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Le classifiche internazionali che confrontano le performance dei sistemi sanitari mantengono un grande fascino e vengono spesso utilizzate nel dibattito pubblico in maniera opportunistica. Tuttavia, misurare la qualità di un sistema sanitario nelle sue varie dimensioni è molto complesso e, di conseguenza, numerose variabili condizionano tali classifiche: tipologia di sistema sanitario, numero di Paesi inclusi, numero e tipologia di indicatori, dimensioni della performance prese in considerazione, fonti dei dati e criticità relative al loro utilizzo e alle tempistiche di aggiornamento.
La classifica dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, pubblicata nel 2000 utilizzando dati del 1997, continua ad essere utilizzata per decantare il 2° posto del nostro SSN, ma oggi riveste solo un valore storico e non dovrebbe più essere citata.
La classifica Bloomberg misura esclusivamente l’efficienza dei sistemi sanitari, mettendo in relazione l’aspettativa di vita con la spesa pro-capite, sovrastimando la qualità del nostro SSN, sia perché la longevità dipende soprattutto da altre determinanti della salute, sia perché la riduzione della spesa sanitaria ci ha permesso di scalare la classifica.
Euro Health Consumer Index, per l’aggiornamento annuale, la valutazione multidimensionale, la considerazione del punto di vista del cittadino-paziente e l’identificazione di specifiche aree di miglioramento, è una classifica molto affidabile: qui il nostro SSN si colloca al 20° posto su 35 Paesi europei.
Il sistema dell’OCSE è il più completo e aggiornato per valutare le performance e individuare le aree di miglioramento: infatti non elabora alcuna classifica, ma permette di identificare la posizione del nostro SSN rispetto agli altri paesi per 76 indicatori raggruppati in 9 categorie.
Siamo in 4a posizione per aspettativa di vita alla nascita, ma in fondo alla classifica per mortalità cerebrovascolare e tumore e per basso peso alla nascita.
L’Italia conquista la 3a posizione per consumo giornaliero di frutta negli adulti e la 4a per bassa incidenza di sovrappeso o obesità negli adulti, ma emerge in tutta la sua gravità il peggioramento degli stili di vita nelle nuove generazioni: 28° posto per attività fisica moderata/intensa quotidiana negli adolescenti e 30° per percentuale di adolescenti fumatori.
Ai primi posti per tempi di attesa per intervento di cataratta, protesi di ginocchio e d’anca; al 20° posto per incidenza della spesa sanitaria out-of-pocket sui consumi totali delle famiglie.
L’Italia conquista il podio per diversi indicatori: basso numero di ricoveri per diabete negli adulti, bassa percentuale di ritenzione di materiale estraneo durante interventi chirurgici, bassa percentuale di traumi ostetrici, basso numero di ricoveri per asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva negli adulti, bassa mortalità a 30 giorni dopo ricovero per infarto del miocardio, bassa percentuale di amputazione degli arti inferiori in pazienti diabetici adulti. Siamo in fondo alla classifica per diverse vaccinazioni in età pediatrica, per mortalità per carcinoma della mammella e del colon-retto, per prescrizioni di antibiotici e per leucemia in età pediatrica.
Il nostro Paese si colloca sotto la media OCSE per la maggior parte degli indicatori, occupando il fondo della classifica per percentuale di medici ≥ 55 anni, per numero di laureati in scienze infermieristiche e per rapporto medici/infermieri.
Siamo al 4° posto per disponibilità di apparecchiature per la risonanza magnetica, in fondo alla classifica per tagli cesarei e per degenza media del ricovero ospedaliero dopo infarto del miocardio.
Conquistiamo la 4a posizione per farmacisti occupati, ma occupiamo il fondo alla classifica per utilizzo di farmaci equivalenti.
A fronte di posizioni eccellenti per aspetti demografici, precipitiamo al 20° posto per aspettativa di vita in buona salute a 65 anni, al 21° per limitazioni nelle attività della vita quotidiana negli adulti ≥65 anni, al 24° posto per la percentuale di adulti di età ≥65 anni che percepiscono uno stato di salute buona o ottima, al 28° per posti letto in strutture per la long term care e al 43° per elevata prevalenza della demenza.

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