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Vertex Pharmaceuticals e CRISPR Therapeutics hanno presentato nuovi dati su exa-cel, precedentemente noto come CTX001, provenienti dagli studi CLIMB-TDT-111, CLIMB-SCD-121 e CLIMB-131, che evidenziano il profilo di sicurezza di questa terapia in fase di sperimentazione nei pazienti affetti da beta-talassemia trasfusione-dipendente o da anemia a cellule falciformi.

“I risultati dei due studi clinici dimostrano l’impatto positivo che questa terapia ha avuto sui pazienti e non posso nascondere la soddisfazione”, ha dichiarato Franco Locatelli, Professore di Pediatria presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, Direttore del Dipartimento di Ematologia e Oncologia Pediatrica dell’IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. “Data la mancanza di terapie definitivamente curative per la maggior parte dei pazienti affetti da emoglobinopatie, non posso che dirmi entusiasta di far parte del team che ha sviluppato l’approccio del genome editing con le potenzialità di fornire ai pazienti una soluzione a questo bisogno terapeutico insoddisfatto”.

I dati presentati al Congresso della Società Europea di Ematologia riguardano 75 pazienti con un follow-up compreso tra 1,2 e 37,2 mesi dopo la somministrazione di exa-cel. I dati condivisi oggi includono pazienti italiani trattati in diversi paesi europei e nel Regno Unito.

Dei 44 pazienti con TDT, 26 avevano genotipi beta zero/beta zero o altri genotipi gravi simili a beta zero. Quarantadue dei 44 pazienti con TDT erano liberi da trasfusioni all’ultimo controllo, con un follow-up compreso tra 1,2 e 37,2 mesi.Due pazienti non liberi da trasfusioni hanno registrato una riduzione del volume trasfusionale del 75% e dell’89%. I pazienti TDT hanno registrato aumenti medi sostanziali dell’emoglobina fetale e corrispondenti incrementi dell’emoglobina totale media entro il terzo mese, con livelli medi di Hb totale che sono aumentati fino a >11 g/dLe poi mantenutinell tempo.

Tutti i 31 pazienti con SCD caratterizzati da crisi vaso-occlusive ricorrenti (media di 3,9 VOC all’anno nei 2 anni precedenti) erano liberi da VOC dopo l’infusione di exa-cel fino all’ultimo follow-up, con un follow-up compreso tra 2,0 e 32,3 mesi. I pazienti affetti da SCD presentavano livelli medi di HbF superiori al 20% al terzo mese, aumentando a una media di circa il 40% dopo il quarto mese.

I pazienti con TDT e SCD presentavano un editing stabile nel tempo. Inoltre, 21 pazienti con 1 anno o più di follow-up e 3 pazienti con 2 anni o più di follow-up, hanno dimostrato un editing stabile nel midollo osseo.

La sicurezza è stata in linea con il condizionamento mieloablativo con busulfano e il trapianto autologo di cellule staminali. Tutti i pazienti hanno riportato l’attecchimento di neutrofili e piastrine dopo l’infusione di exa-cel. Tra i 44 pazienti con TDT, 2 pazienti hanno avuto eventi avversi severi considerati correlati a exa-cel. Come precedentemente riportato, un paziente ha avuto 3 SAE considerati correlati a exa-cel, linfoistiocitosiemofagocitica, sindrome da distress respiratorio acuto e cefalea, e un SAE di sindrome da polmonite idiopatica che è stata considerata correlata sia a exa-cel che albusulfano. Tutti e quattro i SAE si sono verificati nel contesto della HLH e si sono risolti. Un paziente ha avuto come SAE un ritardo nell’attecchimento dei neutrofili e trombocitopenia, entrambi attribuiti dallo sperimentatore come correlati a exa-cel e busulfano, ed entrambi risolti. Tra i 31 pazienti con SCD, non ci sono stati SAE considerati correlati a exa-cel.