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La palestra di riabilitazione tecnologica dell’arto superiore dell’IRCCS “Don Gnocchi” di Firenze si è arricchita di un nuovo dispositivo robotico: si chiama Gloreha workstation, è frutto della ricerca italiana ed è il primo esemplare installato e operativo in Toscana.

«I fisioterapisti già esperti in riabilitazione robotica hanno seguito una formazione specifica – spiega Francesca Cecchi, responsabile del Laboratorio di ricerca in Riabilitazione neuromotoria del Centro “Don Gnocchi” e professore associato di Medicina Fisica e Riabilitativa all’Università di Firenze –. Gloreha Workstation integra e completa la dotazione di dispositivi già presenti al Centro: questo robot assiste il movimento delle singole dita, mentre il paziente può osservare una simulazione 3D del movimento sullo schermo. Consente inoltre al paziente di svolgere esercizi funzionali e interagire con oggetti reali».

Il dispositivo fa eseguire al paziente movimenti che fanno parte della normale vita quotidiana, come afferrare, sollevare e spostare gli oggetti. Facile da utilizzare e per nulla invasivo, è indossato dal paziente come un guanto confortevole e leggero, collegato all’unità motori, in grado di generare la flesso-estensione delle dita della mano anche su pazienti privi di movimenti attivi volontari. Due supporti dinamici consentono inoltre al braccio di fluttuare nello spazio, come fosse in assenza di gravità.
Il tutto è arricchito da effetti video e animazioni 3D per rendere più coinvolgente l’adesione del paziente al programma, fornendo così effetti benefici sulla plasticità neuronale e sfidandolo a seguire attivamente gli esercizi.

Il robot è in grado anche di far eseguire al paziente programmi di lavoro intensivi, ripetibili e progressivi, amplificando gli effetti della riabilitazione tradizionale.
Questo non significa che il fisioterapista diventa superfluo: al contrario, il ruolo dell’operatore è essenziale ed estremamente delicato, perché è lui che imposta i programmi della macchina sulla base delle caratteristiche del paziente, del suo progetto riabilitativo, modificando e adattando l’assetto sulla base dei risultati raggiunti e del suo livello di adesione e partecipazione.

«Il dispositivo sarà utilizzato su pazienti con esiti da ictus, traumi cranici e altre patologie neurologiche – aggiunge Francesca Cecchi –, ma contiamo di utilizzarlo anche su pazienti ortopedici, che possono trarre beneficio sia sul recupero motorio che sul dolore».
Gloreha è già stato utilizzato al Centro “Spalenza-Don Gnocchi” di Rovato (Brescia) per uno studio che ha coinvolto una cinquantina di pazienti dai 50 ai 90 anni con osteoartrosi della mano per valutare l’efficacia dei trattamenti robotici, rispetto alla mobilizzazione manuale, nell’attenuazione della sensibilità al dolore.
«Anche a Firenze – conclude la professoressa Cecchi – contiamo di utilizzare il dispositivo ai fini della ricerca, per cui stiamo già collaborando con altri gruppi di esperti alla stesura di un progetto multicentrico».

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