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Presso l’unità di Emodinamica della Cardiologia, la protesi di valvola mitralica di una paziente affetta da scompenso cardiaco è stata rinnovata senza incisione chirurgica ma raggiungendo il cuore con una sonda partita dai vasi venosi delle gambe. La procedura è stata costantemente monitorata grazie a una seconda sonda, ecocardiografica miniaturizzata, che ha assicurato dall’interno le immagini delle strutture cardiache in movimento. La paziente non è stata sottoposta ad anestesia ma solo a una blanda sedazione.
Protagonista dell’intervento è una paziente ottantaquattrenne, già sottoposta molti anni fa a un intervento chirurgico, durante il quale le era stata sostituita la valvola mitrale con una protesi biologica. Quest’ultima recentemente ha dato segni di ridotto funzionamento, portando la signora a soffrire di scompenso cardiaco e richiedendo ai sanitari di intervenire.
“L’età avanzata della paziente comportava un rischio particolarmente elevato nel caso di un secondo intervento cardiochirugico – spiega il dr. Alessandro De Leo, Direttore della Cardiologia del Ca’ Foncello -. Si è ritenuto, quindi, di procedere con una nuova protesi da collocare all’interno di quella biologica mal funzionante tramite impianto transcatetere. Da qualche tempo, infatti, sono disponibili della protesi valvolari che possono essere introdotte e rilasciate nel cuore mediante particolari ‘sonde’ con il grande vantaggio di non dover praticare la circolazione extracorporea e senza necessità di ‘fermare’ il cuore”.
Per eseguire questo intervento, usualmente si utilizza l’accesso chirurgico – col paziente in anestesia generale – mediante un’incisione toracica a livello dell’apice del cuore.
“La novità della procedura eseguita – prosegue De Leo – è caratterizzata dal tipo di accesso dei cateteri altamente ‘mini-invasivo’: le sonde sono state introdotte nella cute passando dai vasi venosi delle gambe e raggiungendo la valvola mitrale attraverso il setto che separa i due atri, cosiddetto ‘accesso transettale’, con un monitoraggio continuo della procedura mediante l’uso di una sonda ecocardiografica miniaturizzata intracardiaca che permette di visualizzare le strutture del cuore in movimento. Una tecnica che permette di eseguire l’impianto della nuova valvola senza ferita chirurgica e senza l’anestesia generale”.
Lo sviluppo tecnologico negli ultimi anni è stato molto rapido e i professionisti assicurano che oggi sono molte le patologie cardiache che possono essere curate con tecniche mini-invasive.
“Questo caso conferma che il vantaggio per i pazienti non è solo quello di evitare interventi chirurgici pesanti ma soprattutto quello di essere sottoposti a interventi con minor rischio rispetto alla chirurgia tradizionale – sottolinea Francesco Benazzi, Direttore generale -. Le competenze dei cardiologi sono progressivamente cresciute e questo tipo di interventi dimostra la qualità del lavoro di una ampio gruppo multi professionale, formato da cardiologi, infermieri, tecnici, cardiochirurghi e anestesisti. Con essi mi compiaccio per il risultato raggiunto a beneficio dei pazienti. Si inseriscono nel solco di una grande tradizione dell’ospedale di Treviso in questo campo giunta fino ad oggi in cui è possibile offrire uno spettro di cure molto ampio, che va dalla chirurgia tradizionale riparativa o sostitutiva, alla moderna chirurgia mininvasiva e alle tecniche di cardiologia interventistica con l’uso dei cateteri ”.