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Si tratta di respiratori elettroventilati ad aria purificata: l’assenza di mascherina rende più agevole la respirazione e migliora la comunicazione con i pazienti. Il tutto con un fattore di protezione 10 volte superiore ad una mascherina FFP3.

Con il perdurare della pandemia è diventato progressivamente sempre più evidente come il tema dei dispositivi di protezione individuali indossati dagli operatori sanitari non sia solo una questione di sicurezza, per quanto naturalmente questo aspetto rimanga assolutamente primario. Il loro utilizzo infatti influisce in modo significativo sul comfort e sulla stanchezza di medici e infermieri, ma anche sulla qualità della relazione che si instaura con i pazienti.

Così, al San Bortolo è stato prima sperimentato e quindi adottato in modo sempre più diffuso un innovativo sistema di protezione: si tratta di speciali respiratori elettroventilati ad aria purificata, composti da un cappuccio ermetico collegato ad una piccola unità motorizzata agganciata alla cintura, dove è inserito anche il filtro. L’aria viene prelevata dall’ambiente, passa attraverso il filtro e quindi arriva direttamente all’interno del cappuccio, dove l’operatore riceve un’aria già filtrata e quindi può lavorare senza necessità di mascherina o facciale filtrante. Naturalmente dopo ogni utilizzo i cappucci vengono completamente sanificati e riportati alle condizioni iniziali di perfetta igiene, mentre i filtri vengono sostituiti ogni 6 mesi.

Questo sistema rende la respirazione molto più agevole e allo stesso tempo consente una migliore comunicazione con i pazienti, come è stato riconosciuto anche da questi ultimi, grazie al fatto che il volto dell’operatore è pienamente visibile.

Il tutto con un fattore di protezione fino a 10 volte superiore rispetto ad una mascherina FFP3.

L’ospedale San Bortolo ha iniziato a utilizzare questi sistemi di protezione fin dall’inizio della pandemia, dapprima con poche unità e quindi, riscontrandone gli evidenti benefici, provvedendo gradualmente ad accrescere le unità disponibili, fino a essere attualmente uno degli ospedali in Italia con il maggior numero di sistemi PAPR, tanto che l’ULSS 8 Berica ha condiviso la propria esperienza con altri ospedali.

Attualmente sono circa una cinquantina le unità PAPR al San Bortolo, utilizzate nelle aree Covid di Geriatria, Pneumologia, Pronto Soccorso, Anestesia e Rianimazione e Malattie Infettive. In tutti i reparti, l’utilizzo dei PAPR rispetto ai sistemi di protezione convenzionali viene scelto in funzione del tipo di attività svolta, e in particolare nel caso in cui gli operatori debbano restare per lungo tempo a contatto con i pazienti positivi, dunque quando è più importante ridurne l’affaticamento respiratorio.

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