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Un allenamento all’aria aperta per i pazienti in ossigenoterapia. Grazie a percorsi in parchi e aree naturali. È quanto si propone uno studio innovativo promosso dal dottor Paolo Banfi e coordinato dalla dottoressa Laura Fagetti dell’Unità Operativa di Pneumologia Riabiltativa dell’IRCCS “Don Gnocchi” di Milano.

Grazie al contributo di AMOR che ha sviluppato e finanziato il progetto, verrà inizialmente coinvolto un campione di pazienti adulti affetti da Broncopneumopatia Cronico-Ostruttiva, che sono attualmente in ossigenoterapia e sono seguiti dalla Fondazione Don Gnocchi, oltre che assistiti dalla stessa associazione AMOR per ottimizzare la loro indipendenza funzionale, la partecipazione sociale e il benessere.

L’iniziativa verrà presentata il 7 settembre, alle ore 15, nel corso di un workshop interattivo presso la palestra di riabilitazione respiratoria dell’IRCCS milanese e prevede un fitto calendario di uscite e iniziative tra l’autunno e l’inverno.
«Il progetto – spiega Laura Fagetti – sarà sviluppato grazie anche alla collaborazione dell’associazione “Sentierando”, con un calendario di otto uscite a cadenza settimanale, dove verranno proposti ai pazienti, a non oltre 800 metri di quota, escursioni di lunghezza fra 1 e 4 chilometri, senza eccessivo dislivello, con l’accompagnamento di un medico pneumologo, di un fisioterapista e di una guida di media montagna. I risultati che ci attendiamo sono una riduzione della percezione della dispnea, un aumento della tolleranza allo sforzo, una riduzione della frequenza di riacutizzazioni, un miglioramento della qualità della vita e una maggiore aderenza all’esercizio fisico sul lungo termine».

Le uscite, dal 14 settembre al 17 novembre, vedranno pazienti e operatori recarsi in alcune fra le più suggestive mete naturalistiche della Lombardia, quali l’Oasi della Faggiana nel Parco regionale del Ticino, la palude di Colico (Lc), il Parco del Ticino nella zona del Panperduto, le cascate dell’Acquafraggia nel Parco regionale delle Marmitte dei Giganti a Chiavenna (So), la Val Ravella nel Parco dei Corni di Canzo (Co), il Parco di Montevecchia (Lc), Ispra e il lago Maggiore (Va) e il Campo de Boi a Lecco.

«Il campione di otto persone – aggiunge la dottoressa Fagetti – verrà reclutato fra pazienti dell’Unità di Riabilitazione cardiorespiratoria dell’IRCCS “Don Gnocchi” di Milano e tra pazienti dell’associazione AMOR, con l’obiettivo di favorire un nuovo percorso di potenziamento muscolare con l’attività fisica nel paziente affetto da BPCO al di fuori dei soliti schemi ambulatoriali, prospettando nel contempo un miglioramento della tolleranza all’esercizio fisico nei soggetti coinvolti. Nelle settimane in cui non ci saranno escursioni, sono previste altre uscite a cadenza settimanale presso un parco urbano, dove verranno proposte da una a due ore di cammino, unitamente a esercizi di rinforzo degli arti, sotto la guida di un fisioterapista respiratorio, con l’obiettivo tra l’altro di stimolare per il futuro la frequenza di percorsi outdoor da parte di pazienti che possono continuare in autonomia nel tempo».
Le valutazioni cliniche relative allo studio verranno effettuate prima dell’inizio del programma, dopo tre uscite e al termine del programma stesso, dopo sei o otto uscite, con successivi riscontri a tre e sei mesi dopo il termine.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la BPCO è una delle patologie più diffuse – ampiamente sottovalutata e sottodiagnosticata – tra le principali cause di morte e di invalidità a livello mondiale. In Italia l’incidenza della patologia dopo i 40 anni è del 5-10% e sale al 20% in forma moderata e severa dopo i 70 anni. È al terzo posto tra le cause di decesso, dopo malattie cardiovascolari e tumori.
«La BPCO – sottolinea il dottor Banfi – è una malattia comune, caratterizzata da sintomi respiratori persistenti e da limitazione al flusso aereo. Si tratta di una patologia dovuta ad anomalie delle vie aeree o alveolari, di solito causate da una significativa esposizione a particelle nocive o gas». I sintomi respiratori più comuni sono la dispnea, la tosse o l’espettorazione e purtroppo in molti casi si tratta di sintomi che non sono considerati a sufficienza dai pazienti. Il principale fattore di rischio è il fumo di tabacco, ma altre situazioni ambientali come l’esposizione a combustibile da biomassa e l’inquinamento atmosferico possono contribuire alla sua insorgenza.

«Sebbene sottovalutata – conclude il dottor Banfi -, l’inattività fisica è una reale causa che contribuisce al peggioramento clinico nel paziente con BPCO, visto che altera importanti fenotipi, come il consumo di ossigeno, la massa e la forza muscolare scheletrica e compromette anche l’aspetto cognitivo. L’esercizio fisico è ampiamente considerato come la pietra miliare della riabilitazione polmonare nei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva ed è stato identificato come il miglior mezzo disponibile per migliorare la funzione muscolare e la tolleranza all’esercizio, per alleviare la dispnea e l’affaticamento, migliorare la funzione emotiva e aumentare il senso di controllo che i pazienti hanno sulla loro condizione».