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I principali urologi italiani esperti nel trattamento della prostata con vapore acqueo hanno scelto Bologna per fare il punto sull’ Ipertrofia Prostatica Benigna che ogni anno registra circa 7 milioni di nuove diagnosi, è destinata a peggiorare con l’età e può generare – se non adeguatamente trattata – complicanze e danni permanenti alla vescica. 

L’incontro, previsto il 29 gennaio allo Star Hotel,promuoverà il confronto fra specialisti sugli aspetti clinici e sociali dell’Ipertrofia Prostatica, consentirà di mettere a disposizione esperienze e risultati, analizzerà  le soluzioni terapeutiche più innovative oggi a disposizione di medici e pazienti.

Come il sistema con vapore acqueo, introdotto in Italia solo quattro anni fa e ritenuto da molti specialisti “rivoluzionario” e “la nuova frontiera dell’urologia“. Il trattamento, minimamente invasivo, non prevede alcuna chirurgia, impiegando solo energia termica e vapore acqueo.  Per questo, e per la riconosciuta efficacia terapeutica, è particolarmente gradito ai pazienti .

Come funziona questa innovazione? Attraverso la corrente di radiofrequenza viene generata energia termica sotto forma di vapore acqueo che viene iniettato nella prostata in dosi controllate, per circa 9 secondi, arrivando a un totale di iniezioni per ogni seduta. Il vapore acqueo iniettato nel tessuto prostatico si disperde tra le cellule e, contemporaneamente, si raffredda e si condensa. A contatto con il tessuto prostatico l’energia termica immagazzinata nel vapore viene rilasciata, determinando la denaturazione delle cellule. Progressivamente, le cellule denaturate vengono assorbite dal normale metabolismo corporeo riducendo in questo modo il volume del tessuto che occlude l’uretra. Si aggiunga che la condensazione del vapore genera , nella zona interessata, anche il rapido collasso del sistema vascolare, rendendo la procedura non cruenta .

I vantaggi clinici del sistema che verrà analizzato nell’ incontro bolognese ne hanno decretato l’affermazione in tempi molto brevi. Il trattamento mantiene infatti inalterate le corrette funzioni urinarie e la capacità di eiaculazione, funzioni vitali su cui nessun paziente, tanto meno se di giovane età, è disposto a “negoziare”. Si aggiunga che la minima invasività e la rapidità di esecuzione, in condizioni di massima sicurezza, rendono possibile il trattamento con un breve ricovero ospedaliero, oppure in day – hospital o presso ambulatori specializzati, fattori che hanno consentito di affrontare una patologia spesso non differibile, di  ridurre le liste d’attesa e di abbattere i costi rispetto agli interventi chirurgici tradizionali. Da qui, le raccomandazioni favorevoli anche da parte di prestigiosi istituti internazionali, quali l’inglese National Institute for Health and Care Excellence.

Grazie ai risultati sin qui conseguiti, il convegno bolognese evidenzierà l’orientamento della moderna urologia per soluzioni terapeutiche risolutive e minimamente invasive,  con tempi di trattamento e degenza contenuti, rispondenti alle esigenze dei pazienti e del sistema sanitario. Da qui, il crescente numero di strutture ospedaliere in varie Regioni, da Nord a Sud che hanno già maturato competenze adeguate per offrire agli uomini italiani, in larga misura con Servizio Sanitario Nazionale, i nuovi trattamenti urologici “oltre la chirurgia”.