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RomAil, la sezione di Roma dell’Ail, Associazione italiana contro le leucemie, linfomi e mieloma, ha presentato la nuova TAC-Tomografia Assiale Computerizzata donata all’Ematologia del Policlinico Umberto I. Il progetto si è concretizzato grazie alla solidarietà di persone e aziende che sostengono le attività dell’Associazione e permetterà di garantire maggiore efficienza e protezione ai numerosi pazienti che RomaAil sostiene con impegno e dedizione da ormai 35 anni.

Nel corso di questa lunga pandemia l’assistenza ai malati è proseguita, nel rispetto di tutte le precauzioni necessarie, grazie alla determinazione e alla solidarietà che è alla base dello stretto legame tra il Policlinico Umberto I e RomAil, unione iniziata oltre 30 anni fa grazie all’attività di Franco Mandelli, illustre ematologo e docente della Sapienza, che ha ricoperto per anni la carica di Presidente Ail.

La presenza di una TAC all’interno di Ematologia, la cui sede è distaccata dall’Azienda Policlinico Umberto I di Roma, permette di eseguire in sede gli esami necessari ai pazienti che ne hanno bisogno, senza doverli trasportare in ambulanza presso la Radiologia centrale, esponendoli al rischio di infezioni – in particolar modo nel delicato momento di emergenza attuale – oltre a consentire un maggior numero di esami e di migliore qualità.

La nuova TAC, un modello Optima CT 520 della General Electric, è stata inaugurata alla presenza, tra gli altri, del Prof. Maurizio Martelli, Direttore UOC Ematologia, dell’Azienda Policlinico Umberto I e della Presidente della ROMAIL, Maria Luisa Viganò, con uno speciale saluto della Rettrice dell’Università La Sapienza di Roma, Prof.ssa Antonella Polimeni.

“Questo Tomografo Computerizzato è di ultima generazione – ha spiegato il Prof. Maurizio Martelli, Direttore UOC Ematologia, dell’Azienda Policlinico Umberto I– e consente di eseguire immagini di elevata qualità, che si traducono in una possibilità diagnostica più precisa e tempestiva per i pazienti.

E’ fondamentale poter disporre, all’interno dell’Ematologia, di una apparecchiatura efficiente per poter garantire ai pazienti ematologici livelli qualitativi adeguati agli standard richiesti ad un centro specialistico ematologico. Inoltre la nuova TAC permetterà di svolgere gli esami necessari a tutti i pazienti adulti e pediatrici che ne hanno bisogno, senza necessità di trasporto con l’ambulanza presso la Radiologia Centrale con il rischio di esposizione ad infezioni, in particolar modo nel momento attuale di emergenza oltre al disagio per pazienti già fragili, immunodepressi e con seria instabilità clinica. Una lotta come questa non può conoscere momenti di stasi ed è per questo che nel corso della pandemia le attività non si sono mai fermate e ci siamo preoccupati da un lato di proteggere i nostri malati e tutti gli operatori sanitari, dall’altro di garantire gli stessi livelli di cura ed assistenza”.

La Presidente ROMAIL, Maria Luisa Viganò ha colto l’occasione per condividere un ricordo del Prof. Franco Mandelli e dei 35 anni di impegno di ROMAIL a favore dei pazienti ematologici in cura a Roma e provincia “Il prof. Mandelli è stato il mio Maestro anche se non sono un medico. Mi ha insegnato ad essere Volontaria e ad accogliere una faticosissima eredità: la guida di ROMAIL. Mi ha insegnato che i temi centrali sono la fratellanza e l’uguaglianza poiché servono per entrare in “consonanza” con l’essere umano, il quale anche se malato, è prima di tutto una persona. È il sentimento di pietas umana che ci deve guidare, infondendo comunque fiducia e speranza. Per tale ragione – spiega la Presidente di ROMAIL – non ci siamo mai fermati. Abbiamo mantenuto attivo il supporto alle Cure Domiciliari, l’accoglienza in Casa AIL “Residenza Vanessa”, l’assistenza psicologica, il sostegno all’Ospedale. Ed abbiamo effettuato una raccolta fondi straordinaria per donare la nuova TAC. 220 mila euro in pochi mesi grazie ad una cordata solidale di realtà come la Banca d’Italia, Unicredit, Bracco Imaging Italia, grandi e generosi donatori, centinaia di sostenitori ed una catena virtuosa di compleanni Facebook dedicati al progetto”.

