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Uno studio dell’Ematologia di Reggio che fornisce nuove osservazioni sull’efficacia a lungo termine dei trattamenti
iniziali per i pazienti con Linfoma Follicolare è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “Journal of Clinical Oncology”.
Lo studio è stato condotto dal professor Stefano Luminari (nella foto), coordinatore del programma di ricerca clinica
Oncoematologica attivo al Core, nella Struttura Complessa di Ematologia dell’Azienda Sanitaria Locale, IRCCS di
Reggio Emilia. Oltre al primo autore nel lavoro pubblicato sono presenti altri coautori reggiani, il direttore
dell’Ematologia dottor Francesco Merli e la dottoressa Angela Ferrari, medico ematologo. Il lavoro pubblicato si
inserisce tra le attività di ricerca clinica attiva presso l’Ematologia del Santa Maria Nuova, finalizzate a monitorare gli
effetti a lungo termine delle terapie ricevute dai pazienti con Linfoma ed è stato condotto nell’ambito delle iniziative
della Fondazione Italiana Linfomi che coordina esperti di linfomi di circa 150 centri italiani. Alla realizzazione ha
contribuito la Fondazione Grade Onlus.
La ricerca descrive in maniera accurata il rapporto tra i rischi e i benefici di tre modalità di trattamento immunochemioterapico e fornisce nuovi dati raccolti dopo 7 anni dalla terapia in un gruppo di 504 pazienti con Linfoma
Follicolare che presentavano malattia in stadio avanzato. Nello studio sono state confrontate le 3 modalità di
trattamento che nel 2005, anno di inizio della ricerca, rappresentavano le opzioni allora disponibili. L’elemento
comune ai tre gruppi di pazienti è stato l’utilizzo oltreché della chemioterapia anche dell’immunoterapia con
l’anticorpo monoclonale Rituximab. L’obiettivo dello studio era quello di capire se uno tra i regimi era superiore agli altri in termini di attività antitumorale e di tossicità.
I risultati dello studio hanno consentivo di osservare innanzitutto che i pazienti con linfoma follicolare sottoposti a
trattamento immunochemioterapico presentano un ottimo andamento della malattia: nonostante si registri una
recidiva nel 50% circa dei soggetti dopo la terapia iniziale la sopravvivenza complessiva è molto buona, pari all’84% dei
pazienti a 8 anni dopo la diagnosi. Nel confronto tra i trattamenti si sono osservate differenze nella capacità delle cure
di ridurre il numero dei pazienti con recidiva o in quella di limitare gli effetti collaterali acuti e tardivi. I dati descritti sono stati utilizzati dai ricercatori per definire la preferibile tra le tre opzioni in virtù della migliore attività antitumorale e del migliore profilo di tossicità. Nello studio è stata inoltre presentata un’analisi della sopravvivenza globale dei pazienti in cui non sono emerse differenze significative tra i tre trattamenti testati. Ciò è spiegabile con la disponibilità di numerose ed efficaci terapie per i pazienti recidivati che sono in grado di annullare le differenze inizialmente osservate. “Il lavoro – spiega il dottor Merli ‐ fornisce importanti osservazioni utili per i gli specialisti e per i pazienti e probabilmente contribuirà ad aggiornare le linee guida nazionali e internazionali. In particolare i medici con i nuovi dati a disposizione sono esortati a discutere con il paziente le diverse opzioni terapeutiche e a considerare nella scelta del trattamento anche il rischio di effetti collaterali acuti o ritardati. Lo studio pubblicato si aggiunge ad altre osservazioni analoghe che sostengono l’utilità che tutti i pazienti trattati con Linfoma Follicolare vengano sottoposti a controlli periodici ben oltre il classico periodo di 5 anni”.