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“Quella della sanità del Lazio è una situazione difficile. Abbiamo 22,3 miliardi di debiti. C’è bisogno di un ripensamento generale. Con il Governo stiamo dialogando continuamente e non c’è un rischio immediato di commissariamento per la sanità del Lazio. C’è un tema di ospedalizzazione romanocentrica che va rivista. Sono chiamato a fare scelte dolorose di riorganizzazione”. In questo quadro generale, ha sottolineato Rocca: “Quello del farmacista è un ruolo essenziale per la vita delle aziende sanitarie e ospedaliere.” Con queste parole, il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha aperto gli Stati generali della professione farmaceutica organizzati dal sindacato dei farmacisti Ssn SiNaFo e da SiFaCT, società italiana di Farmacia clinica e terapia, che si sono tenuti a Roma il 4 e il 5 maggio scorso.

Il progetto, proposto dal sindacato dei farmacisti che lavorano all’interno del SSN, e condiviso da SIFaCT,  nasce dalla necessità di esplicitare l’evoluzione della professione che è cambiata nella pratica, ma non a livello di legislazione che la regola. L’iniziativa è stata svolta in partnership con FOFI e con le Scuole di Specializzazione in Farmacia Ospedaliera.

Ma il tema del ruolo del farmacista sia ospedaliero che territoriale, il suo rapporto con il Sistema sanitario nazionale, interessa tutte le regioni, non solo il Lazio. Per Roberta Di Turi, Segretario Generale del Sindacato SiNaFo e Direttore Dipartimento dei Servizi – UOC Farmacia Ospedaliera ASL Roma 3, quella del farmacista ospedaliero e territoriale “è una professione strategica nel garantire la sostenibilità del sistema sanitario grazie a cure costo/efficaci e sicure. Un ruolo che i dirigenti farmacisti esercitano in pochi, solo 2.852 e quasi tutte donne, gestendo 16 macroaree per 106 linee di attività ospedaliera e 16 macroaree per 97 linee di attività farmaceutica territoriale. Ce ne vorrebbero almeno 8500, considerato che controllano e governano la gran parte dei 32,2 miliardi di spesa farmaceutica nazionale totale sia pubblica che privata. Ovvero quasi il 2% del PIL nazionale”.

“SiFaCT ha aderito alla proposta di SiNaFo di partecipare a questo evento Stati generali, proprio perché siamo arrivati ad un momento della nostra professione in cui la pratica ha superato di fatto ciò che è scritto nei decreti legislativi, ha sottolineato Francesca Venturini, Presidente della Società italiana di Farmacia clinica e terapia. “C’è bisogno di un adeguamento rispetto a quello che di fatto già facciamo, di un ammodernamento di quello che viene riconosciuto alla nostra professione, e di quello che sta succedendo a livello di evoluzione del sistema sanitario nazionale. Abbiamo bisogno sia di un rinnovamento della formazione, con un adeguamento ad elementi di farmacia clinica, sia un ammodernamento dei compiti e dell’organigramma di quella che è una farmacia ospedaliera.” E ancora ha proseguito “Abbiamo bisogno di un reale riconoscimento del servizio farmaceutico territoriale, con tutta la medicina di prossimità, e anche un riconoscimento in generale di tutti quelli che sono i nuovi compiti della professione. Noi siamo una società scientifica. Possiamo contribuire con programmi formativi, di ricerca, e con esempi portati avanti in alcune delle nostre strutture. Noi vorremmo che questi esempi diventassero sistema”.

Il vicepresidente FOFI Luigi D’Ambrosio Lettieri sottolinea come in parallelo al moltiplicarsi delle attività della farmacia ospedaliera, il nostro Ssn già alle prese con problemi di finanziamento, oggi risente della carenza sia di medici sia di farmacisti, che non si risolve né “in due mesi” né solo con la programmazione dall’alto, ma con un cambio di visione culturale degli stessi professionisti della salute. “Oggi si lavora per silos, ognuno per sé, a dispetto delle necessità di continuità ospedale-territorio. Serve da parte nostra un cambio culturale sull’approccio di lavoro, servono team multidisciplinari ed interprofessionali che si ispirino a percorsi condivisi.”