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Oggi la tecnologia offre la possibilità di progettare e realizzare strumenti di riabilitazione robotica sempre più avanzati, ma gli attuali filoni di ricerca rispecchiano effettivamente le esigenze dei pazienti?
Per rispondere a questa domanda, un gruppo di esperti di riabilitazione tecnologica ha ideato e realizzato una survey per raccogliere i bisogni dei pazienti. La survey è stata presentata nel corso del congresso “Fit for Medical Robotics. Verso una robotica riabilitativa personalizzata: un ponte tra le tecnologie e i bisogni dei pazienti”, promosso dalla Fondazione Don Gnocchi e dall’Università di Pavia. Il congresso si è tenuto presso la sala convegni del Centro “S. Maria della Pace” della Fondazione Don Gnocchi a Roma con il coinvolgimento delle società scientifiche e delle associazioni dei pazienti.

Nuovi e più sofisticati strumenti per effettuare la riabilitazione a casa, esercizi più coinvolgenti, oppure utilizzo dell’intelligenza artificiale per adattare il trattamento ai bisogni specifici del singolo paziente? Sono solo esempi di quelli che potrebbero essere i suggerimenti che emergeranno dall’indagine, che si colloca nella tendenza sempre più diffusa della ricerca internazionale di coinvolgere i pazienti nel disegno dei progetti, per arrivare a risultati che rispondano alle loro effettive esigenze.
Il convegno rientra nel più ampio progetto “Fit for Medical Robotics”, lanciato qualche mese fa a Salerno. Il progetto, coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e sostenuto dal Governo italiano nella cornice del Piano Nazionale per gli investimenti Complementari al PNRR, si è aggiudicato un finanziamento complessivo di 128 milioni di Euro e vede la partecipazione di 25 partner, tra cui la Fondazione Don Gnocchi, di cui 11 Università e Centri di ricerca, 11 IRCCS e Centri clinici e 3 realtà industriali.
Si tratta di un’iniziativa che ambisce a rivoluzionare gli attuali modelli riabilitativi e assistenziali rivolti a soggetti di ogni età, con funzioni motorie, sensoriali e/o cognitive ridotte o assenti, attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie robotiche e digitali, in tutte le fasi del percorso riabilitativo, dalla prevenzione fino all’assistenza domiciliare nella fase cronica.

Fit4MedRob si articola in tre diverse mission, tra loro interconnesse.
La Mission 1 è il cuore del progetto ed è dedicata alle attività di traslazione clinica realizzata attraverso trial su ampie casistiche eseguiti nell’ottica del continuum of care, della valutazione di sostenibilità e dell’analisi dell’attuale cornice normativa.
La Mission 2 si propone di fornire ai centri clinici del progetto robot già disponibili ma specificamente adattati alle necessità non soddisfatte dei pazienti, al fine di condurre i trial clinici.
La Mission 3 è infine dedicata agli studi di base relativi allo sviluppo dell’hardware dei dispositivi, della loro “intelligenza” e delle interfacce con il paziente.
«L’attività della Mission 1 parte dall’identificazione dei bisogni, ad oggi non ancora completamente soddisfatti, sia dei pazienti che dei professionisti della riabilitazione, in relazione all’utilizzo delle tecnologie – ha sottolineato Irene Aprile, Direttore Dipartimento di Riabilitazione Neuromotoria IRCCS Fondazione Don Gnocchi –. A tal fine, l’obiettivo del convegno è quello di presentare le survey, predisposte dai centri clinici di Fit4MedRob, indirizzate a pazienti e professionisti della riabilitazione per promuoverne la più ampia diffusione attraverso il prezioso contributo che possono offrire le Società Scientifiche e le Associazioni di Pazienti».
La survey, rivolta ai pazienti affetti da ictus, sclerosi multipla, malattia di parkinson, SLA, distrofia muscolare, neuropatie, paralisi celebrale infantile, o amputazione degli arti servirà per identificare con un sondaggio anonimo i bisogni riabilitativi primari in relazione alle disabilità. All’interno della survey ci sono diverse sezioni con domande che fanno riferimento differenti domini: utilizzo degli arti superiori e delle mani, spostamento, aspetti cognitivi e neuropsicologici, comunicazione, postura e cura di sé.

Tra le associazioni dei pazienti sono state presenti la Federazione Nazionale Associazioni Trauma Cranico, l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, l’Associazione Lotta Ictus Cerebrale, l’associazione FightTheStroke, l’Associazione Parkinson Lombardia, la Federazione Associazioni Volontariato Oncologia, l’Associazione Pazienti Sarcomi Tessuti Molli e l’Associazione Risveglio Onlus. Con riferimento alle società scientifiche, l’evento ha visto la partecipazione di: Società Italiana Medicina Fisica e Riabilitativa, Società Italiana di Riabilitazione Neurologica, Società Italiana di Neurologia, Società Italiana di Neurofisiologia Clinica, Scuole Specialità Neuropsichiatria Infantile, Gruppo Italiano Paralisi Cerebrali Infantili, Associazione Italiana Terapisti della Neuropsicomotricità dell’Età Evolutiva, Associazione Italiana di Fisioterapia, Associazione Italiana di Fisioterapia-Network di Interesse Specialistico, Associazione Italiana Terapisti Occupazionali, Società Italiana di Analisi del Movimento in Clinica, Associazione Gruppo Nazionale di Bioingegneria, Istituto nazionale per la robotica e le macchine intelligenti, International Society of Physical and Rehabilitation Medicine.

«Ringrazio tutta l’organizzazione, i relatori e le realtà che hanno partecipato a questa giornata – ha detto in chiusura don Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione Don Gnocchi -. Dalle relazioni odierne abbiamo colto la sfida che porta con sé questo progetto, che è quella di porre le basi per una creatività futura che permetta di affrontare in maniera sempre più capace di ottenere risultati per quanto riguarda il percorso della riabilitazione. Lo facciamo oggi attraverso lo sviluppo di uno strumento rappresentato dal bando sulla robotica e più in generale dal progetto “Fit4MedRob”, a cui si aggiungerà in futuro come ramo un po’ particolare anche il contributo che potrà offrire l’intelligenza artificiale e altre cose che verranno. Con una raccomandazione: la cura non riguarda solo le persone che chiamiamo “pazienti”, ma investe tutti noi, in veste anche di operatori, sanitari, famiglie, comunità tutta. Bene gli strumenti innovativi, ma il nostro compito è sempre quello di essere accanto al paziente, il vero protagonista della cura, e come diceva don Gnocchi condividere con lui, passo dopo passo, la fatica quotidiana della sua presa in carico sotto ogni punto di vista».