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Nata da un sogno visionario e caparbio, la Fondazione Bietti è guidata ancor oggi dal suo ideatore e Presidente professor Mario Stirpe ed è l’unico Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico IRCCS esclusivamente dedicato all’Oftalmologia in Italia.

“Nel 1984 varai la Fondazione, che d’accordo con il mio amico e collega Prof Bucci dedicammo alla memoria del nostro grande maestro il Prof G.B.Bietti – spiega il prof. Stirpe -; gli scopi iniziali della Fondazione consistevano nella preparazione dei giovani medici oculisti in modo che potessero essere avviati verso le strutture pubbliche, e nell’intercettare fondi per finanziare la ricerca di giovani medici di talento in procinto di lasciare il Paese” prosegue Stirpe -; verso la fine degli anni ‘90, iniziai a coltivare l’idea della costituzione di un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) che potesse dare ai giovani, seriamente dedicati alla materia, le stesse opportunità che avevo avuto io durante la mia esperienza professionale negli Stati Uniti negli anni ‘70, dove la sensibilità verso le Fondazioni scientifiche era già diffusa, anche per quanto riguarda le istituzioni pubbliche. A partire dal febbraio 2005, la Fondazione Bietti divenne, così, IRCCS: oggi la ricerca che conduciamo è di tipo traslazionale, infatti la Fondazione è organizzata secondo linee di ricerca super specializzate: Retina Medica; Retina Chirurgica; Glaucoma; Segmento Anteriore e Trapianti; Tumori; Neuroftalmologia”.

Quarant’anni, dunque, quelli della Fondazione Bietti, di impegno verso la comunità scientifica e i cittadini, un anniversario che coincide con l’accreditamento dell’IRCCS con il SSN e la Regione Lazio, l’apertura delle nuove sale operatorie e il pieno impiego di un’intera ala dell’Ospedale Britannico di Roma – sede attuale della Fondazione Bietti – ristrutturata, equipaggiata da tecnologie avveniristiche, con laboratori di ricerca, ambulatori e sale operatorie all’interno della medesima struttura.

Sempre attenta ad intercettare gli sviluppi futuri della Sanità, per celebrare i suoi primi 4 decenni, la Fondazione ospita la tavola rotonda: “Ricerca e Assistenza Sanitaria: Quale Futuro?” in programma a Roma, venerdì 1 marzo – moderata da Gianni Letta, giornalista e politico già Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – e con illustri relatori del calibro di Sabino Cassese, Paolo Savona, Andrea Riccardi, Napoleone Ferrara, e il premio Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi che concluderà la tavola rotonda con una sua relazione improntata all’ottimismo sul tema del “Come nasce un’idea”. Si tratterà dunque di un momento di confronto e riflessione, reso possibile dal contributo non condizionante, tra gli altri, di Abbvie, Eni, Intesa Sanpaolo e Omikron, sui temi dell’organizzazione e della programmazione della Ricerca e dell’Assistenza Sanitaria, ipotizzando una via per un futuro possibile e sostenibile, indicando le criticità e proponendo soluzioni.

“È doveroso festeggiare i 40 anni della Fondazione G.B. Bietti e, con essa, l’opera del prof. Mario Stirpe, che ha saputo conciliare il rigore scientifico e la passione per la ricerca con l’attenzione umana ai pazienti. L’introduzione nel nostro paese di strumenti diagnostici e terapie d’avanguardia per la cura della vista rappresenta un’eccellenza, è merito del prof. Stirpe, che non ha mai rinunciato all’idea di una sanità inclusiva e per tutti. Se ne avverte particolarmente il valore in un tempo di crisi del Sistema Sanitario Nazionale e di crescita della cosiddetta povertà sanitaria, con milioni di nostri connazionali costretti a rimandare le cure o a indebitarsi per la propria salute”, commenta il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, tra i relatori del convegno con il tema “Universalità delle cure e inclusione: una meta raggiungibile”.  

