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A causa dei sintomi e soprattutto delle sue complicanze, l’asma ha un impatto significativo sulla qualità di vita dei pazienti e dei loro familiari. Per circa 9 pazienti su 10 l’asma grave rappresenta un limite per tutte le attività quotidiane, soprattutto nella fascia di età 12-18 anni: il 70% degli adolescenti ha infatti dichiarato che la patologia comporta un peggioramento della propria qualità di vita.

È quanto emerso dalla prima indagine specifica sull’asma grave, svolta da Doxapharma per Sanofi, con l’obiettivo di indagare proprio l’impatto di questa patologia sulla qualità di vita dei pazienti. Un estratto dell’indagine è disponibile su thenextbreath.it, il portale italiano di Sanofi dedicato a pazienti e medici per informare sull’asma grave con infiammazione di tipo 2 e le sue comorbidità.

Sono i sintomi a incidere non solo sulla salute ma anche sulla sfera psicologica dei pazienti, che spesso si trovano a dover rinunciare anche alle più banali delle attività, come andare a scuola o al lavoro oppure a praticare sport o frequentare luoghi affollati. Il 65% degli intervistati ha infatti dichiarato di dover assentarsi dal lavoro o di riconoscere di essere talvolta poco produttivo a causa di frequenti visite dal medico o in ospedale, del tempo da dedicare alla somministrazione dei farmaci o per gli effetti dei farmaci che assumono. Così, in un arco temporale di tre mesi, crescono le giornate lavorative perse oppure con ridotta attività extra-lavorativa: da 1,5 a 6,3 nella fascia 20-44 anni e da 3 a 4,6 nella fascia 45-64 anni. C’è inoltre una percentuale non irrisoria di intervistati (il 37%) che ritiene che l’asma sia un limite anche per poter fare carriera e addirittura il 33% ha rinunciato a proposte di lavoro o di studio a causa dell’asma.

“L’asma è ancora oggi una patologia che spaventa, perché comporta soprattutto nei più giovani l’idea di ‘sentirsi diversi’, l’incertezza nel non sapere quando potrebbero comparire i sintomi e come affrontarli,” commenta Laura Mastrorillo, Presidentessa di Federasma e Allergie, Federazione Italiana Pazienti. “Dall’indagine emerge chiaramente come per la maggior parte dei pazienti intervistati l’asma rappresenti un limite poiché i sintomi spesso interferiscono nei rapporti interpersonali impedendo loro di fare ciò che più amano, con conseguente imbarazzo e disagio. Tutto ciò ha un forte impatto emotivo e psicologico anche sulle famiglie che vivono spesso un senso di impotenza e incertezza. Pensiamo sia fondamentale creare sempre più approcci multidisciplinari e reti di collaborazione tra pazienti, associazioni e centri di riferimento per una gestione non solo trasversale ma globale della persona con asma, senza quindi trascurare gli importanti aspetti emotivi e psicologici.”

Grazie ai progressi della ricerca scientifica è stato possibile determinare quali sono le cause profonde dell’asma grave e, di conseguenza, sviluppare terapie mirate che agiscono non solo tenendo sotto controllo i sintomi, ma anche spegnendo l’infiammazione che ne è alla base, riducendo le riacutizzazioni, le ospedalizzazioni e le comorbidità associate alla patologia e al sovra-utilizzo di terapie cortisoniche sistemiche.

“L’asma grave è una patologia infiammatoria cronica delle vie respiratorie che si stima colpisca dal 3,5% al 10% circa della popolazione con asma ed è caratterizzata da sintomi gravi e persistenti, spesso difficili da controllare con alte dosi di cortisonici inalatori e talora anche con l’aggiunta di quelli steroidi orali,” ha dichiarato Prof. Fulvio Braido, Professore associato di malattie respiratorie dell’università degli studi di Genova e Responsabile Unità operativa di pneumologia per la continuità assistenziale ospedale territorio. “Alla base delle forme gravi di asma, nel 50-70% dei casi vi è un’infiammazione di tipo 2, caratterizzata dal rilascio delle citochine IL4, IL-13 e IL-5, responsabili della cascata infiammatoria che determina gravità e persistenza dei sintomi nonché la presenza di altre patologie infiammatorie di tipo 2, come rinosinusite cronica con poliposi nasale, dermatite atopica, esofagite eosinofila o allergie, che si manifestano spesso nei soggetti asmatici.”

Nonostante il suo impatto, l’asma grave spesso non è riconosciuta. I pazienti possono non voler ammettere la loro condizione né avere la consapevolezza della sua gravità e delle conseguenze se non trattata adeguatamente. Per questo è importante più che mai aumentare la conoscenza sulla patologia, sui sintomi e sull’impatto che questa malattia determina.

L’asma grave è una patologia respiratoria causata da un’infiammazione cronica delle vie respiratorie, con sintomi persistenti, difficili da controllare e che possono compromettere le attività quotidiane, il sonno e la qualità di vita.

Caratterizzata da senso di costrizione toracica, mancanza di respiro, limitazione della funzionalità polmonare, aumento delle riacutizzazioni e utilizzo cronico di cortisonici sistemici, l’asma grave interessa tra il 3,5% e il 10% della popolazione asmatica, con sintomi che rimangono non controllati nonostante l’aderenza alla massima terapia ottimizzata.

Nonostante il suo impatto, l’asma grave spesso non è riconosciuta: i pazienti potrebbero non essere consapevoli della reale gravità della propria condizione. 

Negli anni i progressi della ricerca scientifica sull’asma hanno consentito di determinare come, nel 50-70% dei casi, alla base delle forme gravi di asma vi sia un’infiammazione di tipo 2, dovuta alla reazione del sistema immunitario a fattori scatenanti, quali allergeni, virus o batteri e che determina la gravità e la persistenza dei sintomi dell’asma.

Alla base dell’infiammazione di tipo 2 vi è l’azione di alcune citochine, tra le quali quelle prevalenti sono le interleuchine 4 e 13. Agire sulla cascata di segnalazione di queste due interleuchine può quindi aiutare a ridurre l’infiammazione di tipo 2 e, di conseguenza, a controllare l’asma grave con fenotipo allergico, eosinofilico e misto, ovvero la situazione frequente in cui i due fenotipi sono co-espressi nello stesso paziente. Si stima che l’asma grave con infiammazione di tipo 2 non controllato riguardi in Italia circa 20.000 persone.