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Marsh ha pubblicato la nuova edizione del MedMal Report, lo studio annuale sull’andamento della Medical Malpractice in Italia basato sull’analisi quantitativa e qualitativa delle richieste di risarcimento danni da Responsabilità Civile verso Terzi/Prestatori d’opera dal 2005 al 2022. Lo studio ha coinvolto un campione di 84 aziende sanitarie in Italia.

Nel 2022 il costo medio dei sinistri nel campione analizzato è stato di 130 mila euro, delineando un trend di crescita nei costi, aumentati del 33% in undici anni e dell’11% rispetto al periodo pre-Covid. Su un periodo complessivo di 11 anni, il costo medio dei sinistri si attesta a 116mila euro. In aumento anche il liquidato medio per singola pratica, 96mila euro a fronte degli 84mila della precedente edizione.

In diminuzione le richieste di risarcimento per singola struttura sul campione analizzato, 27 in media ogni anno, ma salgono i sinistri nelle aziende ospedaliere di secondo livello e negli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico. Questi ultimi sono anche quelli ad affrontare gli importi medi più elevati in termini di costo e di liquidato.

Il tasso di rischio a livello nazionale è di 5,32 sinistri ogni 100 medici, con un costo di 6.718 euro per sinistro. 2,16 sinistri ogni 100 infermieri e 1,11 sinistri ogni 1.000 ricoveri. Ogni ricovero, inoltre, implica un costo aziendale di 140 euro.

“Il trend di decrescita dei sinistri per singola struttura è un dato sicuramente positivo per il nostro Sistema Sanitario, indice di un miglioramento nella loro gestione attraverso l’adozione di misure preventive utili a ridurre i rischi e incrementare la qualità e la sicurezza delle cure erogate”, ha commentato Marco Araldi, Amministratore Delegato di Marsh Italia. “Tuttavia, rileviamo un andamento di senso opposto nell’ambito dei costi per singola pratica e del liquidato, che suggerisce un aumento della complessità dei sinistri e, potenzialmente, un loro maggiore peso sui bilanci delle aziende sanitarie”.

Sul piano delle frequenze, gli errori chirurgici si confermano ancora una volta la principale fonte di richieste di risarcimento, con il 32% del totale dei sinistri nel campione d’analisi. Seguono errori diagnostici, 22%, ed errori terapeutici, 10%, aumentati di quasi il 60% negli ultimi cinque anni. Specialità più a rischio Ortopedia/traumatologia, DEA/Pronto Soccorso, Ostetricia e Ginecologia e Chirurgia Generale.

Sul piano economico, gli errori chirurgici sono la principale voce di costo, seguiti dagli errori diagnostici. Particolare attenzione agli errori da parto, che seppur poco frequenti gravano per il 14% del totale costi, alla luce del costo medio di 440mila euro. Specialità con maggiore impatto economico sono Ostetricia e Ginecologia, Ortopedia/traumatologia, DEA/Pronto soccorso e chirurgia generale.

Lo studio di Marsh approfondisce anche le infezioni correlate all’assistenza. Un fenomeno in crescita con costi per singola pratica tra i più elevati e tempi di chiusura tra i più alti. Dall’analisi delle richieste di risarcimento per ICA emerge come il 34% delle infezioni denunciate porti al decesso del paziente. Le infezioni più frequenti sono quelle post chirurgiche, il 52% del totale. Rilevanti anche le infezioni sistemiche: incidono per il 10% del totale ma nel 69% dei sinistri portano al decesso del paziente; inoltre, presentano costo medio più alto e il liquidato di punta tra le infezioni nel campione di analisi.

Secondo lo studio Marsh, il 65% delle aggressioni coinvolge gli operatori sanitari. Nel 70% dei casi le aggressioni danno luogo a lesioni personali, nel 24% a danni a oggetti e nel 6% a decesso dell’aggredito. Gli eventi a maggior frequenza avvengono nell’Area di Salute mentale, 55% del totale sinistri per aggressione. Seguono Emergenza Urgenza e area medica. Sul piano dei costi, le specialità con costi medi più alti sono Reumatologia/Geriatria, Oncologia/radioterapia e Psichiatria.

“Oltre alla sfera clinico assistenziale, altri elementi di criticità continuano a mettere alla prova la sicurezza delle Aziende Sanitarie e dei pazienti, come ad esempio la gestione dei rischi legati al personale e all’organizzazione del lavoro. In questa prospettiva” conclude Araldi, “l’implementazione di strategie e modelli di identificazione e mitigazione di tutte le esposizioni, insieme a una più profonda promozione della cultura del rischio, può essere la chiave per rafforzare la solidità di un settore da sempre vitale per il nostro Paese.”