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Una Survey Europea sulla salute maschile e le patologie urologiche, promossa dall’Associazione Europea di Urologia con il sostegno di Boston Scientific, ha fornito un quadro preoccupante: gli uomini europei hanno scarsissima conoscenza delle malattie dell’apparato urologico, le donne ne sanno di più anche sulle patologie maschili, gli uomini sottovalutano buona parte dei sintomi e non prendono in seria considerazione i segnali di possibili malattie. È accertato, invece, che queste sono in crescita dovunque a causa dell’invecchiamento della popolazione, con un impatto pesante sui costi dei Sistemi Sanitari Nazionali.
Dalla Survey – condotta in Francia, Germania, Italia, Spagna e UK attraverso 2.500 interviste dirette – emerge, per esempio, una diffusa scarsa conoscenza del ruolo dell’Urologo: circa il 40% degli intervistati non ha saputo darne una definizione esatta; il 10% ha risposto di non avere mai sentito parlare di questa specializzazione medica e ben il 15% ha affermato che si tratta di un medico specializzato nelle patologie del sistema nervoso, circolatorio, o dell’apparato scheletrico. Migliore – su questo specifico tema – la risposta dei maschi italiani che nella misura del 66,54% hanno dichiarato che l’urologo “cura i disturbi dell’apparato urinario maschile e femminile”.
“I dati della Survey mostrano chiaramente che le persone sono poco informate sulle patologie urologiche. Paradossalmente, gli uomini hanno minore conoscenza di queste malattie delle donne e sono più propensi a ignorare il problema” – ha commentato il professor Hein Van Poppel, urologo e Segretario Generale aggiunto della EAU. “Convincere gli uomini ad affrontare seriamente questi temi è la sfida che dobbiamo cogliere perché il pubblico maschile deve essere più consapevole dei rischi e più attento ai sintomi. Gli uomini dovrebbero essere incoraggiati a rivolgersi allo specialista, non appena riscontrino qualche problema di natura urologica”.
“Accrescere la cultura della prevenzione e sensibilizzare i maschi giovani e adulti sull’importanza di fare controlli periodici affrontando i disagi prima che diventino veri e propri disturbi patologici è uno degli obiettivi che noi urologi perseguiamo” afferma il professor Francesco Montorsi, Adjunct Secretary General della EAU e primario di Urologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele. “Siamo consapevoli delle difficoltà che spesso i pazienti incontrano nel parlare delle loro problematiche e per questa ragione abbiamo ideato un ciclo di incontri aperti al pubblico dove medici e pazienti – a Milano – potranno confrontarsi su tematiche come l’incontinenza urinaria e la cistite”.
Ogni anno, a 450.000 uomini europei viene diagnosticato un tumore alla prostata, una patologia che causa circa 92.000 decessi/anno in Europa. Malgrado questo tumore sia il più diffuso presso la popolazione maschile europea, tre quarti degli intervistati hanno ammesso di avere scarsa consapevolezza dei sintomi. Gli uomini hanno anche riferito di essere più “in grado” di riconoscere i sintomi di un tumore della mammella che non della prostata.
Oltre al basso livello di consapevolezza, solo 1 su 4 intervistati ha saputo indicare correttamente la posizione della prostata; sorprendentemente, l’indicazione corretta è venuta più dalle intervistate donne che non dagli uomini. Fatte queste premesse, non c’è da stupirsi se il 54% degli uomini intervistati sia convinto che anche le donne abbiano la prostata.
La Disfunzione erettile colpisce in Europa circa il 50% degli uomini sessualmente attivi dai 50 anni in su. Questi argomenti, però, sono ancora “penalizzati” da ignoranza e tabu, che generano malintesi e reticenze. Ben il 75% degli intervistati sulla Disfunzione Erettile non aveva alcuna idea della dimensione del problema nel proprio Paese e circa l’85% si è dichiarato totalmente all’oscuro dei numeri legati all’ incontinenza urinaria.
“Le patologie maschili coinvolgono anche la partner“- ha ricordato il professor Van Poppel – “Le donne sono più abituate a controllare il proprio corpo. Per questo, dovrebbero indurre il proprio partner a fare la stessa cosa e ad approfondire l’argomento. Le donne dovrebbero partecipare “attivamente” agli incontri del proprio partner con gli specialisti”.
Il tumore ai testicoli è il più comune e più diffuso negli uomini più giovani. Eppure, solo il 18% degli intervistati era consapevole del fatto che gli uomini maggiormente esposti rientrino nella fascia di età dai 16 ai 44 anni. Su questo tema specifico, le differenze fra paesi europei sono state più evidenti; solo il 10% degli uomini spagnoli era a conoscenza del problema legato all’età, a fronte del 27% in UK.
La incapacità di riconoscere correttamente i sintomi di un tumore ai testicoli è stata dichiarata da ben il 70% degli intervistati, anche in presenza di rigonfiamenti o di dolore acuto a uno o entrambi i testicoli. Purtroppo, in questa specifica area, anche gli uomini italiani dichiarano la propria inadeguatezza: come indicato in tabella, le percentuali di “insicurezza” arrivano all’82,12% per le patologie della  prostata e all’ 80,77% per quelle ai testicoli.
La presa di coscienza dei sintomi è un fattore determinante per affrontare le patologie ed è accertato che la maggior parte delle morti per tumore si verifica perché il problema non è stato affrontato per tempo. Nonostante questo, gli uomini europei “perseverano“ nei loro comportamenti  e si rivolgono al medico con grande ritardo.
Dalla Survey si rileva che il 43% del campione intervistato non si rivolgerebbe immediatamente al medico se notasse sangue nelle urine; il 23% attenderebbe circa un mese anche in presenza di frequenti stimoli a urinare; il 28% rimanderebbe di una settimana se registrasse senso di dolore o bruciore durante la minzione. Solo il 17% degli intervistati ha ipotizzato che dolori al basso ventre possano essere indicatori di un problema più serio. Sul fronte del rinvio rispetto al controllo del medico, il periodo di “indecisione” indicato dagli uomini italiani oscilla fra 1 e 7 mesi, mentre una percentuale di intervistati nostrani – per fortuna “contenuta“ fra lo 0,58% e il 3,27% – dichiara addirittura che, anche in presenza di disturbi non andrebbe proprio dal medico!
Il Professor Manfred Wirth, urologo e responsabile comunicazione all’EAU ha così commentato: “Le patologie urologiche sono molto comuni, possono creare gravi disagi e in alcuni casi possono essere addirittura mortali. È’ ora che in Europa si cambi atteggiamento nei confronti dell’urologia e si investa in campagne informative ed educative che contribuiscano ad aumentare la consapevolezza e a rompere i TABU”.