Si tratta di una grande conquista per l’Azienda Policlinico Umberto I e la ROMAIL. Il prof. Carlo Catalano, direttore del Dipartimento di Radiologia ne ha spiegato il funzionamento. “La TAC che avevamo in funzione in Ematologia, a 4 strati, era un modello obsoleto, al momento dell’installazione assolutamente innovativa, ma ormai dopo oltre 20 anni, non più adeguata alle esigenze cliniche, ha spiegato il prof. Catalano. L’apparecchiatura appena installata, a 32 strati, raccoglie tutte le innovazioni tecnologiche degli ultimi anni, velocità di acquisizione, elevata risoluzione spaziale e temporale ed utilizzo di basse dosi di raggi X. Mi piace soprattutto soffermarmi su quest’ultimo aspetto: infatti i pazienti con patologie ematologiche devono necessariamente essere sottoposti a numerosi esami radiologici nel tempo, per valutare la risposta alla terapia ed escludere la presenza di complicanze. E’ compito principale del medico radiologo – ha continuato il Prof. Catalano – far sì che il paziente riceva la minor dose radiante possibile a fronte di un esame altamente diagnostico: con questa nuova apparecchiatura finalmente abbiamo raggiunto questo obiettivo. E’ inoltre importante sottolineare che le immagini ad alta risoluzione e le acquisizioni tridimensionali ottenibili con questa apparecchiatura potranno essere utilizzate anche per giovarsi delle tecnologie inovative di Intelligenza Artificiale per definire caratteri precisi di una patologia rispetto ad un’altra ed indirizzarci sempre più verso una medicina ed una radiologia di precisione”.

“Le Cure domiciliari, sono più che mai fondamentali in questa fase di emergenza – ha dichiarato Claudio Cartoni – Responsabile cure palliative e domiciliari UOC Ematologia, Azienda Policlinico Umberto I.

Le persone con malattie ematologiche presentano spesso caratteristiche cliniche che hanno un forte impatto sulla loro qualità della vita, quali una condizione di fragilità per l’età avanzata, la mancanza di energia, il dolore, la disabilità legata alle fratture ossee, l’anemia e la presenza di gravi infezioni. Di conseguenza, la possibilità per i pazienti di accedere alle cure specifiche in un setting ambulatoriale è a volte ostacolata dalla presenza di tali problemi, che possono presentarsi non solo all’esordio della malattia ma anche durante il suo decorso. Il programma di continuità assistenziale per cure palliative e domiciliari ematologiche è stato avviato grazie al significativo contributo di ROMAIL presso la UOC di Ematologia dell’Azienda Policlinico Umberto I allo scopo di assistere pazienti emopatici adulti e pediatrici fragili, non autosufficienti, o in fase avanzata di malattia. Tale attività viene svolta da un’equipe multi-professionale, Unità di Cure Palliative e Domiciliari proprio con lo scopo di migliorare la qualità della vita dei pazienti fornendo al domicilio dei pazienti visite ematologiche, emotrasfusioni, terapie antineoplastiche, terapie per le complicanze da chemioterapia e da trapianto di cellule staminali emopoietiche, interventi di tipo psicologico, sociale e riabilitativo”.

Come ha testimoniato Maria Luisa Bonazza, paziente ROMAIL che ha descritto come un nido protetto la “sua” Ematologia. “La mia storia inizia dalla scoperta della vita dentro di me, una sorellina o un fratellino per il mio piccolo Jacopo; ma sentivo di spegnermi giorno dopo giorno e la mancanza di forza si univa a segni strani sul mio corpo, come lividi e linfonodi, che destavano in me mille dubbi. Quanto più la vita cresceva dentro di me, tanto più mi indebolivo. L’emocromo rivelò che i linfociti si riproducevano all’impazzata: 90% di blasti, Leucemia Linfoide Acuta, la diagnosi. Il ricovero mi portò via da mio figlio di 21 mesi, dalle mie sicurezze quotidiane, dalle abitudini; c’eravamo io e mio marito, in una stanzetta del pronto soccorso, distrutti ed esanimi, senza più lacrime, stretti in un inconsolabile abbraccio. Intanto la vita continuava a crescere dentro di me, mi chiedevo come si fosse generata in un corpo già malato, come facesse a crescere, ma la risposta arrivò tanto tempo dopo, quando compresi che forse aveva avuto il compito di rivelarmi il più velocemente possibile che stavo male. Dal giorno in cui gli dissi addio, iniziarono le cure, difficili, la presa di coscienza, lì dentro, dove i dottori si prendevano cura di me, con sorrisi rassicuranti, abbracci e parole che davano coraggio, mentre la mia compagna di stanza infondeva in me quel concetto astratto, ma concreto, di speranza.”.