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Domenica 13 ottobre si celebra in tutto il mondo il “World Thrombosis Day” per ricordare che la malattia tromboembolica venosa, le cui manifestazioni più evidenti sono la trombosi venosa profonda e l’embolia polmonare, è la terza malattia cardiovascolare più diffusa nei Paesi occidentali ed è una patologia seria ma, spesso, asintomatica e, come tale, ampiamente trascurata e sottovalutata. Eppure, il quadro è preoccupante: ogni anno si registrano nel mondo 10 milioni di nuovi casi. In Italia si stimano circa 50.000 nuovi casi l’anno.

Con il termine trombosi si segnala la presenza di un trombo in un’arteria o in una vena, che ostruisce o rallenta la circolazione sanguigna e che, in alcuni casi, può staccarsi e “migrare” in un organo vitale, con conseguenze molto gravi. Laddove l’ostruzione riguardi una vena si parla di trombosi venosa profonda che può spostarsi verso i polmoni causando un’embolia polmonare. Quando, invece, l’ostruzione si forma all’interno di un’arteria può generare infarti del miocardio o ictus, quest’ultimo riconducibile, in genere, alla presenza di fibrillazione atriale, che determina la patologia tromboembolica arteriosa nell’80% dei casi.

A questo si aggiungano i pazienti che soffrono di arteriopatia periferica, patologia che insorge quando una placca aterosclerotica o calcifica si accumula nelle pareti delle arterie e ne causa il restringimento con conseguente limitazione della circolazione sanguigna. Di questa patologia, che si manifesta con dolore, bruciore, fastidio nei muscoli dei piedi, dei polpacci e delle cosce, sono affetti, secondo le stime più recenti, circa 200 milioni di persone nel mondo.

Le patologie riconducibili alla malattia tromboembolica venosa possono colpire persone di ogni sesso ed età, anche se alcuni fattori di rischio sono prevalenti. Fra questi, l’ospedalizzazione a seguito di intervento chirurgico, l’immobilità per lunghi periodi, l’assunzione sistematica di farmaci a base di estrogeni, alcune patologie croniche.

Complesso il quadro clinico della trombosi venosa profonda, che è asintomatica nel 50% dei casi e, come tale, non riconosciuta, sotto-diagnosticata e sotto-trattata. Anche qui, i sintomi possono essere banali, quali dolori nel polpaccio, gonfiore a piedi e caviglie, rossore o scolorimento della pelle, calore localizzato. Una eventuale embolia polmonare si può, invece, manifestare con sensazioni di affanno, respirazione accelerata, dolore acuto al torace, aumento della frequenza cardiaca, leggero stordimento.

Gliaccertamenti diagnostici, specifici per le diverse patologie, sono molteplici e possono includere ecografia per rilevare la presenza di un coagulo, venografia con mezzo di contrasto, risonanza magnetica, tomografia computerizzata, test D-dimero.

Oggi, queste patologie vengono affrontate soprattutto con procedure di interventistica periferica, la disciplina che diagnostica e cura i problemi dei vasi sanguigni e dell’apparato circolatorio. Le procedure, moderne e non invasive, non prevedono interventi chirurgici, ma sono effettuate per via percutanea, con piccole incisioni nella zona inguinale, radiale, omerale, poplitea, in anestesia locale. Nel caso della trombosi venosa profonda del tratto ilio-femorale, è oggi disponibile VICI,uno stent venoso destinato a ripristinare la circolazione nelle vene periferiche.

Il Dottor Domenico Baccellieri, Chirurgo Vascolare dell’Unità Operativa di Chirurgia Vascolare, Ospedale San Raffaele di Milano commenta in proposito: “Attraverso l’impianto di uno stent, possiamo davvero cambiare la vita dei pazienti, soprattutto quelli giovani, che possono finalmente liberarsi delle calze elastiche e tornare a fare sport e, più in generale, a condurre una vita normale”.

Numerose altre opzioni terapeutiche sono a disposizione dei pazienti: le prime sono in genere rappresentate da farmaci anticoagulanti, che prevengono la formazione di nuovi coaguli, ma non rompono né dissolvono quelli già esistenti; farmaci trombolitici, che vengono rilasciati direttamente nel coagulo, lo sciolgono, ripristinano la circolazione sanguigna e sono utili per prevenire danni alle valvole nelle vene; filtri cavali, laddove il paziente presenti controindicazioni ai farmaci anticoagulanti. Utili, in alcuni casi, le calze elastiche che comprimono gli arti e migliorano la circolazione sanguigna.

L’innovazione tecnologica ha un ruolo preponderante nei nuovi dispositivi per la trombectomia meccanica: oggi sono disponibili cateteri speciali, ideati per facilitare – in tutto o in parte – la rottura e l’asportazione fisica del coagulo. Il sistema AngioJet di Boston Scientific, per esempio, è finalizzato a rimuovere i trombi di recente insorgenza e in fase acuta in vari distretti periferici, nelle arterie coronarie native e nei bypass coronarici. Il sistema è stato progettato per rimuovere meccanicamente i trombi e ripristinare la circolazione sanguigna, in maniera rapida e sicura. AngioJet è l’unico dispositivo che consente anche la trombectomia farmaco-meccanico periferica, in grado, cioè, di effettuare una preliminare infusione di trombolitico direttamente nel trombo, prima di procedere con l’aspirazione meccanica. La vasta gamma di cateteri associati al sistema consente di trattare i coaguli che possono essere rimossi sia da piccoli vasi, di appena 1,5 mm, sia da quelli di grandi dimensioni, come, per esempio, le vene ilio-femorali. La procedura consente di recuperare rapidamente funzioni vitali e una buona qualità di vita. A proposito di quest’ultima soluzione terapeutica, il Dott. Baccellieri prosegue: “La procedura di tromboaspirazione in certi casi può essere risolutiva, ma si può eseguire solo se il paziente è a basso rischio di sanguinamento ed è al suo primo episodio di trombosi, se il problema si manifesta da pochissimi giorni e ha colpito un asse venoso prossimale come quello femoro-iliaco-cavale. Se, invece, si interviene dopo le 48 ore, quando il ‘tappo’ diventa più viscoso ed adeso alle pareti della vena, attraverso un catetere si rilascia in vena un farmaco trombolitico che inizia a sciogliere il coagulo e dopo 20 minuti si procede a rimuovere i residui con l’aspirazione meccanica”.