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Nei mesi estivi aumentano le occasioni di contatto e il numero di esemplari di zecche presenti nel loro habitat, facendo emergere ogni anno il problema delle malattie trasmesse da questi artropodi. La puntura della zecca non è pericolosa in sé, ma le zecche possono trasmettere all’uomo diversi agenti infettivi virali, batterici e parassitari attraverso il contatto con il sangue.

In Europa sono endemiche due famiglie di zecche: leIxodidae, o zecche dure, per lo scudo dorsale coriaceo e leArgasidae o zecche molli. In Italia gli Ixodidi sono responsabili della trasmissione degli agenti patogeni responsabili principalmente di alcune patologie: la borreliosi di Lyme, le febbri bottonose da rickettsiae, la tularemia, la meningoencefalite virale o TBE. Gli Argasidi sono vettori di patologie meno rilevanti dal punto di vista epidemiologico come le febbri ricorrenti da zecche.

A seconda dell’agente patogeno, le infezioni da zecche possono provocare vari sintomi clinici, con coinvolgimento di pelle, articolazioni, muscoli, organi interni e sistema nervoso centrale. Il decorso della malattia varia da asintomatico a pericoloso per la vita. Poiché esistono vaccini solo per alcuni dei patogeni trasmessi dalle zecche, la profilassi espositiva, che prevede alcune attenzioni per evitarne il morso,rimane la misura di protezione più efficace.

L’encefalite da zecca, o TBE, è una malattia infettiva causata da un arbovirus trasmessa generalmente dal morso di zecca. L’Italia è considerata a basso rischio di TBE perché la malattia risulta endemica solo in alcune regioni nord-orientali: Trentino Alto-Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, con segnalazioni sporadiche in Emilia-Romagna, Toscana e Lazio.

Secondo i dati dell’Istituto Superiore della Sanità nell’anno 2022 in Italia sono registrati 72 casi confermati di infezione neuro-invasiva o encefalite da zecca, ma si tratta di dati sottostimati, poiché vengono registrati dal Ministero della Salute solo i casi di TBE caratterizzati dal coinvolgimento del sistema nervoso centrale, pari al 20-30% dei casi reali di malattia, senza calcolare i pazienti guariti spontaneamente o con sintomi lievi.

Ai soggetti esposti al rischio di morso di zecche in aree endemiche per TBE è consigliata la vaccinazione, che garantisce una protezione di circa tre anni. 

La malattia di Lyme o Borreliosi è la più comune malattia trasmessa dalle zecche nell’emisfero settentrionale, si stimano circa 230.000 casi l’anno nell’Europa occidentale con un’incidenza media di 22 casi per 100.000 persone/anno. Nel nostro Paese sono stati diagnosticati circa 1.260 casi nell’ultimo decennio, concentrati soprattutto nelle regioni dell’arco alpino, con numeri più rilevanti nel Nord-Est.

Il primo sintomo della malattia di Lyme nel 75% è l’eritema migrante, un arrossamento cutaneo localizzato nella zona del morso che tende ad espandersi, che compare nei 5-30 giorni successivi al morso della zecca e può essere accompagnato da spossatezza, mal di testa, febbre, dolori muscolari, difficoltà di concentrazione e ingrossamento dei linfonodi. Se la malattia non viene diagnosticata e curata, può progredire e cronicizzare causando danni a livello neurologico, cardiaco e articolare.

Nel 25% di casi in cui non sia presente la manifestazione eritematosa,ma siano presenti i sintomi secondari a carico delle articolazioni, del sistema nervoso, muscolare o del cuore deve essere eseguita una tempestiva diagnosi attraverso esami di laboratorio.

“Gli anticorpi specifici si formano durante la risposta immunitaria contro agenti patogeni come la Borrelia o il virus della TBE e la loro rilevazione tramite analisi di laboratorio può servire come indicatore di un’infezione acuta o passata. Nelle malattie trasmesse dalle zecche, la ricerca di anticorpi nel sangue o nel liquido cerebrospinale è particolarmente importante per garantire la diagnosi clinica e avviare una terapia adeguata. Nella diagnostica della malattia di Lyme, alcuni algoritmi di analisi, tra cui diversi test e diversi anticorpi specifici per la Borrelia, sono essenziali per ottenere risultati affidabili” – Spiega il Dr. Marc Pollmann, Product Manager di Infection Diagnostics EUROIMMUN, parte di Revvity, ed esperto di malattie trasmesse da zecche

La diagnostica di laboratorio delle infezioni da zecche si basa su metodi di rilevamento diretti e indiretti. Le procedure dirette comprendono, ad esempio, esami dello striscio ematico, colture del patogeno o test basati sulla PCR, mentre la rilevazione indiretta si basa principalmente sul rilevamento di anticorpi specifici contro il rispettivo patogeno nel siero, nel plasma o nel liquor del paziente. La rilevazione degli anticorpi è il metodo diagnostico di laboratorio più importante nei casi in cui è difficile ottenere materiali di campionamento adatti per la rilevazione diretta, o la quantità di patogeno nel campione è troppo bassa. Per la determinazione degli anticorpi nei casi di sospetta infezione da zecche, esiste un’ampia gamma di sistemi di test sierologici, come ELISA, ChLIA, test di immunofluorescenza, immunoblots ed EUROMicroblots, immunoblots miniaturizzati in formato micropiastra.