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Il nostro corpo fatica a riconoscere e sconfiggere i tumori: il sistema immunitario possiede una serie di freni molecolari che gli impediscono di attaccare i tessuti del suo stesso organismo – come dovrebbe fare nel caso dei tumori – e subisce le interferenze – dirette e indirette – delle cellule tumorali, che diventano rapidamente in grado di influenzarne il comportamento. Capire come liberare l’azione del sistema immunitario dai suoi vincoli e guidarla contro i tumori è il compito dell’immunoterapia dei tumori. I maggiori esperti italiani e internazionali di questo campo in rapida ascesa si incontreranno all’IRCCS Ospedale San Raffaele tra l’11 e il 13 ottobre in occasione del XVI NIBIT Meeting, a poche settimane dell’assegnazione del Nobel per la Medicina 2018 ai padri dell’immunoterapia: l’immunologo americano James P. Allison e il giapponese Tasuku Honjo, coloro che per primi hanno capito e dimostrato che è possibile utilizzare le nostre difese naturali per combattere il tumore.
I due scienziati hanno vinto il Nobel per aver individuato alcuni dei meccanismi di blocco che impediscono al sistema immunitario di attaccare il cancro. La loro ricerca ha condotto allo sviluppo delle terapie basate sui cosiddetti “inibitori dei checkpoint immunitari”, che funzionano proprio disattivando questi meccanismi, e ha portato a vero e proprio cambio di paradigma nella lotta al cancro: invece di limitarsi ad aggredirlo dall’esterno, con bisturi, radiazioni o chemioterapie, oggi sappiamo che può essere determinante mobilitare le risorse dell’organismo stesso. A distanza di decenni dalle prime ricerche, l’immunoterapia dei tumori è diventata una strategia sempre più complessa, diversificata e promettente. E al XVI NIBIT Meeting, come ogni anno, sarà presente in tutte le sue anime: dalla stimolazione del sistema immunitario attraverso la somministrazione di antigeni tumorali che attivano i linfociti del paziente contro i tumori, a quella modulante, i cui padri sono proprio i vincitori del Nobel e che punta ad accendere e spegnere gli interruttori che regolano la risposta immune, fino ai più recenti approcci cellulari, chiamati “adottivi”, che consistono nel trapianto di linfociti T per supportare l’azione del sistema immunitario nativo. Fanno parte di questo ultimo approccio le moderne terapie CAR-T, che impiegano cellule ingegnerizzate geneticamente per riconoscere e aggredire i tumori.
“Non sarà solo un’occasione per discutere insieme diversi progetti di ricerca e trovare nuove sinergie, ma anche e soprattutto per mettere in contatto le realtà accademiche, industriali e regolatorie, i ricercatori di base con il mondo clinico. Solo collaborando tutti insieme possiamo sperare di attivare quel circolo virtuoso che è la ricerca traslazionale, nella quale le scoperte scientifiche di base trovano rapidamente la loro strada fino al letto del paziente e i bisogni dei pazienti guidano la ricerca di base”, commentano Matteo Bellone e Vincenzo Russo coordinatori del convegno e ricercatori presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.