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Edges_1 Sostituire e riparare ossa del corpo attraverso una stampa 3D. Riparare la cartilagine, fornire innesti muscolo scheletrici e, in un futuro non troppo lontano, riprodurre organi. E’ questa la rivoluzione che arriva dal Bioprinting 3D. Un salto che modifica radicalmente i parametri di cura delle patologie esistenti: dalla Medicina conservativa e cronicizzante alla Medicina rigenerativa e risolutiva, grazie al Bioprinting 3D che oggi rende già possibile la realizzazione di tessuti bioattivi. Un tema quanto mai attuale che non poteva mancare nella seconda tappa di 3DPrint Hub, il progetto di Senaf dedicato alla stampa 3D, che si apre oggi 21 maggio in occasione di Exposanità, l’unica manifestazione in Italia dedicata al servizio della sanità e dell’assistenza, con l’obiettivo di presentare agli operatori le applicazioni più innovative di questa tecnologia che, in ambito medicale, rivela straordinarie potenzialità.
Sullo sfondo di un contesto nel quale secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, senza innovazioni nell’approccio terapeutico, i costi dei servizi sanitari lieviteranno del 50% con un aumento di soli 3 anni di vita della popolazione, e nel quale, secondo il Word Economic Forum, ogni giorno, solo in Europa, muoiono 12 persone che sono in lista di attesa per un organo, si comprende la portata fondamentale della Medicina rigenerativa che ha come obiettivo quello di riparare, sostituire, o rigenerare cellule, tessuti o organi al fine di ripristinare alcune funzioni anatomiche, fisiologiche e biochimiche deteriorate nel coso del tempo.
Sempre dalla stampa 3D arriva Edges, la nuova generazione di tutori capace di diventare un tutt’uno con il corpo e l’abbigliamento di chi li indossa, creando una simbiosi fisica ed emotiva tra soggetto e corpo. A rompere i consueti schemi del tutore, inteso come oggetto estraneo al corpo, quasi da nascondere, sono state due studentesse del Politecnico di Milano Michela Cavalleri e Sarah Richiuso, con le quali il tutore si è trasformato in ricamo, in accessorio, in un oggetto che non sottolinea una mancanza ma evidenzia lo stile e la personalità di chi lo indossa. "L’obiettivo – precisa Michela Cavalleri – è quello di creare una nuova relazione tra corpo, protesi e abbigliamento, in cui nuove estetiche e prestazioni di un oggetto medicale possano riconfigurare l’esperienza del trattamento, rendendo l’ impiego della protesi addirittura possibile anche dopo il periodo di cura".
Ancora una volta quindi la stampa 3D come nuova frontiera in grado di curare e migliorare le condizioni di vita, riducendo al tempo stesso tempi e costi. Si corre, quindi, verso una realtà in cui, grazie alle nuove tecnologie la cura delle patologie, la realizzazione di arti e parti del corpo, di organi e protesi, sarà sempre più "su misura", ad personam, e farà sempre più parte della nostro quotidiano. Un scenario in continuo divenire che durante la fiera verrà approfondito anche nel corso del convegno di Simone Fanti "L’uomo protesico, la stampa 3D e la vita da disabile". Grazie a 3DPrint Hub, presente e futuro si incontrano a Exposanità 2014 per immaginare e toccare con mano l’impossibile.

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