Un progetto per favorire l’attività sportiva dei bambini e dei ragazzi disabili praticata insieme ai loro coetanei normodotati. E’ questo l’obiettivo di All Inclusive Sport, iniziativa nata nel 2016 a Reggio Emilia su richiesta di un gruppo di famiglie di bambini e ragazzi con disabilità che chiedevano proprio che i loro figli praticassero attività sportiva non in un ambiente esclusivamente creato per la disabilità. Ad All Inclusive Sport, e ai risultati conseguiti nel corso degli anni, sarà dedicato un seminario nell’ambito di Exposanità, in programma a BolognaFiere dal 17 al 19 aprile. L’appuntamento, dal titolo “L’esperienza dei bambini con disabilità e delle famiglie che prendono parte al progetto All Inclusive Sport: uno studio qualitativo” e che si terrà il 17 aprile, è organizzato dall’Aito, l’Associazione Italiana Terapisti Occupazionali, che ha partecipato al tavolo in cui è stato messo a punto il progetto.
Secondo i dati del Coni, circa il 26% dei disabili si dedica all’attività sportiva: una pratica che non ha solo funzioni terapeutiche, ma favorisce anche l’auto-realizzazione e l’inclusione. E in effetti rendere le società sportive inclusive è proprio l’obiettivo del progetto reggiano: questo grazie alla collaborazione gratuita di un supertutor che mette a punto un ‘piano’ sostenibile e realistico sia per l’atleta con disabilità sia per i compagni di squadra. Dove necessario, un tutor affianca l’allenatore durante gli allenamenti. I numeri sono lusinghieri: nell’anno 2023-24 sono stati inseriti 205 atleti fra 3mila compagni di squadra e sono state coinvolte 100 associazioni sportive. “Per fare un parallelo- si legge nelle conclusioni- potremmo dire che il progetto si pone in diretta continuità con quanto accade nel mondo scolastico italiano, dove l’inclusione rappresenta una delle innovazioni del nostro sistema. Questo confronto con i compagni di squadra e di allenamento ha permesso ai nostri atleti e alle nostre atlete di cimentarsi in un paragone importante, in cui hanno scoperto il lato positivo della diversità, che hanno imparato ad accettare, e hanno affrontato le esperienze senza il timore di sbagliare”.
Sono diversi i seminari organizzati da Aito nell’ambito di Exposanità: sempre il 17 aprile è previsto “La carrozzina e la qualità di vita delle persone con disabilità: ruolo, esperienze, innovazioni, strumenti e linee guida”. L’OMS pone gli ausili fra i 4 pilastri dell’assistenza sanitaria del nostro secolo insieme a vaccini, farmaci e dispositivi medici. Anche la Dichiarazione ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006 tratta gli ausili e l’accessibilità non come meri strumenti compensativi bensì come diritti umani inalienabili. Tra gli ausili, riveste un ruolo molto importante la carrozzina: l’OMS stima che sia un ausilio utilizzato almeno dall’1% della popolazione mondiale e questa percentuale è in aumento con l’aumentare delle persone anziane.
Scegliere la carrozzina, personalizzarla e addestrare al suo uso sono compiti importanti e non banali, che esigono tempi dedicati e strumenti adeguati, nonché preparazione specifica. Una carrozzina ben scelta e ben personalizzata favorisce le capacità funzionali dell’utente e lo protegge da complicanze pericolose, mentre una carrozzina non appropriata e mal usata penalizza tali capacità e può provocare danni molto seri.
La figura del terapista occupazionale può svolgere un importante ruolo nel processo di valutazione della carrozzina e in questo appuntamento, partendo dall’analisi degli studi scientifici, si vuole rimarcare l’importanza di utilizzare un metodo di lavoro dimostratosi efficace.
Ancora il 17 aprile, è previsto il seminario “La teleriabilitazione applicata alla Terapia occupazionale: proposta di un progetto di riabilitazione integrata all’utilizzo delle nuove tecnologie e delle ”AI”. In questo caso, si propone un programma innovativo di riabilitazione per la presa in carico sul territorio di pazienti geriatrici in terapia occupazionale, che integra le diverse componenti chiavi nell’utilizzo della teleriabilitazione e delle AI, ottimizza l’efficacia del trattamento e migliora la qualità della vita dei pazienti anziani.
Il 18 aprile, invece, è la volta del seminario Demedyacare: un programma di teleassistenza occupazionale rivolto alla diade caregiver-persona con demenza nello sviluppo di strategie di coping e nella riduzione del burden. Sarà l’occasione per la presentazione di un programma di teleassistenza che ha visto coinvolta un’équipe multidisciplinare composta da geriatra, neurologa, terapista occupazionale e psicologa.
Il protocollo di arruolamento prevede in media 2 telefonate e/o videochiamate a settimana con il caregiver della durata media di 40 minuti, effettuate da un terapista occupazionale esperto nell’arco di 3 settimane, attraverso strumenti formali.
Il 19 aprile, invece, si parlerà di Valutazione Ambientale: il primo passo per il ritorno alla quotidianità. Per poter svolgere le attività della propria quotidianità è necessario che l’ambiente circostante funga da facilitatore e non da barriera. Oltre al poter accedere al proprio domicilio è necessario che questo sia adatto anche a svolgere le attività della vita di tutti i giorni. Inoltre per permettere a una persona con una disabilità acquisita o congenita di svolgere attività lavorative, del tempo libero, di vivere la propria comunità sono necessari spazi inclusivi. Il primo passo per permettere questo è la valutazione domiciliare e degli altri ambienti di vita che la persona frequenta. Da questa si parte per individuare quali possono essere gli ausili e le soluzioni più adeguate per favorire la massima autonomia possibile.