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Nasce, in occasione della Giornata mondiale del diabete 2017, una forte alleanza pubblico-privato destinata ad affrontare la drammatica crescita della malattia nelle città. Firmato oggi a Roma, nella sede di Anci-Associazione nazionale comuni italiani, da Health City Institute, gruppo di lavoro sull’Urban Health di Anci, Istituto superiore di sanità, le società scientifiche della diabetologia e della medicina generale e Cittadinanzattiva, il documento “Italian Urban Diabetes Charter” che si propone di delineare i punti chiave che possono guidare le amministrazioni locali, di concerto con Istituzioni sanitarie, scientifiche e accademiche, nel promuovere strategie per migliorare l’informazione, la rete assistenziale, la prevenzione e la cura delle persone con diabete di tipo 2, limitando i “costi sociali” dovuti alle complicanze e alla mortalità.
In Italia, le persone che dichiarano di avere il diabete sono 3,27 milioni, il 5,4% della popolazione, secondo ISTAT, ma “stime effettuate su dati amministrativi dall’Osservatorio ARNO diabete, progetto di collaborazione fra SID e Cineca, indicano che il dato è molto superiore, pari al 6,2%, e studi hanno evidenziato che, in realtà, per ogni tre persone con diabete ne esiste una che non sa di averlo; se la crescita della prevalenza della malattia continuerà ai ritmi attuali, entro 20 anni potrebbero esserci in Italia oltre 6 milioni di persone con diabete”, ha aggiunto Giorgio Sesti, Presidente SID.
Vivere in un’area urbana si accompagna a cambiamenti sostanziali degli stili di vita: cambiano le abitudini alimentari e il modo di vivere, i lavori diventano sempre più sedentari, l’attività fisica diminuisce.
Il diabete e l’obesità, come tutte le malattie non trasmissibili, soprattutto quelle cardiovascolari, il cancro e i disturbi respiratori cronici, rappresentano oggi il principale rischio per la salute e lo sviluppo umano. “L’Organizzazione mondiale della sanità, come tutta la comunità scientifica internazionale, evidenzia quanto sia indispensabile per lo sviluppo sociale ed economico di tutti i paesi, investire nella prevenzione di queste malattie, e come questa sia una responsabilità in prima battuta dei governi, ma in realtà della società in senso più allargato. Arrestare l’aumento del diabete in ambito urbano è un’impresa difficile, ma possibile grazie alla stretta collaborazione tra politica, mondo sanitario e società civile”, ha sottolineato Gerardo Medea, Coordinatore area Prevenzione SIMG.
In occasione dell’incontro, è stato inoltre presentato il “Programma C14+ – Pensare globalmente, agire localmente”, promosso da Health City Institute e Cities Changing Diabetes, in sinergia con il gruppo di lavoro sull’Urban Health di Anci e in collaborazione con il mondo scientifico. Il programma intende fornire, nei prossimi anni, alle amministrazioni cittadine e alle aziende sanitarie delle 14 città metropolitane italiane, ma non solo, informazioni e conoscenze per contrastare il diabete urbano e migliorare la qualità di vita delle persone con diabete.