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È possibile anticipare la diagnosi della malattia di Alzheimer? Uno studio coordinato dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna prova a dare una risposta alla questione sfruttando lo stretto rapporto che lega mente e corpo. È quanto emerge dal paper pubblicato sulla rivista internazionale “Scientific Reports”, realizzato in collaborazione con l’Université Cote d’Azur al quale ha lavorato l’Assistive Robotics Lab, il cui obiettivo è progettare e sviluppare soluzioni tecnologiche e robotiche per fornire supporto e assistenza ai cittadini nelle attività di vita quotidiana. Il primo autore dello studio è Gianmaria Mancioppi, PhD student dell’Istituto di BioRobotica, mentre le attività di ricerca sono state coordinate da Filippo Cavallo, professore associato di Robotica Biomedica e responsabile scientifico dell’Assistive Robotics Lab.
Lo studio nasce per rispondere al fenomeno dell’invecchiamento della popolazione che, su scala globale, sarà un tema cruciale non solo delle scelte politiche future ma anche della ricerca scientifica e della medicina. L’invecchiamento della popolazione porterà nei prossimi anni anche un aumento significativo delle persone affette da demenza. Ciò è dovuto anche al fatto che, finora, non sono state trovate cure efficaci nel momento in cui i primi sintomi di malattie come l’Alzheimer si manifestano nelle persone. Riuscire a diagnosticare precocemente il lieve deterioramento cognitivo permetterebbe di trovare cure che possono rallentare o persino prevenire i declini cognitivi. L’obiettivo dei ricercatori è anticipare la diagnosi analizzando il legame tra mente e corpo e il modo in cui malattie come l’Alzheimer condizionino anche il “controllo” del corpo e dei suoi movimenti.
“L’articolo indaga l’ipotesi che la malattia di Alzheimer, e le demenze in generale, influenzino negativamente non solo i processi cognitivi, quali memoria, attenzione o linguaggio, ma anche il modo in cui ci muoviamo e controlliamo il nostro corpo” dichiara Gianmaria Mancioppi.
“L’integrazione di sensoristica indossabile, algoritmi di intelligenza artificiale, e metodi di valutazione clinica rappresenta un importante contributo per lo sviluppo di nuove tecniche per la valutazione delle malattie neurodegenerative” spiega Filippo Cavallo che da anni, con il suo gruppo di ricerca, sta conducendo ricerche su patologie neurologiche come l’Alzheimer.

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