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I cittadini confermano la loro fiducia nella farmacia come luogo di accesso per informazioni e servizi, in particolare rispetto ai temi della prevenzione e dei farmaci equivalenti. A proposito di prevenzione, il 34% dei farmacisti ha svolto nell’ultimo anno campagne di screening per l’individuazione di soggetti a rischio per patologie croniche: nell’impegnarsi su questo fronte, i farmacisti si sono concentrati su diabete, malattie cardiovascolari, dislipidemie, BPCO. Caso a parte merita l’adesione massiccia, nel 2022, per la campagna di prevenzione oncologica del tumore al colon-retto, alla quale ha aderito ben il 78,4% delle farmacie intervistate. Incoraggiante la risposta dei cittadini, che nel 30,8% dei casi hanno partecipato ad almeno uno dei programmi di prevenzione citati.
Rispetto ai farmaci equivalenti, nell’ultimo anno l’83,4% dei cittadini ha ricevuto dal farmacista suggerimenti per un loro utilizzo e, al contempo, informazioni sul fatto che il principio attivo sia il medesimo del farmaco originale così come rassicurazioni su sicurezza, efficacia e qualità dell’equivalente rispetto al farmaco di marca nonché sulla possibilità di risparmiare. Gli stessi farmacisti dichiarano che da due anni a questa parte è in costante aumento la richiesta da parte dei cittadini di utilizzare i farmaci equivalenti: a pensarla così oggi è il 36,5% dei farmacisti, nel 2020 era solo il 13,4%.
In termini di ruolo sociale della farmacia, i cittadini apprezzano soprattutto la cortesia e la conoscenza del farmacista di fiducia rispetto ai loro problemi di salute, mentre l’ascolto da parte del farmacista e la velocità nel servire la clientela sono più importanti per chi non ha una farmacia di riferimento. Dal punto di vista dei farmacisti, per quanto concerne i servizi di prossimità e la loro riorganizzazione prevista dalla riforma dell’assistenza territoriale, occorrerebbe potenziare l’attività di prevenzione e gli screening, come pure la dispensazione attiva dei farmaci, la telemedicina e i test diagnostici.
Questi sono alcuni dei dati che emergono dal V Rapporto annuale sulla farmacia, presentato oggi a Roma e curato da Cittadinanzattiva, con la collaborazione di Federfarma e il contributo non condizionato di Teva. Il Rapporto, redatto dall’Agenzia di Valutazione Civica di Cittadinanzattiva, ha coinvolto 1.030 farmacie e ben 1.284 cittadini, di cui quasi due su tre affetti da almeno una patologia cronica. Del campione di farmacie analizzato, il 57,7% rientra o è candidato a rientrare nella sperimentazione della Farmacia dei servizi.
Il Rapporto presenta anche le variazioni relative ai temi analizzati, evidenziando come, ad esempio nell’ambito della prevenzione, nel 2018 solo il 18% delle farmacie avesse partecipato agli screening per il tumore al colon retto. Tale valore era al 74% già l’anno successivo, fino al 78,4% della rilevazione 2022. Fra i servizi attivi in farmacia, è cresciuto anche il dato relativo al monitoraggio dei parametri, nel 2018 effettuabile nel 90% dei casi, e che è arrivato al 96% nel 2022. In crescita anche l’erogazione dei servizi CUP, dal 63% del 2018 al 77% del 2022.
“Con l’obiettivo di promuovere la salute, farmacisti e cittadini devono continuare a fare un percorso comune, che in questi anni ha già indotto tanti cambiamenti virtuosi, per un utilizzo appropriato e consapevole del farmaco, per l’aderenza alle terapie, per l’uso dei farmaci equivalenti ed in generale per un accesso alle terapie che deve diventare, in un’ottica di territorialità delle cure, semplice, prossimo, senza appesantimenti per il tempo dei cittadini e la loro organizzazione”, dichiara Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva. “Ma cittadini e farmacisti devono continuare a fare un percorso comune anche per rafforzare la farmacia dei servizi, al fine di migliorare la prevenzione, incrementare l’informazione di prossimità e l’alfabetizzazione sanitaria anche rivolta ai giovani. E per realizzare il disegno del decreto 77 sull’assistenza territoriale che da modello scritto sulla carta va trasformato in modalità concreta di risposta ai bisogni dei contesti territoriali e di potenziamento delle risorse che essi già posseggono con l’ottica della co-progettazione e della partecipazione previsto dallo stesso decreto. In questa direzione, l’investimento di 128 milioni di euro, messo a disposizione da PNRR e dal Fondo Sviluppo e Coesione per le 4.400 farmacie rurali cosiddette sussidiate, sarà importante per un presidio fondamentale ancor più nelle aree interne del nostro Paese e per contrastare le disuguaglianze di salute del nostro territorio”.