“Sostenibilità della ricerca scientifica e dell’assistenza: una sfida per i nuovi modelli economici”  sarà, invece, l’argomento affrontato dal prof. Paolo Savona, professore emerito di politica economica e presidente della CONSOB – Commissione Nazionale per le Società e la Borsa – che  metterà in relazione la durata media della vita in Italia, con le spese sanitarie e di ricerca nel settore come variabili sono tra loro in stretta correlazione: “Andando alla radice delle crescenti insoddisfazioni sul SSN, possiamo individuare tre categorie:  tempi di attesa delle prestazioni, soprattutto per le innovazioni diagnostiche e di cura; frammentazione delle prestazioni nel territorio che causano una distribuzione iniqua delle risorse; disparità di trattamento a livello europeo. Possiamo, dunque, pervenire alla conclusione che la soluzione passa dalle scelte degli organi della democrazia, sotto vincolo delle risorse disponibili – prosegue Savona -. Per le spese di ricerca in materia va sottolineata l’eterogeneità dei fini e la necessità di una maggiore loro finalizzazione alla soluzione delle insoddisfazioni indicate e individuando nelle IRCCS il modello, anche economico, più adatto da seguire, unitamente alle tecniche che vanno sotto il nome di “telemedicina”.

A sua volta, Sabino Cassese, giurista e già Giudice della Corte Costituzionale italiana parla, invece, de “Il ruolo della ricerca scientifica nel progetto del Paese e dell’Europa: una visione istituzionale e costituzionale”: “Questo tema evoca il rapporto tra ricerca scientifica e istituzioni e riapre una più vasta problematica, quella del rapporto tra sapere e potere, quindi dell’influenza della scienza sulla politica e, viceversa, della politica sulla scienza – commenta Cassese -. La ricerca nel campo sanitario è in funzione del Servizio sanitario nazionale, per raggiungere gli obiettivi fissati dal Ministero della salute. Vi è quindi una relazione stretta tra ricerca scientifica e diritto alla salute come è dimostrato dagli aspetti organizzativi e funzionali dell’assetto della sanità. L’assetto dato alla materia vent’anni fa si è rivelato soddisfacente, ma questo non vuol dire che non vi siano problemi aperti”.

La coesistenza di laboratori di ricerca, ambulatori e sale operatorie all’interno della medesima struttura realizza il connubio tra Ricerca e Cura rappresentato da più di 1.000 pubblicazioni scientifiche, trials internazionali e i risultati di un anno di convenzione con la Regione Lazione che ha ampliato l’accesso alla salute visiva dei cittadini del Lazio grazie a: 72.400 prestazioni ambulatoriali oculistiche e di diagnostica strumentale avanzata; più di 3.800 interventi chirurgici, incluse centinaia di procedure di alta complessità – come 400 prestazioni di chirurgia della retina e 350 tra impianti drenanti del glaucoma e trapianti di cornea lamellari e a tutto spessore -; 1.700 iniezioni intravitreali per la cura delle maculopatie e oltre 1340 interventi di chirurgia della cataratta.

Numeri importanti, raggiunti anche al sostegno di lungo corso della Fondazione Roma alla ricerca e alle cure oftalmologiche dell’IRCCS Fondazione G.B. Bietti. Inoltre, le prestazioni assistenziali dell’IRCCS Bietti si vanno a sommare alla “prolifica attività di ricerca scientifica che ha portato – come sottolinea il direttore scientifico, la Dottoressa Monica Varano -, nel 2023, a 124 pubblicazioni internazionali, alla partecipazione a circa 50 trials clinici internazionali, nonché alla vittoria di alcuni importanti progetti di finanziamento competitivo, alla presentazione di quattro  progetti per il secondo bando PNRR Salute 2023, all’organizzazione di corsi di formazione ECM e alla partecipazione dei ricercatori della Fondazione in qualità di  relatori a importanti convegni internazionali, come ARVO negli USA ed Euretina ad Amsterdam”.

“Quello che nel nostro IRCCS facciamo è portare la ricerca all’avanguardia nelle cure di tutti i giorni – conclude il Professor Mario Stirpe, Presidente e fondatore della Fondazione Bietti -. Non a caso, questo primo anno di convenzione con la Regione Lazio è un punto di partenza importante: continueremo a contribuire ad incrementare le attività assistenziali del SSN. La Fondazione Bietti è certa di poter svolgere un ruolo nell’abbattimento di liste di attesa, non solo per le patologie di maggiore complessità per le quali possiede una forte referenzialità ma anche per le chirurgie più routinarie che purtroppo patiscono importanti ritardi ancora oggi”.