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Bloccare il riflesso infiammatorio può avere effetti benefici per combattere la sepsi, una patologia particolarmente pericolosa che provoca ogni anno più di 11 milioni di morti in tutto il mondo. È l’indicazione che arriva da uno studio internazionale pubblicato su “Scientific Reports”, che vede tra gli autori Davide Martelli, ricercatore al Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Università di Bologna.

La sepsi è una condizione in cui una grave infezione si diffonde in tutto il corpo. Provoca più di 11 milioni di morti all’anno ed è la principale causa di morte al mondo nelle unità di terapia intensiva non coronarica, con tassi di letalità che, a seconda della gravità, vanno dal 20% al 60%.

Nelle persone colpite da sepsi, il sistema immunitario reagisce inizialmente all’infezione con una risposta infiammatoria molto forte. Ma dopo questa fase iniziale, se l’infezione non si risolve, la malattia progredisce e la tempesta infiammatoria si placa, lasciando il posto ad una fase di immunosoppressione: un nuovo stadio della malattia che rappresenta un periodo molto critico, durante il quale molti pazienti perdono la vita.

Diverse ricerche portate avanti negli ultimi anni da Davide Martelli mostrano che nel corso di questo processo il sistema nervoso sembrerebbe giocare un ruolo fondamentale. Semplificando, si potrebbe dire che il cervello “ascolta” e “parla” al sistema immunitario, influenzandone il comportamento.

“Il sistema nervoso è in grado di influenzare il sistema immunitario attraverso i nervi simpatici splancnici, dei grossi nervi periferici che contribuiscono ad innervare gli organi addominali: durante le infezioni, il cervello invia segnali a questi nervi per inibire la risposta infiammatoria del corpo”, spiega Martelli. “Nella maggior parte delle situazioni questo ‘riflesso infiammatorio’ risulta utile, perché previene reazioni eccessive del sistema immunitario che potrebbero risultare pericolose per il paziente, ma in malattie critiche come la sepsi potrebbe invece essere dannoso”.

Partendo da questa ipotesi, i ricercatori hanno quindi dimostrato che, in un modello ovino clinicamente rilevante di sepsi, il blocco del riflesso infiammatorio, si traduce in un notevole effetto benefico per l’animale. Le pecore senza il riflesso funzionante, grazie alla potenza del proprio sistema immunitario innato non “frenato” dal sistema nervoso, erano infatti in grado di rimuovere i batteri dal sangue entro 90 minuti dall’inizio dell’infezione, ritornando perfettamente in salute in brevissimo tempo. Per le pecore nelle quali il riflesso infiammatorio resta invece funzionante, i batteri persistevano nel sangue anche per più di due giorni.

“Un riflesso infiammatorio che persiste per diversi giorni può ostacolare le capacità di difesa nei confronti dei patogeni, contribuendo a quella fase di immunosoppressione che risulta particolarmente pericolosa nei casi di sepsi”, dice ancora Martelli. “I risultati che abbiamo ottenuto mostrano quindi che azioni che, in modo tempestivo, permettano di bloccare il rilesso infiammatorio potrebbero portare a rilevanti benefici dal punto di vista terapeutico”.

Pubblicato su “Scientific Reports” con il titolo “Sympathetic nerves control bacterial clearance”, lo studio è stato condotto presso il Florey Institute of Neuroscience and Mental Health di Melbourne con il coordinamento di Robin McAllen, uno dei più prestigiosi ricercatori mondiali sul sistema nervoso autonomo, e di Davide Martelli, ricercatore al Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Università di Bologna.

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