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Anche in Italia si sta affermando sempre di più il Senior Living, ma di cosa si tratta esattamente? Si sa che è una soluzione abitativa per l’anziano autosufficiente, ma diversamente dalle soluzioni per gli anziani con bisogno di assistenza, il senior living è adatto all’anziano ancora autosufficiente ma che desidera vivere in un contesto protetto. A fare chiarezza sulla tematica gli esperti di Seremy.

La popolazione mondiale sta invecchiando in un modo senza precedenti e in Europa, secondo l’elaborazione dei dati Eurostat, la percentuale di over 65 sul totale della popolazione raggiungerà il 29,1% nel 2060. In Italia questa percentuale arriverà addirittura al 34,3% con un aumento anche dei “grandi vecchi”, ossia gli over 80 che rappresenteranno, sempre nel 2060, addirittura il 16,1% della popolazione italiana.

Si tratta di un fenomeno che necessità di risposte concrete, pensate per permettere all’anziano di restare il più a lungo possibile responsabile della propria vita anche grazie ad una rete di progetti, relazioni e attività che permettano alla persona di dare un contributo attivo all’economia e alla società.

In Italia, l’80% degli anziani vive in case di proprietà anche se si tratta di abitazioni con più di 50 anni e oltre e in molti casi prive di ascensore e riscaldamento; inoltre il Paese deve limitare il ricorso a case di cura e RSA per contenere la spesa pubblica e favorire l’invecchiamento attivo della popolazione. Proprio per questo, il modello di Senior Housing potrebbe essere una soluzione valida per gli anziani autosufficienti.

“Il Senior Living combina l’autonomia dell’alloggio privato con l’offerta di servizi proposti da personale specializzato, capace di rispondere alle esigenze mediche dell’anziano” spiega Anna Cristofori, Direttore Operativo di Seremy.

Il concetto di Senior Living nasce negli USA come resort dove rilassarsi e godersi la pensione, ma anche per una maggiore assistenza e non da molto il modello ha iniziato a diffondersi anche in Europa dove è sempre più sentita la necessità di pensare a chi vive nella terza e quarta età. Nel Regno Unito sono già 50.0000 le strutture abitative adibite a Senior Living, ma la crescita coinvolge anche Francia, Germania e Belgio.

Rispetto all’Europa e al Nord Europa, l’Italia è ancora indietro quando si parla di Senior Housing ed esigenze della persona anziana. Il ritardo del settore è dovuto alla scarsa capacità di innovazione degli operatori del settore per cui la casa solo da poco è pensata non solo per le famiglie, ma anche per più tipi di persona, tra cui l’anziano. Se in Regno Unito, Francia, Germania o Belgio il settore immobiliare è in continua espansione per quanto riguarda il Senior Housing, in Italia il mercato è oggi solo in fase di avvio.

“Il focus di questa soluzione è offrire all’anziano un luogo dove vivere in sicurezza e tranquillità quando il bisogno di assistenza e supporto è limitato. Ma perché un anziano indipendente e con una buona salute fisica e mentale dovrebbe lasciare il suo appartamento?” prosegue Anna Cristofori.

Chi sceglie di vivere in un complesso abitativo di Senior Living entra in un contesto ben diverso dalla RSA dato che le altre persone sono una comunità attiva e in salute. Per questo viene favorita la socializzazione e il mantenimento di uno stile di vita attivo, sempre che non vi sia la concreta esigenza di assistenza medica.

La garanzia, per l’anziano e la sua famiglia, è quella di poter contare su un appartamento (generalmente in affitto) pensato per soddisfare i bisogni della persona anche se ancora in salute e per questo oggi più che mai il Senior Living è la via intermedia tra casa privata e assistenza della RSA, apprezzata dagli anziani che stanno manifestando i primi segni dell’età che avanza.

La ricerca Nomisma ha evidenziato come in Italia gli investimenti privati nel Senior Housing si concentrino sui seguenti format: strutture di 180/200 appartamenti, in prevalenza bilocali di 50-60 metri quadrati e in cui il 10% della superficie è dedicata a spazi comuni; edifici situati nel capoluogo di regione o provincia, in zone centrali o ancora abitazioni che sono pensate per utenti con reddito medio annuo di 20-30mila euro e che comprendono servizi di base e opzionali. Il target è sempre un anziano autosufficiente con più di 65 anni di età.

Inoltre, il servizio di Senior Housing comprende servizi di base come la reception 24/7, la piscina, la palestra e il ristorante e servizi opzionali come assistenza, cura della casa e trasporto.

“Il Senior Housing è un settore strategico al quale stanno guardando anche le Pubbliche Amministrazioni per la sua capacità di portare benefici a vari livelli:cui sul piano sociale, rispondendo al problema di isolamento della persona; sul piano ambientale, riconvertendo ad appartamenti strutture dismesse e abbandonate e dotando il territorio di un’infrastruttura sociale e infine sul piano economico, dato che il Senior Housing attrae investimenti, genera occupazione e porta alla formazione di reti e consorzi di imprese” prosegue Anna Cristofori.

Non a caso, Nomisma suggerisce di agire su diversi piani, dalla leva urbanistica con interventi di riuso e rigenerazione legati alla locazione ai contributi pubblici fino all’informazione, sensibilizzando l’anziano sull’esistenza dei servizi di Senior Housing.

“Anche se completamente autonomo, anche l’anziano che vive in un contesto di Senior Living può sentirsi più sicuro e protetto indossando il bracciale salvavita Seremy, pensato per monitorare stato di salute, movimento e qualità della vita della persona e informare i familiari e i caregiver nel caso di anomalie. Mantenere l’anziano il più indipendente possibile significa combinare ad esempio soluzioni abitative come il Senior Living e soluzioni tecnologiche come il braccialetto salvavita” spiega Anna Cristofori.

“Proprio poco fa abbiamo fatto partire un progetto pilota nella zona di Treviso fornendo alla struttura con cui abbiamo collaborato alcuni bracciali Seremy per aiutare gli ospiti. L’iniziativa ha avuto un grandissimo successo e, a parte numerosi riscontri positivi, ci ha spinti a replicare il progetto in nuovi centri, che abbiamo intenzione di contattare prossimamente”.