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Due importanti lavori scientifici, frutto della collaborazione pluriennale tra la Cardiologia Ciriè, diretta dal dottor Gaetano Senatore, e l’Università della Svizzera Italiana di Lugano, la cui cattedra di Cardiologia è diretta dal professor Giovanni Pedrazzini, sono stati presentati al Congresso della Società Europea di Cardiologia che si è svolto a Barcellona dal 26 al 29 agosto. Un Congresso che rappresenta il momento di confronto annuale della comunità cardiologica europea e mondiale, nell’ambito del quale si presentano le avanguardie della ricerca scientifica in campo cardiovascolare e si confrontano esperti provenienti da tutto il mondo.

Il primo lavoro, dal titolo “Restoration of life expactancy after transcatheter mitral valve repair in the MitraSwiss registry, è stato presentato nella sezione dei late breaking clinical trials dal dottor Luigi Biasco, cardiologo interventista presso la Cardiologia Ciriè e ricercatore presso l’Università della Svizzera Italiana. Il dottor Biasco ha confrontato la sopravvivenza a cinque anni di più di 1.100 pazienti, arruolati in 10 centri, con insufficienza mitralica severa, una malattia di una delle valvole cardiache che impedisce una normale funzione cardiaca. I pazienti sono stati sottoposti a riparazione percutanea, cioè con una metodica che ha consentito la riparazione della valvola senza necessità di un intervento cardiochirurgico. La procedura è stata, infatti, eseguita mediante una tecnica definita “edge to edge”, ottenuta tramite impianto di dispositivo Mitraclip, una pinzetta che viene posizionata a livello della valvola mitralica avanzandola attraverso le vene della gamba sino a raggiungere il cuore.

Lo studio ha comparato la sopravvivenza dei pazienti arruolati nel registro MitraSwiss con la sopravvivenza attesa della popolazione generale di pari età e sesso. Questo lavoro dimostra come, dopo l’intervento, i pazienti anziani con età superiore a 80 anni siano coloro nei quali si riescano ad ottenere i migliori risultati in termini di ripristino dell’aspettativa di vita, senza doverli esporre ai rischi connessi con un intervento chirurgico. Questi risultati, insieme alle evidenze derivate da numerosi trial clinici, consentiranno di adottare in maniera più estesa questa metodica percutanea nei soggetti anziani, che più raramente possono giovarsi di una correzione chirurgica.

Grazie allo sviluppo di un percorso di screening dedicato, effettuato completamente all’interno delle strutture aziendali dell’ASL TO4, tale metodica è disponibile per i pazienti del territorio, garantendo alla popolazione la possibilità di giovarsi rapidamente di una terapia innovativa, con grande possibilità di beneficio clinico e prognostico, e ai sanitari la possibilità di una progressione professionale sul piano tecnico e scientifico.

Il secondo studio, dal titolo “Association among myocardial injury and mortality in Influenza: a prospective cohort study”, ha valutato la possibilità di predire il rischio di complicanze a breve termine e la mortalità a breve e lungo temine dei pazienti ricoverati per influenza. Il lavoro, che è stato pubblicato lo scorso 29 agosto sulla rivista scientifica “International Journal of Cardiology”, si è basato sulla misurazione di un semplice esame di laboratorio, la troponina T ad alta sensibilità, un marker routinariamente utilizzato per porre diagnosi di infarto miocardico acuto.
Questo studio ha dimostrato come anche un lieve incremento della troponina al di sopra della soglia di normalità possa predire il rischio di ricovero in rianimazione, di intubazione e di mortalità a breve e a lungo termine, rappresentando un ulteriore strumento capace di fornire informazioni prognostiche ai medici coinvolti nella gestione dell’urgenza/emergenza.