Nei periodi di siccità estrema si assiste a un aumento della prevalenza dell’asma. La patologia, che nel mondo colpisce oltre 300 milioni di persone, sembra seguire le fluttuazioni climatiche. È quanto emerge da uno studio multicentrico che ha visto ricercatori di 13 diversi Centri di ricerca Italiani realizzare un’indagine sulla correlazione tra i modelli climatici e l’incidenza della malattia. Il lavoro, pubblicato poco prima della fine del 2023 sulla rivista scientifica “Scientific Reports”, ha coinvolto un campione di 36.255 individui. Alla ricerca hanno partecipato il CNR e diversi gruppi di ricerca Universitari della penisola. Tra questi ultimi anche la struttura complessa di Pneumologia clinica e interventistica dell’Aou di Sassari.

«L’Organizzazione mondiale della sanità – afferma il direttore della Pneumologia clinica, professor Pietro Pirina – stima che nei prossimi decenni assisteremo a un aumento significativo della mortalità a causa di eventi climatici estremi, quali siccità e ridotto approvvigionamento idrico. Allo scopo di verificare possibili correlazioni tra variazioni climatiche e incidenza dell’asma, sono state studiate in Italia le oscillazioni periodiche dei fenomeni climatici tra il 1957 e il 2006».

«Le variazioni della siccità – aggiunge il professore Alessandro Fois, direttore di Endoscopia bronchiale interventistica – sono state ricostruite attraverso l’Indice di Palmer, che misura il grado di gravità della stessa, e sono state messe in relazione con le fluttuazioni della Summer North Atlantic Oscillation, indice climatico, che nella sua fase negativa, genera condizioni umide nell’Europa Nord-Occidentale e condizioni aride sul Mediterraneo centrale».

Lo studio ha permesso di raccogliere informazioni su un arco di tempo molto ampio, compreso tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni del nuovo millennio. Oggetto della ricerca le informazioni sulla salute respiratoria di campioni di popolazione generale, nati tra il 1925 e il 1989 e di età compresa tra 20 e 84 anni al momento dell’intervista.

A Sassari sono stati coinvolti, attraverso 2 studi, 6.000 soggetti tra 20 e 84 anni, scelti in maniera probabilistica tra coloro che erano nati e residenti in città. I pazienti tra i 20 e i 45 anni, che presentavano una diagnosi funzionale di asma, sono stati seguiti clinicamente per 20 anni e la prevalenza della malattia è passata dal 4,1% degli anni 1991/93 al 6,6% degli anni 2007/2010.

Lo studio ha indagato l’impatto delle variazioni climatiche, rappresentate dalla temperatura media giornaliera, il range di temperatura e il tasso di umidità media in Città. I risultati hanno rivelato una connessione significativa tra l’oscillazione del clima e l’incidenza dell’asma.

I risultati suggeriscono che le oscillazioni climatiche possono essere un fattore di rischio significativo per l’asma. Una conclusione in linea con quanto evidenziato dal Global Asthma Network, che evidenzia il ruolo predominante dei fattori ambientali e climatici rispetto a quelli genetici nell’aumento globale dei casi di asma.

Lo studio ha offerto una panoramica approfondita dei legami tra il clima e la salute respiratoria. L’ampio numero dei partecipanti e la metodologia di analisi, oltre alla solidità dei risultati, aprono la strada a futuri approfondimenti su come mitigare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sulla salute umana. Il lavoro di squadra tra climatologi, epidemiologi e pneumologi quindi è stato fondamentale per approfondire la comprensione di come i cambiamenti climatici influenzino la salute respiratoria. Gli istituti coinvolti hanno contribuito a una ricerca che potrebbe aprire nuove prospettive nella gestione e prevenzione dell’asma.

Allo studio hanno partecipato l’Istituto CNR di Geologia Ambientale e Geo-Ingegneria di Montelibretti di Roma, il dipartimento di Diagnostica e Sanità Pubblica dell’Università di Verona, l’istituto CNR di Farmacologia Traslazionale di Palermo, il dipartimento di Scienze Chirurgiche, Odontoiatria, Ginecologia e Pediatria dell’Università di Verona, l’Unità di Allergologia degli Ospedali Riuniti di Ancona, il dipartimento Promise dell’Università di Palermo, il dipartimento di Sanità Pubblica e Pediatria dell’Università di Torino, il dipartimento di Scienze Ambientali e Prevenzione dell’Università di Ferrara, la struttura complessa di Pneumologia clinica e interventistica dell’Aou di Sassari, il dipartimento di Sanità Pubblica, Medicina sperimentale e Medicina legale dell’Università di Pavia e, infine, l’Istituto CNR di Fisiologia Clinica di Pisa.