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A un anno dall’inizio della pandemia da SARS Covid-19 e a dieci dalla legge 38 del 15 marzo 2010, Molteni Farmaceutici stila un primo bilancio: l’accesso a percorsi assistenziali nella cura palliativa si è trasformato significativamente, stimolando gli operatori del settore a cercare soluzioni innovative, grazie all’uso della tecnologia e della telemedicina, per garantire continuità terapeutica ai pazienti Covid e non.

Come spiega il Prof. Franco Marinangeli, referente area dolore e cure palliative della SIAARTI: “stavo già lavorando a un progetto di ricerca scientifica per un modello organizzativo basato sulla telemedicina: avevo già effettuato i primi test operativi, e questa è stata l’occasione per implementare e personalizzare la piattaforma destinata a queste linee di attività. Oggi si fa un gran parlare di telemedicina, ma non tutti i pazienti e non tutte le aree ne possono giovare appieno. A mio avviso le aree del dolore e delle cure palliative potrebbero beneficiare invece moltissimo di queste nuove tecnologie, garantendo peraltro un miglioramento certo in termini di efficacia, efficienza e qualità dei servizi erogati”.

L’iniziativa della prima rete domiciliare virtuale per le cure palliative è nata presso l’ASL Napoli2Nord dal dottor Federico Lucke, responsabile dell’ambulatorio di Medicina del Dolore del P.O. di Pozzuoli, con l’obiettivo di non abbandonare i pazienti che soffrono di dolore cronico in questa fase di emergenza. Nata ad aprile, ha curato oltre 500 pazienti, con una media di 20 pazienti al giorno. “Il nostro intento iniziale era quello di fare in modo che i pazienti evitassero di venire in ospedale rischiando contagi da Coronavirus”, spiega il dottor Lucke. “Per cui abbiamo impostato un semplicissimo sistema di video conferenza che ci consente di essere connessi con i pazienti e sulla base dei sintomi che evidenziano riuscire a misurare e dosare il giusto cocktail di farmaci per eliminare il loro dolore. Questo ambulatorio virtuale con una frequenza di una volta a settimana ci ha permesso inoltre, di entrare in contatto e di trattare per la prima volta pazienti che prima non potevamo vedere perché bloccati a casa in un letto da patologie diverse”.

L’ambulatorio virtuale, è fruibile attraverso i più comuni smartphone, tablet o pc, si rivolge a tutte quelle persone che necessitano di cure palliative come i pazienti oncologici, ma anche quelli affetti da dolori benigni, dolori alla colonna vertebrale, dolori articolari o dolori da herpes zoster. Grazie al supporto di una semplice tecnologia e con la collaborazione del famigliare o caregiver, i pazienti possono così essere visitati e ricevere il proprio trattamento farmacologico non invasivo.

Tra gli esempi più significativi su tutto il territorio nazionale, va segnalata anche l’esperienza della Asst Rhodense che dal 2018 utilizza la telemedicina in tutte le sue declinazioni operative, dal teleconsulto al telemonitoraggio del dolore fino alla televisita. Come spiega il dott. Michele Sofia, Direttore Dipartimento Funzionale Interaziendale di Cure Palliative e Terapia del Dolore dell’ASST Rhodense “Le tecnologie fornite in dotazione alle famiglie dei pazienti e agli operatori sanitari, come tablet e smartphone, consentono, l’invio di dati sanitari, video, foto e tutte le informazioni relative al monitoraggio del dolore. L’inserimento della Tecno-assistenza quale standard operativo per i malati più complessi in fase avanzata e terminale di malattia, ha permesso da un lato di ridurre gli accessi impropri in Pronto Soccorso e nei reparti per acuti, dall’altro lato di ottimizzare i carichi di lavoro dell’equipe di cure palliative domiciliare che, durante la pandemia, è riuscita a mantenere e rafforzare la relazione di cura con il paziente, nei casi di isolamento domiciliare”.