Print Friendly, PDF & Email

I laboratori e le officine dell’Istituto nazionale di astrofisica, specializzati nello sviluppo di sofisticata strumentazione per osservazioni astronomiche da terra e dallo spazio, sono dotati di apparati tecnologici e competenze professionali che concorreranno in varie forme e da subito alla lotta contro il coronavirus. Questo è quanto è emerso di recente da un primo sommario censimento effettuato presso le strutture di ricerca dell’Inaf.

«Eravamo certi che sarebbero emerse attrezzature e competenze utili alla causa, perché nel circuito dell’astrofisica moderna si studiano e si utilizzano tecnologie di punta in varie aree dello sviluppo tecnologico, con una forte valenza interdisciplinare», dice il presidente dell’Inaf, Nichi D’Amico, che ha fortemente voluto promuovere l’iniziativa. «Sono veramente sodisfatto della reattività dei nostri ricercatori al mio invito, e della disponibilità di infrastrutture e competenze adatte a fronteggiare il problema, in diverse sedi del nostro istituto, da nord a sud, e in una molteplicità di applicazioni».

Le applicazioni interdisciplinari delle tecnologie dell’astrofisica in varie aree di interesse per la società sono, infatti, tradizionalmente uno dei principi cardine delle politiche di valorizzazione della ricerca dell’Inaf, e le prospettive di un contributo dell’istituto in questo difficile momento del Paese sono concrete.

La comunità tecnologica dell’Inaf si è messa immediatamente a disposizione con idee e servizi, dall’uso immediato di stampanti 3D dei propri laboratori per fabbricare raccordi di emergenza per apparati di ventilazione, allo sviluppo di app per la telemedicina, fino all’implementazione di sistemi innovativi di monitoraggio e diagnostica di persone potenzialmente infette basati su sistemi già utilizzati in ambito astronomico e spaziale. Appare anche molto rilevante la ricerca, appena iniziata con il Dipartimento di fisiopatologia medico-chirurgica e trapianti dell’Università di Milano, per studiare gli effetti di disinfezione sul virus Sars-Cov2 da parte della luce Uv a diverse lunghezze d’onda (anche quelle emesse dal Sole) con importanti implicazioni tecnologiche ed epidemiologiche.

«Il personale del Dipartimento da me diretto all’Università di Milano è attivo all’interno dell’Ospedale Policlinico ed è dunque in prima linea nella battaglia contro il coronavirus», commenta il professor Mario Clerici dell’Università di Milano. «La collaborazione con l’Inaf ci è dunque apparsa immediatamente di vitale importanza: la possibilità di uccidere il virus su strumenti medicali con semplici presidi fisici potrebbe essere di estrema utilità».

Nessun articolo correlato