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Bristol-Myers Squibb ha presentato i dati di uno studio di fase 4 che ha lo scopo di studiare le differenze nei meccanismi cellulari e molecolari attraverso cui abatacept e adalimumab riescono ad agire sulla progressione della malattia in pazienti, con artrite reumatoide precoce da moderata a grave, sieropositivi a determinati autoanticorpi. Questi risultati, che derivano da un’analisi prospettica dello studio ‘head-to-head’ Early AMPLE, sono stati presentati all’European Congress of Rheumatology 2019, appena conclusosi a Madrid.
Negli 80 pazienti adulti con RA precoce da moderata a grave, che non erano mai stati trattati con un farmaco biologico ed erano risultati sieropositivi per ACPA e per RF, sono state osservate, dopo 24 settimane, risposte di efficacia numericamente più elevate con abatacept. Le risposte ACR 20/50/70 con abatacept erano rispettivamente 83, 70 e 48; quelle ACR 20/50/70 per adalimumab erano rispettivamente 63, 45 e 30.
Risposte migliori sono state rilevate in pazienti con un noto marcatore genetico di prognosi per RA chiamato ‘Shared Epitope’. Nei pazienti positivi a questo marcatore, è stata osservata un’efficacia più alta con abatacept. I pazienti in entrambi i bracci di trattamento dello studio sono stati anche trattati con metotressato orale in somministrazione settimanale.
Fattore reumatoide e ACPA sono biomarcatori associati a una forma di artrite reumatoide a decorso più grave. L’allele HLA-DRB1, che codifica per l’epitopo condiviso, fornisce istruzioni per produrre una proteina che gioca un ruolo chiave nell’aiutare il sistema immunitario a distinguere le proprie proteine da quelle di agenti pericolosi, come batteri e virus. L’epitopo condiviso è stato dimostrato essere fortemente associato all’insorgenza dell’artrite reumatoide e si pensa sia coinvolto nell’attivazione continua dei linfociti che la caratterizzano. L’epitopo condiviso è presente nel 70-80% dei pazienti con artrite reumatoide positivi agli ACPA.
“I dati contenuti nello studio Early AMPLE sono molto interessanti e possono aumentare il livello di personalizzazione della terapia contro l’artrite reumatoide – afferma Roberto Caporali, professore ordinario all’Università di Milano e Direttore di Struttura Complessa di Reumatologia Clinica dell’ASST Pini -. Ci stiamo sempre più indirizzando verso una reumatologia di precisione e la scelta del farmaco avviene in considerazione dell’assetto genetico del singolo paziente. In questo modo possiamo evitare la somministrazione di cure inutili e intervenire più tempestivamente contro la patologia”.
Nei due bracci di trattamento sono stati osservati risultati simili sia per gli eventi avversi correlati che per gli eventi avversi correlati gravi. Il profilo globale di sicurezza di abatacept era in linea con precedenti studi e non è stata raccolta alcuna nuova informazione sulla sicurezza.
“Studiare il ruolo dei biomarcatori è centrale nel nostro impegno di offrire un approccio più personalizzato nella cura delle malattie immuno-mediate, dove le opzioni di trattamento sono tuttora limitate e ulteriori miglioramenti sono necessari”, ha affermato Brian Gavin, development lead, abatacept, Bristol-Myers Squibb. “I risultati dello studio Early AMPLE sono entusiasmanti perché supportano il profilo clinico di abatacept come opzione di trattamento di prima linea per i pazienti con artrite reumatoide da moderata a grave e migliorano la nostra comprensione su quali pazienti possano maggiormente beneficiare della terapia con abatacept”.
All’ European Congress of Rheumatology 2019, Bristol-Myers Squibb ha presentato 27 abstract in totale. Questi includono sia studi clinici sia ‘real-world data’ con abatacept che evidenziano il nostro obiettivo di promuovere la medicina di precisione nell’artrite reumatoide ed il nostro impegno di soddisfare i bisogni insoddisfatti dei pazienti con artrite idiopatica giovanile da moderata a severa. Inoltre, sono stati condivisi al congresso i risultati di molecole con nuovi meccanismi d’azione, come parte del programma di immunoscienze di Bristol-Myers Squibb. La lista completa degli abstract presentati e degli autori può essere consultata sul sito del congresso.

Lo studio Early AMPLE, di fase 4, randomizzato, ‘head-to-head’, in singolo cieco, della durata di 24 settimane, con molteplici endpoint esplorativi, ha paragonato l’efficacia della formulazione sottocutanea di abatacept e di adalimumab su un background di metotressato in pazienti adulti, naïve ai biologici, con artrite reumatoide da moderata a grave.
In questa analisi prospettica, pazienti adulti con artrite reumatoide precoce, da moderata a grave, sieropositivi ad ACPA e RF, sono stati randomizzati 1:1 ad abatacept sottocute o adalimumab sottocute per 24 settimane. I pazienti sono stati raggruppati secondo lo stato SE sulla base del genotipo HLA-DRB1. La sicurezza è stata analizzata durante tutta la durata dello studio, fino a 8 settimane dopo l’ultima somministrazione dei farmaci in studio. L’efficacia clinica è stata valutata alla settimana 24 per determinare la proporzione di risposte ACR 20/50/70 nei bracci abatacept vs adalimumab e le variazioni medie aggiustate, rispetto al basale, del DAS28, SDAI e CDAI. Le differenze tra abatacept e adalimumab nei pazienti SE+ e SE- sono state valutate come risposte ACR 20/50/70 e come remissione DAS29 alla settimana 24.
In totale sono stati trattati 80 pazienti: 40 con abatacept e 40 con adalimumab. Le caratteristiche basali erano bilanciate tra i due gruppi. L’età media, la durata della malattia e DAS28 erano rispettivamente 46 anni, 5,5 mesi e 5,2; il 75% dei pazienti era di sesso femminile.