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L-arginina è un amminoacido polare, con catena laterale idrofilica, basico.

Fu isolata per la prima volta dal chimico svizzero Ernst Schultze nel 1886 precipitandone il sale d’argento da un estratto di germoglio di lupino e deve quindi il suo nome al latino argentum.

Negli esseri umani l’arginina è considerata essenziale nei bambini, ovvero dev’essere assunta tramite l’alimentazione perché l’organismo non è in grado di sintetizzarne una quantità sufficiente; negli adulti è considerata semi-essenziale in quanto viene anche sintetizzata nel ciclo dell’urea.

La L-Arginina è coinvolta in diverse vie metaboliche; tra queste, è particolarmente rilevante la conversione in citrullina tramite l’enzima ossido nitrico sintasi che determina la produzione di Ossido Nitrico.

L’NO è un mediatore endogeno di processi biologici quali la vasodilatazione e la trasmissione degli impulsi nervosi e viene prodotto dall’endotelio come modulatore del tono vascolare. L’endotelio è il tessuto che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni, linfatici e del cuore.

La produzione di livelli adeguati di NO nell’endotelio vascolare è fondamentale per la regolazione del flusso sanguigno e per la vasodilatazione.

Da qui ne è derivato l’interesse medico scientifico per la L-Arginina e per il suo potenziale ruolo nella modulazione della funzione endoteliale, in quanto precursore dell’NO.

Diverse pubblicazioni indicano che l’assunzione di L-Arginina possa aumentare i livelli di NO nelle cellule endoteliali ed epiteliali. Questo aumento dei livelli intracellulari di NO permette di ridurre la pressione arteriosa e i potenziali danni d’organo ad essa correlati.

Una revisione della letteratura in questo campo, condotta dal Professor Gaetano Santulli (nella foto), Professore e Ricercatore all’AE College of Medicine di New York, e dal suo team, ha portato alla conclusione che la supplementazione di L-Arginina possa essere una strategia terapeutica promettente per disturbi come la malattia coronarica, l’insufficienza cardiaca e la malattia delle arterie periferiche.

Tutto questo, come affermato dal Prof. Santulli nella sua review, ha particolare rilevanza oggi, alla luce delle complicanze cliniche dell’infezione da COVID-19: “La disfunzione endoteliale è una delle principali cause di diverse condizioni patologiche che interessano il sistema cardiovascolare, tra cui ipertensione, aterosclerosi, diabete e aterotrombosi – afferma il Professor Santulli. – Nell’aprile 2020, siamo stati il primo gruppo a dimostrare che le manifestazioni sistemiche osservate nella malattia da coronavirus potrebbero essere spiegate da una disfunzione endoteliale preesistente. Infatti, alterazioni della funzione endoteliale sono state correlate a ipertensione, diabete, tromboembolia e insufficienza renale, tutte presenti, in misura diversa, nei pazienti COVID-19. Altri ricercatori hanno successivamente confermato la nostra opinione. Per questi motivi, sulla base degli effetti positivi della L-arginina sulla funzione endoteliale, possiamo ipotizzare che l’integrazione di L-arginina possa essere utile a contrastare la disfunzione endoteliale nei pazienti COVID-19, senza nessun effetto collaterale. Nel complesso, i dati disponibili in letteratura supportano e incoraggiano l’uso della supplementazione di L-Arginina nei disturbi cardiovascolari, soprattutto nella prevenzione dell’evoluzione dell’ipertensione e dell’aterosclerosi – sostiene il Professor Santulli. Ad oggi, una dose integrativa di circa 3 g/giorno di L-Arginina sembra essere efficace nel favorire l’aumento dei livelli di NO, con positivo riscontro sulla funzione endoteliale, senza effetti tossici.

Lo stesso meccanismo d’azione giustifica l’integrazione di L-Arginina negli sportivi. In soggetti sani, infatti, in cui i livelli di L-Arginina circolante sono tali da saturare i meccanismi enzimatici per la sintesi di NO, la supplementazione di L-Arginina induce un aumento della vasodilatazione, favorendo l’ossigenazione dei tessuti e il recupero dopo lo sforzo.

Inoltre, l’aumentata biodisponibilità di NO ha mostrato significativi effetti nella riduzione dell’attivazione di geni pro-infiammatori e dei livelli di espressione di molecole di adesione endoteliali, grandi contribuenti nell’evoluzione della patologia aterosclerotica.

Sulla base di queste evidenze scientifiche l’Ospedale Cotugno di Napoli ha dato conferma dell’impiego di L-Arginina nei pazienti ricoverati per patologia da COVID-19 dal mese di ottobre 2020.

Il professor Giuseppe Fiorentino, Primario di Pneumologia e responsabile dei reparti di terapia di bassa intensità e sub-intensiva COVID-19, ha dichiarato: “Abbiamo aggiunto alle cure la L-Arginina, un integratore che spesso assumono gli sportivi e che sembra proteggere l’endotelio aumentando la disponibilità di ossigeno nel microcircolo”.

Con riferimento all’esperienza dell’Ospedale di Cotugno di Napoli e, in particolare, del reparto gestito dal Prof. Fiorentino, l’approccio terapeutico ha subito una significativa evoluzione tra la prima e la seconda ondata.

Inizialmente, infatti, la terapia sub-intensiva prevedeva la ventilo-terapia non invasiva, accompagnata da ventilazione cPAP, ossigenoterapia ad alti flussi, somministrazione di steroidi, cortisone e antibiotici, terapia integrativa con multivitaminici e idratazione.

Con l’arrivo della seconda ondata, l’integrazione multivitaminica è stata sostituita dalla somministrazione di 2 flaconcini/die di L-Arginina, uno al mattino e uno alla sera. Questo nuovo approccio è risultato clinicamente efficace già dopo due settimane di trattamento determinando un recupero più rapido della funzionalità respiratoria e la precoce negativizzazione dei pazienti. In particolare, la terapia ha mostrato effetti favorevoli sui tempi di dimissione, sul recupero del numero di linfociti e sul rapporto P\F tra pO2 arteriosa e FiO2 inspirata. Per quest’ultimo parametro si riscontra quasi un raddoppio della velocità di recupero.

“A fronte dell’osservazione di questi risultati e con l’obiettivo di sistematizzare e condividere queste osservazioni con la Comunità Scientifica,” continua il Professor Fiorentino, “il nostro Ospedale ha avviatouno studio clinico randomizzato, a gruppi paralleli, controllato in doppio cieco verso placebo, per valutare se l’aggiunta alla terapia standard di due flaconcini al giorno di L-Arginina, per via orale, in soggetti affetti da COVID19 sia utile per produrre un miglioramento della prognosi nei pazienti affetti da questa patologia”.

Il protocollo di studio prevede che dei 300 pazienti ospedalizzati per infezione da Covid-19 con positività del test molecolare, 150 saranno trattati con L-Arginina e 150 con Placebo.