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Nessuna sutura chirurgica grazie all’utilizzo di un “patch”, una maggiore facilità di inserimento dei sistemi di riparazione vascolare, un minor tempo di esecuzione e un minor rischio di sanguinamento e di complicanze. Sono i principali vantaggi del nuovo sistema adottato dalla struttura semplice dipartimentale di Cardiologia – Laboratorio di Emodinamica dell’ospedale Sant’Anna a San Fermo della Battaglia, prima in Italia a utilizzarlo nel trattamento della malattia degenerativa dell’aorta a minaccia di rottura.
La nuova tecnica è stata impiegata con successo martedì scorso per due pazienti, rispettivamente, di 78 e 80 anni. I pazienti stanno bene e sono stati dimessi dopo circa 72 ore di degenza.
Questa nuova tecnica consente, nelle procedure interventistiche sulle grandi arterie, la chiusura della sede di inserimento arterioso dei cateteri – all’altezza dell’inguine – senza punti di sutura chirurgici sia per interventi programmati ma, soprattutto, nelle condizioni di urgenza-emergenza in cui la rapidità e sicurezza di trattamento diventano fondamentali. Il “patch” è realizzato in polimero sintetico a base di Polidiossanone (PDO) bioriassorbibile di circa 1 cm di diametro e dello spessore inferiore al millimetro. Viene posizionato al termine della procedura con un introduttore che ha un diametro di 6 mm circa.
Con il termine “sindromi aortiche” si intendono differenti quadri clinici acuti o cronici che includono le patologie di tipo degenerativo o traumatico dell’aorta, la più grande arteria del corpo umano che, partendo dal cuore, trasporta sangue ossigenato a tutto l’organismo.
All’ospedale Sant’Anna la cura della patologia aortica è consolidata. “Un’équipe ad alta specializzazione – spiega Mario Galli , cardiologo interventista e responsabile della struttura – è in grado di fornire una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo sia in condizioni di urgenza/emergenza che in situazioni che prevedano un trattamento elettivo, cioè programmato”.
Le modalità di trattamento delle patologie aortiche acute hanno due possibili approcci con indicazioni differenti del tipo di trattamento a seconda della sede della lesione aortica, delle condizioni generali del paziente e delle condizioni cliniche al momento della presentazione in ospedale: intervento chirurgico “a cielo aperto” e trattamento “endovascolare”.
L’intervento chirurgico è sicuramente più “invasivo”, caratterizzato da un più lungo tempo di ripresa post-operatorio. Consiste nella sostituzione del tratto di aorta malato con una protesi di sintesi. E’ da proporre ai pazienti “elettivi” a basso rischio chirurgico o alle sindromi aortiche acute che si presentino in ospedale in situazioni diemergenza,già in stato di shock per i quali, quindi, non c’è tempo di eseguire l’esame diagnostico necessario che è l’angio-TAC per l’eventualetrattamento alternativo endovascolare.
Il trattamento endovascolare, eseguito nei Laboratori di Emodinamica, consiste nell’inserimento, attraverso l’arteria femorale, di una maglia tubolare di metallo rivestita da tessuto sintetico biocompatibile dentro il tratto di aorta malato, in modo da escludere l’aneurisma, stabilizzare il vaso arterioso e annullare il rischio di rottura. In genere non prevede l’anestesia generale e ha un decorso post-operatorio più semplice. “E’ oggi il trattamento di prima scelta – aggiunge Galli – nelle urgenze aortiche da dissezione dell’aorta toracica discendente o da rottura dell’aorta traumatica. Può essere esteso anche al trattamento delle urgenze dell’aorta addominale in rottura o in minaccia di rottura in centri ad alta specializzazione come il Sant’Anna”.
La dissezione aortica è la patologia più frequente e quella a più alta mortalità. “E’ una patologia degenerativa – prosegue lo specialista – che colpisce l’aorta toracica ed è favorita dall’ipertensione arteriosa, dall’età avanzata ed è più frequente nel sesso maschile. La dissezione dell’aorta toracica di origine traumatica, invece, è un evento raro, che coinvolge frequentemente i giovani e, comunque, complica circa il 20% degli incidenti d’auto, rappresentando la più frequente causa di morte in gravi incidenti stradali da schianto”. La diagnosi, supportata dal sospetto clinico e dalla sintomatologia – in genere dolore toracico, ipo/ipertensione – si effettua con un angio-TAC dell’aorta toracica.
Un’altra patologia aortica degenerativa correlata ad alta mortalità nell’anziano è l’aneurisma dell’aorta addominale, un rigonfiamento della parete dell’arteria dovuto a una fragilità della parete della stessa. Quando il sangue affluisce nel vaso indebolito, la sua pressione porta ad alterare la normale forma del vasoche si gonfia verso l’esterno formando una sorta di palloncino. “Se aumenta il diametro – specifica Galli – il rischio che la parete dell’arteria si rompa è alto e la mortalità legata a questo evento, che porta a shock emorragico, è altissima. Purtroppo, l’aneurisma aortico non dà sintomi e la sua prima diagnosi in genere è occasionale”.
La sintomatologia- in genere dolore addominale – compare quando la parete, fragile e assottigliata, del vaso sta “minacciando” la rottura o, peggio, si sta rompendo. Questa evenienza diventa pericolosa quando l’aneurisma raggiunge o supera il diametro trasversodi 50 mm. Questa patologia è più frequente nei soggetti fumatori, nei maschi e nelle persone con più di 65 anni.
In presenza di un sospetto anamnestico o clinico, la diagnosi si esegue con una angio-TAC dell’aorta addominale. Lo screening di questa patologia andrebbe effettuato mediante l’ecoDoppler dell’aorta addominale in pazienti a rischio.