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Il 1° ottobre è la Giornata Internazionale delle Persone Anziane, un’occasione per celebrare i nostri anziani e riconoscere le loro esigenze e le sfide che affrontano nella vita quotidiana. Uno degli obiettivi delle Nazioni Unite per i nostri connazionali di età più avanzata è condurre una vita piena, inclusiva e più sana. Godere di un buon udito, in modo da mantenere le relazioni sociali con amici e familiari, è un aspetto molto importante di tale obiettivo.

Infatti, dai risultati di un recente sondaggio condotto da MED-EL emerge quanto le “conversazioni con i propri cari” siano prioritarie nella lista dei suoni quotidiani che mancherebbero di più alle persone se perdessero l’udito.* Sentire le voci dei propri cari, avere una conversazione stimolante, ascoltare i suoni della natura e degli ambienti circostanti, godere dell’ascolto di buona musica: tutti questi suoni arricchiscono la vita quotidiana e sono momenti di gioia che gli anziani, nello specifico, riescono ad apprezzare profondamente. Inoltre, l’udito è in grado di mantenere attive le nostre capacità cognitive, migliora la memoria a breve termine e i tempi di reazione. Uno studio recente** ha dimostrato che la perdita dell’udito non trattata – problema facilmente evitabile attraverso le giuste soluzioni – è il primo fattore di rischio per la demenza.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, più del 25% delle persone sopra i 60 anni soffre di problemi uditivi – dato che sale a più del 45% se si considerano gli ultraottantenni. Poiché la durata della vita continua ad aumentare, aumenterà nel tempo anche la proporzione di persone che soffre di deficit uditivo. L’OMS prevede che, nel 2050, 700 milioni di persone nel mondo vivranno con una perdita uditiva gravemente limitativa.

La perdita dell’udito associata all’età è generalmente causata da difficoltà uditive che insorgono progressivamente nell’orecchio interno, spesso considerate un destino inevitabile dell’invecchiamento. Inoltre, le malattie tipiche che si manifestano con l’avanzare dell’età – come i problemi cardiovascolari, il diabete, l’ipertensione e l’arteriosclerosi – danneggiano l’udito. Nel corso della vita, anche i rumori forti come quello del traffico o la musica ad alto volume hanno un effetto dannoso sull’udito.

Di solito sono i parenti e gli amici a notare per primi la perdita progressiva dell’udito. Il peggioramento è talmente graduale che le persone colpite inizialmente compensano senza rendersene conto e si adattano al loro udito che cambia. “Le persone si abituano a convivere con la perdita uditiva; questa nuova condizione diventa per loro normale e dunque influenza la loro percezione di sé che si adatta progressivamente al nuovo stile di vita. “, afferma il Dr. Stefan Zimmer, Segretario Generale dell’Associazione Europea dei Produttori di Apparecchi Acustici.

Tra i segnali tipici della perdita uditiva negli adulti, troviamo: l’aumento del volume delle fonti sonore quotidiane, come la televisione, la radio o l’impianto musicale; chiedere alle persone con cui si dialoga di ripetere durante la conversazione; riscontrare problemi nelle conversazioni telefoniche; evitare deliberatamente la socializzazione e le discussioni di gruppo se non si è più in grado di seguire le conversazioni, perché le voci e il rumore di fondo creano confusione.

Per la maggior parte delle persone, la perdita uditiva insorge a 50 o 60 anni. Eppure, gli adulti con perdita uditiva aspettano in media 10 anni prima di cercare aiuto o decidere di utilizzare gli apparecchi acustici o gli impianti. Anche coloro che iniziano un percorso di diagnosi spesso non arrivano fino in fondo. 

Il Dr. Stefan Zimmer spiega: “In media, sulla base dei dati di 11 Paesi, circa tre persone affette da ipoacusia su quattro consultano un medico. Di queste, circa il 70% viene indirizzato ad uno specialista o ad un audiologo dopo la diagnosi medica, e di queste, il 73% sceglie un apparecchio acustico. È proprio in questa fase che riscontriamo i problemi, a causa degli alti tassi di abbandono in fase di adattamento, tassi che devono necessariamente essere ridotti al minimo”. Questo fenomeno si riscontra, nello specifico, tra le persone anziane con perdite uditive progressive: molti di loro preferiscono evitare le situazioni in cui si trovano in difficoltà, a causa della loro ipoacusia, piuttosto che adottare supporti tecnologici. Ciò che temono maggiormente è il rifiuto sociale: eppure gli studi dimostrano che le persone che hanno una perdita uditiva non trattata vivono una maggiore stigmatizzazione di quelle che usano dispositivi acustici. “Purtroppo esiste uno stigma connesso al deficit uditivo stesso”, spiega Il Professor Diego Zanetti, Direttore UO Audiologia della Fondazione IRCCS Ca’ Grande, Ospedale Maggiore Policlinico e Università di Milano. “È visto come un segno di anzianità, di limitata capacità di comprensione, e spesso è anche associato alla mancanza di capacità cognitiva. Al contrario, il deficit uditivo può essere trattato meglio se si ricorre, il più rapidamente possibile, alle giuste procedure tecniche e alla riabilitazione. La diagnosi tempestiva è essenziale per il successo dell’impianto: quando più i ricordi delle parole e dei suoni sono chiari, tanto più semplice è per il cervello imparare a sentire e capire nuovamente”.

Le persone affette da ipoacusia hanno anche difficoltà nella concentrazione. Inoltre, la perdita uditiva in età avanzata può anche avere implicazioni dirette sulla salute. Possono, ad esempio, riscontrare difficoltà nella comprensione delle spiegazioni e delle prescrizioni mediche, rischiando di non seguire correttamente le terapie indicate dal medico. Anche i rischi quotidiani aumentano: non sentire il suono degli allarmi antifumo o antincendio, non sentire il campanello o il telefono che suona. Inoltre, la sicurezza è ridotta se non si sentono i campanelli delle biciclette o il rumore delle auto in arrivo. La perdita uditiva aumenta anche il rischio di cadere, come spiega il dottor Stefan Zimmer: “Anche una perdita uditiva lieve, di 25 decibel o più, aumenta il rischio di caduta di quasi tre volte, rischio che si riduce considerevolmente per gli utenti con apparecchi acustici. La perdita uditiva non trattata rende in particolare le persone anziane a maggior rischio di disabilità”.

Inoltre, studi scientifici dimostrano che le persone con deficit uditivo sviluppano un maggiore rischio di demenza: l’assenza di stimolazione uditiva nel cervello conduce a una degenerazione delle strutture cerebrali, prima nel centro uditivo e successivamente nell’area cognitiva. “La perdita uditiva non trattata che comincia con la mezza età è di gran lunga il più grande fattore di rischio per il declino cognitivo e la demenza futura”, prosegue Zanetti.