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Ogni anno, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, 17 milioni di persone nel mondo vengono colpite da ictus, seconda causa di morte con 6,7 milioni di decessi di cui quasi 1,1 milione nei paesi europei. Impietosi anche i dati del nostro Paese dove ogni anno si verificano circa 120.000 ictus. Undici persone su 100 muoiono in seguito a uno “stroke” nell’arco di trenta giorni, mentre salgono a 16 quelli che non sopravvivono nell’arco di un anno. Gli italiani invalidi a causa di un evento ischemico sono ad oggi circa 1 milione ma il fenomeno è in crescita, sia per l’invecchiamento della popolazione, sia per il miglioramento delle cure. Quanto ai costi, elevatissimi, si stima che complessivamente il Servizio Sanitario Nazionale sostenga, in Italia, una spesa globale di circa 16 miliardi euro/anno, cui si aggiungono i costi sociali e di assistenza informale, ancora più elevati, a carico delle famiglie e dalla collettività.

Se ne parlerà in tutto il mondo il 29 ottobre, Giornata Mondiale dell’ictus, per ricordare la gravità della malattia ma, anche, per testimoniare che la ricerca e la scienza medica sono inarrestabili e che, oggi, ci sono soluzioni terapeutiche e nuovi dispositivi biomedicali che contribuiscono efficacemente a combattere questo insidioso nemico.

In termini clinici, l’ictus è una lesione cerebro-vascolare causata dall’interruzione del flusso di sangue al cervello, dovuta a un’ostruzione o alla rottura di un’arteria. Un evento acuto che nella maggior parte dei casi determina la perdita della corrispondente funzione neurologica e alterazioni dello stato di coscienza per più di 24 ore. Fra le più comuni cause “scatenanti”, laFibrillazione Atriale, problema legato alla frequenza del ritmo cardiaco che comporta un aumento delle probabilità di ictus di 5 volte rispetto alla popolazione generale.

Nella maggior parte dei casi, lo stroke è generato da trombi che si formano nell’auricola sinistra, migrando poi verso il cervello. Per questo, i sistemi di chiusura dell’auricola si sono dimostrati di particolare efficacia e sono stati inseriti anche nelle linee guida della European Society of Cardiology “Guidelines for Management of Patients with Atrial Fibrillation”

Come il dispositivo Watchman che molti hanno ridefinito “l’ombrellino salvacuore”. Nato dalla ricerca Boston Scientific, il dispositivo ha ricevuto il marchio CE nel 2005 e, nel 2015, l’approvazione della Food and Drug Administration negli USA. Di piccolissime dimensioni e ora disponibile nella versione innovativa Watchman FLX, è costituito da una struttura autoespandibile in nichel e titanio, con doppia fila di uncini per il fissaggio, e da una leggera copertura in tessuto polimerico. Viene inserito nell’organismo tramite un sottile catetere che, partendo dalle regioni inguinali, raggiunge l’atrio sinistro del cuore e chiude in modo permanente l’apertura dell’auricola, impedendo la fuoriuscita dei trombi.

Ad oggi, il dispositivo è stato impiantato con successo in oltre 100.000 pazienti in tutto il mondo; di questi, più di 1.800 in Italia. Suffragato da molteplici studi internazionali, Watchman si è dimostrato particolarmente risolutivo in pazienti affetti da Fibrillazione Atriale non valvolare che presentino controindicazioni alle terapie con anticoagulanti orali

La giornata Mondiale dello Stroke “testimonierà”, ancora una volta, che l’innovazione biomedicale è una formidabile alleata per i pazienti colpiti da ictus, e lo sarà sempre di più. Molte inadeguatezze del sistema sanitario – che l’emergenza Covid ha evidenziato in modo drammatico – potranno essere affrontate proprio grazie all’innovazione tecnologica e a procedure connesse con i dispositivi medici. Come la Telemedicina, che ha dimostrato la propria efficacia sia per il monitoraggio e il controllo a distanza, sia per innumerevoli funzioni diagnostiche, di cura e di gestione dei pazienti.