamento, diventa sempre più difficile da trattare e la prognosi per i pazienti peggiora significativamente,” commenta Sara Bringhen, A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino e principal investigator degli studi clinici con isatuximab in Italia. “Nello studio clinico ICARIA-MM, che in Italia ha coinvolto 8 centri e 24 pazienti, la terapia di associazione con isatuximab ha dimostrato un beneficio terapeutico consistente in tutti sottogruppi di pazienti con mieloma multiplo recidivato e refrattario. Isatuximab rappresenta, quindi, una nuova importante opzione di trattamento e ha il potenziale per diventare il nuovo standard di cura per i pazienti con mieloma multiplo recidivato e refrattario.”

Come descritto nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto, le reazioni avverse più frequenti osservate con isatuximab sono state neutropenia, reazioni correlate all’infusione, polmonite, infezioni delle vie aeree superiori, diarrea e bronchite. Le reazioni avverse gravi più frequenti sono state polmonite e neutropenia febbrile.

L’aggiunta di isatuximab alla terapia con carfilzomib e desametasone ha ridotto significativamente il rischio di progressione della malattia o morte rispetto allo standard di trattamento con carfilzomib e desametasone in pazienti con mieloma multiplo recidivato. Rispetto al solo Kd, la terapia di associazione con isatuximab ha dimostrato un beneficio terapeutico coerente tra più sottogruppi.

Questi risultati dello studio di fase 3 IKEMA fanno seguito all’annuncio preliminare dello scorso 12 maggio relativo al raggiungimento dell’endpoint primario dello studio nel corso dell’analisi ad interim pre-pianificata. I risultati ad interim saranno presentati durante la sessione late-breaking del Congresso virtuale della European Hematology Association il prossimo 14 giugno e costituiranno la base dei dossier da sottomettere alle agenzie regolatorie nel corso di quest’anno.

“Nello studio di fase 3 IKEMA, l’aggiunta di isatuximab a carfilzomib e desametasone ha ridotto significativamente il rischio di progressione di malattia o morte rispetto al solo trattamento con carfilzomib e desametasone,” dichiara Sara Bringhen, A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino e principal investigator degli studi clinici per isatuximab in Italia. “I risultati di questo studio clinico – che ha coinvolto anche alcuni centri e pazienti italiani – suggeriscono il potenziale di isatuximab di diventare un nuovo standard di trattamento del mieloma multiplo recidivato.”

La sicurezza e la tollerabilità di isatuximab osservate in questo studio sono coerenti con il profilo di sicurezza di isatuximab osservato in altri studi clinici, senza la rilevazione di alcun nuovo segnale di sicurezza.

“Questo è il secondo studio clinico di fase 3 che dimostra la superiorità della terapia di associazione con isatuximab rispetto allo standard di trattamento, che si aggiunge alla mole di evidenze che dimostrano come il nostro anticorpo monoclonale anti-CD38 abbia il potenziale per fare una differenza significativa per i pazienti”, commenta John Reed, Responsabile della Ricerca e Sviluppo di Sanofi a livello globale. “Siamo convinti che isatuximab abbia il potenziale per diventare l’anti-CD38 d’elezione nel trattamento del mieloma multiplo. Attendiamo di vedere i risultati dei prossimi studi clinici per comprendere l’impatto di isatuximab in fasi più precoci di malattia.”

Gli endpoint secondari dello studio IKEMA hanno preso in esame la consistenza e la profondità della risposta alla terapia di associazione con isatuximab rispetto a Kd, includendo il tasso di risposta complessivo, la risposta completa, la risposta parziale molto buona e la malattia minima residua. Non vi sono state differenze significative nella ORR, che è rimasta simile in ciascun braccio. Il tasso di CR è stato maggiore nel braccio trattato con la terapia di associazione con isatuximab rispetto al braccio Kd. Il tasso di VGPR è stato sensibilmente più alto per i pazienti trattati con la terapia di associazione con isatuximab rispetto ai pazienti trattati con Kd. Una risposta completa MRD-negativa è stata osservata in una percentuale più elevata dei pazienti nel braccio trattato con la terapia di associazione con isatuximab rispetto al braccio Kd. Questo indica che una percentuale consistente dei pazienti trattati con la terapia di associazione con isatuximab ha raggiunto livelli di MM non rilevabili con sensibilità di 10-5 misurati  con sequenziamento di nuova generazione. Al momento dell’analisi ad interim, il dato di sopravvivenza complessiva era ancora immaturo.

Lo studio clinico di fase 3 IKEMA, randomizzato, multi-centrico, in aperto ha arruolato pazienti con mieloma multiplo recidivato in 69 centri in 16 Paesi. Tutti i partecipanti allo studio avevano ricevuto da una a tre precedenti terapie anti-mieloma. Nello studio, isatuximab è stato somministrato per infusione endovenosa. L’endpoint primario dello studio IKEMA era la PFS. Gli endpoint secondari includevano ORR, il tasso di CR o migliore, il tasso di VGPR o migliore, il tasso di MRD-negatività, OS e sicurezza.

È previsto che i risultati dello studio IKEMA costituiscano la base dei dossier sottoposti alle autorità regolatorie nel corso di quest’anno. L’utilizzo di isatuximab in associazione con carfilzomib e desametasone nel MM recidivato è sperimentale e non è ancora stato valutato da nessuna autorità regolatoria.