“Ho notato con soddisfazione che questa edizione del rapporto è stata realizzata grazie alla partecipazione di molti colleghi e cittadini, segno che esiste una diffusa consapevolezza della farmacia come primo presidio di prossimità e grande interesse per la sua evoluzione nell’ambito della riorganizzazione territoriale del Servizio Sanitario Nazionale”. Lo afferma il presidente di Federfarma nazionale Marco Cossolo, che sottolinea: “In questo percorso evolutivo un ruolo-chiave spetta sicuramente alla Telemedicina, che è lo strumento per potenziare la rete di assistenza territoriale fondata sulla prossimità, in quanto favorisce il dialogo e la collaborazione tra i vari professionisti della salute creando i presupposti per una presa in carico condivisa e personalizzata del paziente cronico e fragile. Altro tema cruciale esplorato dal rapporto è quello della prevenzione: le campagne di screening rientrano nell’attività quotidiana del farmacista. È necessario che questo e gli altri servizi offerti siano adeguatamente riconosciuti, valorizzati e divulgati per garantire ai cittadini un equo accesso alla salute su tutto il territorio nazionale”.
Sul versante delle vaccinazioni cosiddette “di routine”, la vaccinazione antinfluenzale è erogata nel 39,6% dei casi. Più della metà dei farmacisti è favorevole all’introduzione in farmacia della vaccinazione contro Herpes Zoster, Papilloma virus e Pneumococco, così come il 70% dei cittadini interpellati. La vaccinazione anti Covid-19 è erogata dal 38,2% delle farmacie coinvolte nell’indagine.
Circa un terzo delle farmacie realizza specifici servizi volti al supporto all’aderenza terapeutica per i pazienti, in particolare a beneficio delle patologie croniche: su tutte, diabete, patologie cardiovascolari, dislipidemie e BPCO. Sono ancora pochi i cittadini che dichiarano di aver usufruito in farmacia di un servizio di aderenza alle terapie, pur conoscendoli. Di contro, in coloro che ne usufruiscono, l’aderenza alle cure è migliorata molto o abbastanza.
Il 59,5% dei farmacisti ritiene che i cambiamenti portati dalla pandemia abbiano inciso molto/abbastanza sul tempo dedicato all’informazione resa ai cittadini sul farmaco equivalente.
L’80,4% di chi sceglie il farmaco equivalente tra i cittadini è guidato dalla fiducia nella proposta fatta dal farmacista, il cui ruolo di informatore e divulgatore anche in questo ambito va rinforzato.
Tra i servizi offerti con sistematicità spiccano il monitoraggio dei parametri, la prenotazione di farmaci e altri prodotti da ritirare in farmacia, i test/esami diagnostici di base, il servizio CUP e i tamponi Covid. Il defibrillatore è presente in una farmacia su quattro, mentre i cittadini favorevoli ad averne uno in ogni farmacia sono ben l’84,8%. In quasi la metà delle farmacie è possibile trovare servizi di telemedicina quali telecardiologia e telemonitoraggio della pressione arteriosa. Difficile trovare servizi di telepneumologia. Per quanto riguarda i cittadini interpellati, solo il 15% ha dichiarato di aver usufruito dei servizi di telemedicina.
Il 36,7% del campione delle farmacie coinvolte nell’indagine è collocato in zona rurale, e una parte di queste opera in comuni delle aree interne e con meno di 3.000 abitanti: il 55,1% di queste farmacie ha presentato o intendeva presentare domanda per ricevere i fondi del PNRR relativi alla Missione n. 5. Questi fondi sono da dedicare all’ampliamento dei servizi offerti dalle farmacie alla comunità e, sulla base della presente indagine, quasi due farmacisti su tre ritengono che dovrebbero servire a migliorare la dispensazione dei medicinali, per uno su due la presa in carico dei pazienti affetti da patologie croniche, e soprattutto ad incrementare le prestazioni di primo e secondo livello per il 76,1% dei farmacisti.