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Ha meno di 60 anni, prevalentemente uomo, nel 41% dei casi ex-fumatore e soffre in media da otto anni di Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva: sono queste le prime caratteristiche che delineano l’identikit del paziente europeo che soffre di BPCO e di cui si parla ancora poco, secondo l’indagine GfK, sostenuta da Chiesi Farmaceutici, “La BPCO: le conoscenze, i vissuti, l‘impatto sulla qualità di vita”, condotta a luglio in cinque paesi europei su un campione di 4.250 persone dai 18 anni in poi. Le linee guida GOLD lo connotano come un paziente che soffre di BPCO da moderata a molto grave.
Tra i sintomi più presenti e fastidiosi che lamentano i pazienti in Europa, c’è la stanchezza, la mancanza di fiato/fiato corto e la tosse secca: la BPCO è infatti una malattia respiratoria cronica che coinvolge bronchi e polmoni, compromettendo anche le piccole vie aree, e che si manifesta con una progressiva mancanza di respiro in particolare in corso di sforzo fisico. Circa 1 paziente su 3 che lamenta una lieve dispnea afferma di “non soffrire di particolari difficoltà respiratorie tranne in caso di sforzo fisico”, oltre la metà di chi accusa una moderata dispnea dice “di avere problemi respiratori in caso di camminata veloce, di camminare più lentamente dei propri coetanei o di doversi fermare”, mentre l’11% tra coloro che invece soffrono di una grave forma di dispnea conferma “di doversi fermare per qualche minuto dopo 100 metri di camminata” o, addirittura, “di avere difficoltà a uscire di casa, a vestirsi e svestirsi”.
Tutti i sintomi citati contribuiscono a compromettere l’intera qualità della vita: la BPCO, infatti, influenza la vita in generale ben nel 79% dei casi, rendendo difficile praticare il proprio hobby e badare alla propria famiglia o fare un viaggio lontano da casa.
Quasi la metà di chi soffre di BPCO rinuncia a uscire con gli amici e incontrare nuove persone, mentre il 42% fa fatica a uscire per andare al ristorante, al teatro o al cinema.
Per trattare la BPCO e prevenirne le riacutizzazioni, il 42% dei pazienti europei utilizza due farmaci, il 35% ne assume uno solo e il 23% ne assume tre o più. Questo, quindi, per il 65% dei pazienti significa gestire più inalatori, una difficoltà che si riflette sull’aderenza al trattamento. Se il 75% segue le prescrizioni del medico, infatti, uno su quattro non riesce: la metà perché “si sente meglio” e pensa di non aver bisogno del farmaco, il 41% perché si dimentica, il 13% perché “assumere tante medicine lo fa sentire malato”. Altri commentano che “è difficile utilizzare differenti tipi di inalatore”, che la cura non è efficace, è complicata, ed è facile commettere errori.
In ultimo, l’indagine ha sondato quali siano i bisogni ancora insoddisfatti di questi pazienti. Ebbene, la stragrande maggioranza – 85% – vorrebbe un farmaco che lo facesse stare meglio, il 77% vorrebbe un farmaco che agisse più in fretta, il 65% vorrebbe usare un solo inalatore, il 60% vorrebbe dover assumere un solo farmaco.

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