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L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che circa 30% delle persone colpite da Covid-19 potrebbero sviluppare sintomi che persistono per diverse settimane dopo l’infezione acuta. Da questa considerazione, prende il via in Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, in collaborazione con l’Università di Parma, il progetto di ricerca dedicato alla riabilitazione respiratoria dei pazienti con long Covid, una sindrome caratterizzata da sintomi debilitanti che coinvolgono diversi organi, tra cui i polmoni.

Lo studio vuole valutare l’efficacia del cosiddetto “Ciclo attivo delle tecniche di respirazione”, che comprende una serie di esercizi respiratori utili a migliorare le condizioni cliniche dei pazienti che hanno difficoltà respiratorie. I candidati, seguiti in ogni fase del progetto da personale sanitario specializzato, impareranno alcune semplici tecniche di respirazione fondamentali per la riabilitazione dei polmoni attraverso l’impiego della realtà aumentata. In una prima fase, la persona indosserà degli occhiali “speciali” che lo porteranno ad immergersi in una realtà tridimensionale interattiva dove, insieme al proprio avatar, imparerà a respirare correttamente. Gli esercizi saranno poi ripetuti a casa, tutti i giorni per qualche minuto, con l’aiuto di una App che ricorderà i movimenti corretti.

L’ipotesi alla base della ricerca è che l’adozione di questa tecnologia, possa migliorare l’aderenza dei pazienti alla terapia, offrendo loro un’esperienza più coinvolgente e personalizzata di apprendimento.

Lo studio è guidato in Azienda Ospedaliero-Universitaria dalla Prof.ssa Marina Aiello, responsabile della Struttura Funzionalità Polmonare del Maggiore, Direttrice e professoressa associata della Scuola di Specializzazione Malattie Apparato Respiratorio dell’Università di Parma. “Questo progetto – spiega la Prof.ssa Aiello – rappresenta un’importante opportunità per esplorare il ruolo di tecniche innovative mirate alla riabilitazione respiratoria nel miglioramento della condizione clinica dei pazienti. Intendiamo infatti esplorare il ruolo che potrebbe assumere una nuova tecnologia nella riabilitazione dei pazienti affetti da patologie respiratorie. Sebbene ci siano pochi dati clinici consolidati sull’utilizzo della realtà aumentata nella pratica clinica, gli studi preliminari suggeriscono un potenziale significativo per migliorare l’apprendimento e la comprensione di tecniche riabilitative più o meno complesse”.

“La nostra Struttura è dedicata  alla ricerca continua e alla scoperta di nuove modalità di trattamento per le malattie respiratorie – conclude il Prof. Gaetano Caramori, Direttore della Clinica Pneumologica del Maggiore e professore ordinario di Malattie dell’apparato respiratorio all’Università di Parma – Questo studio, realizzato grazie al contributo incondizionato del Gruppo Chiesi, rappresenta sicuramente un passo significativo nel migliorare la gestione del long Covid ma potrebbe portare a progressi significativi anche nel campo della riabilitazione di altre patologie respiratorie. Siamo orgogliosi di essere coinvolti in questa iniziativa e guardiamo con interesse ai risultati che potranno emergere”.

Il progetto è stato realizzato in Ospedale grazie alla collaborazione della Prof.ssa Giovanna Maria Pelà, responsabile dell’ambulatorio post Covid e docente di Malattie dell’Apparato Cardiovascolare all’Università, e di Roberta Pisi, biologa frequentatrice  della Struttura complessa Clinica Pneumologica.