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Il nuovo microinfusore di insulina mylife YpsoPump, sviluppato dall’azienda svizzera Ypsomed, ha l’obiettivo di coniugare qualità di vita, appropriatezza e sostenibilità nella terapia del diabete tipo 1.
Piccolo e discreto, leggero, essenziale, dotato di un touchscreen intuitivo con solo 7 icone e pratico da ricaricare, grazie alle cartucce di insulina pre-riempite: l’innovativo device è il primo microinfusore “economicamente sostenibile”, che consente al SSN di ottimizzare l’uso delle risorse fino al 70%, offrendo così la possibilità di ampliare considerevolmente il numero di pazienti trattati. Dopo il lancio in Germania, Olanda, UK e Repubblica Ceca, Mylife™ YpsoPump sarà a breve disponibile anche in Italia e verrà presentato alla comunità medica al XXI Congresso Nazionale AMD – Associazione Medici Diabetologi.
Il diabete di tipo 1 colpisce circa 300.000 italiani, tra adulti e bambini, con un trend in continua crescita. Si tratta di una patologia cronica autoimmune, caratterizzata dall’incapacità del pancreas di produrre insulina, e richiede, per tutta la vita, la somministrazione dell’ormone tramite iniezione sottocute, al fine di regolare i livelli ematici di glucosio.
Numerosi studi confermano che la terapia insulinica con microinfusore ha rivoluzionato negli ultimi decenni le cure, permettendo una maggiore flessibilità, un migliore controllo del profilo glicemico e una riduzione del rischio di complicanze, quali seri episodi di ipoglicemia, problemi cardiovascolari, neuropatie, retinopatie e amputazioni. Nonostante i vantaggi clinici finora documentati, il ricorso a questa tipologia di trattamento è ancora poco diffuso in Italia e disomogeneo tra le diverse Regioni. Il costo più elevato, il tempo necessario per la formazione del paziente e la mancanza di personale sono spesso fattori di ostacolo alla sua adozione.
“Rispetto alla modalità classica di somministrazione sottocutanea multi-iniettiva, la terapia intensiva con microinfusori continui di insulina ha mostrato un miglior controllo glicometabolico in pazienti con diabete tipo 1 di lunga durata e una netta riduzione delle ipoglicemie”, spiega Paolo Pozzilli, Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Direttore UOC Endocrinologia e Diabetologia, Università Campus Bio-Medico di Roma. “In Italia sono circa 12-14.000 le persone diabetiche trattate con microinfusore: benché destinato ad aumentare, il dato è ancora molto basso se confrontato con gli altri Paesi europei, dove la terapia con CSII è seguita dal 5 al 15% dei pazienti, mentre negli USA la percentuale è vicina al 40%. Le tecnologie sviluppate negli ultimi anni hanno reso i dispositivi sempre più sofisticati, offrendo la possibilità di personalizzare la terapia in base alle caratteristiche della persona. Oggi abbiamo tre sistemi di microinfusione: quelli tradizionali, che consentono di regolare l’infusione basale con diverse velocità, secondo il momento della giornata; le pompe-cerotto senza cateteri, compatte e impermeabili, che si applicano sulla pelle e non devono essere scollegate in caso di sport o se si fa una doccia; i sistemi di monitoraggio glicemico continuo, con sensore sottocutaneo che rileva la concentrazione di glucosio nel liquido interstiziale del derma, impiegati in combinazione col microinfusore o integrati in esso. Più diventano complessi i sistemi di microinfusione, maggiore sarà l’impegno che richiederanno a livello economico e di addestramento. Disporre di varie opzioni – dalle più sofisticate a quelle più essenziali, a costi sostenibili – consente al diabetologo di scegliere la soluzione più appropriata, in funzione delle reali esigenze del paziente, e rappresenta un’ulteriore opportunità per ampliare l’accesso alla microinfusione”.
“L’incremento della prevalenza e incidenza del diabete tipo 1 e le recenti innovazioni in campo tecnologico costringono ad affrontare il tema della sostenibilità futura nella gestione della patologia”, afferma Giorgio Lorenzo Colombo, Docente di Organizzazione Aziendale, Università degli Studi di Pavia, e Direttore Scientifico del Centro di ricerca S.A.V.E. Studi di Milano. “Le ultime analisi indicano una spesa media annua a paziente fino a oltre 5.000 euro (6) considerando anche le complicanze della malattia, che hanno un notevole impatto clinico ed economico: solo un quarto circa dei pazienti, infatti, raggiunge gli obiettivi terapeutici. Nonostante l’infusione continua di insulina sia lo strumento d’elezione per ottenere un compenso metabolico ottimale, la sua diffusione nel nostro Paese è ancora ostacolata da evidenti problemi di budget. Per assicurare a tutti la migliore assistenza possibile, diventa fondamentale ragionare in termini di appropriatezza delle cure. L’offerta attuale di soluzioni sempre più complesse, come i sistemi dotati di sensore integrato, si associa a un aumento significativo dei costi, che impedisce l’accesso alla tecnologia a tanti pazienti desiderosi di passare dalle iniezioni multiple alla terapia con microinfusore. Molti diabetici, però, non necessiterebbero di sistemi di microinfusione tanto sofisticati. Se i prescrittori avessero a disposizione dispositivi di qualità ma più essenziali, innovativi rispetto alla terapia multi-iniettiva ma meno complessi e quindi meno costosi dei SAP, si potrebbe determinare un utilizzo più efficiente delle risorse e un ampliamento dell’accesso a cure costo-efficaci, riducendo così le complicanze e le relative ricadute economiche, a breve e lungo termine”.
Proprio per rispondere alle sfide che i sistemi sanitari oggi si trovano ad affrontare, nella presa in carico del diabete di tipo 1, nasce mylife™ YpsoPump. Affidabile, comodo da utilizzare e di facile training, il nuovo microinfusore che semplifica la cura è l’unico interamente realizzato in Europa, per la precisione in Svizzera; è compatibile con numerosi glucometri e, grazie al set di infusione ruotabile a 360°, assicura una maggiore libertà di movimento. Nella sua essenzialità, YpsoPump® garantisce il mantenimento di un elevato standard nella terapia insulinica, migliorando il controllo glicemico rispetto alla multi-iniettiva e ottimizzando l’uso delle risorse del 30-70%: in altri termini, potrebbe consentire di trattare con la microinfusione fino al triplo dei pazienti, rispetto ai sistemi “full-optionals”, sicuramente utili per gruppi selezionati di utenti.
“Per una gestione più serena della sua patologia, la persona diabetica ha fondamentalmente tre desideri”, rivela Albino Bottazzo, Presidente FAND – Associazione Italiana Diabetici. “In primo luogo, vorrebbe che i trattamenti fossero più equi e uniformi in tutta Italia, con centri di riferimento cui potersi affidare e modalità di rimborso uguali, a prescindere dalla Regione di residenza. Le tecnologie per la microinfusione di insulina, inoltre, dovrebbero essere più facilmente accessibili per i pazienti ancora in terapia multi-iniettiva, in funzione delle loro caratteristiche e delle necessità cliniche, determinate dal team diabetologico. Infine, il diabetico vuole condurre una vita normale, senza doversi occupare in modo intensivo della propria condizione, sentendosi ‘malato’: è quindi fondamentale che i device abbiano tra le loro caratteristiche la semplicità d’uso, oltre a costi compatibili con la situazione economica generale. La FAND si batterà sempre a tutela dei pazienti italiani, affinché queste aspirazioni possano concretizzarsi nella realtà quotidiana”.