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Approccio one health, sviluppo sostenibile, produrre di più con meno, creare nuovi materiali da fonti rinnovabili, sviluppare un riuso delle produzioni attraverso la bioeconomia circolare, assorbire gli effetti negativi di alcune produzioni contrastando l’inquinamento di intere aree, utilizzare gli scarti di un’attività economica per produrre nuova ricchezza. Sono tante e diverse le urgenze, non più rinviabili, alle quali siamo tutti chiamati a dare velocemente una soluzione. 

Le biotecnologie sono uno strumento per dare risposta a queste necessità e rappresentano un boost allo sviluppo del Paese in una prospettiva che per la prima volta riesce a conciliare crescita economica e sviluppo sostenibile. Ed è per questi motivi che Assobiotec, l’associazione nazionale di Federchimica per lo sviluppo delle biotecnologie, presenta le proposte di policy per affrontare le più urgenti sfide attuali e future mettendo in evidenza lo straordinario ruolo che le biotecnologie possono avere. E raccoglie questi spunti e suggerimenti in un quaderno dal titolo “One health la salute del pianeta è la salute dell’uomo”. 

Il quaderno  è l’output di un tavolo di lavoro, con focus sulla bioeconomia, tenutosi lo scorso 13 settembre, a cui hanno partecipato economisti, imprese, startup, enti di ricerca, stakeholder del mondo del biotech agricolo e industriale che si sono confrontati su un tema di grande attualità. 

Al centro dell’incontro il ruolo delle biotecnologie nel garantire produttività e sostenibilità al sistema agricolo e agli altri settori della bioeconomia, per assicurare un futuro migliore. Sarà infatti sempre più importante investire in questo settore, non solo in chiave ambientale, ma anche per il suo ruolo anticiclico, rispetto a momenti di crisi economica.

“L’italia ha grandi asset sui quali puntare: bioraffinerie uniche al mondo per la produzione di biocarburanti avanzati e intermedi chimici da fonti rinnovabili; filiere integrate nel territorio per la valorizzazione degli scarti agricoli, dei sottoprodotti dell’industria alimentare e dei rifiuti; una ricerca nazionale nella mappatura genetica delle piante coltivate riconosciuta a livello mondiale; un’agricoltura estremamente diversificata e specializzata che vanta primati produttivi, da “podio”, per più di 40 colture. Ma tutto questo non basta per scaricare a terra quel quadro di grandi opportunità che la bioeconomia offre oggi al Paese – spiega Elena Sgaravatti, Vicepresidente Federchimica – Assobiotec – Serve, infatti, costruire una nuova finanza che ne valorizzi gli impatti e ne restituisca il valore economico lungo tutta la catena produttiva. Serve definire metriche condivise che ne valutino effetti e impatti nel lungo periodo, in termini di nuovi alimenti, approvvigionamenti, safety, food loss e food waste, preservazione dell’ambiente. È anche necessario un grande lavoro di educazione culturale. Ma soprattutto, dal nostro punto di vista serve conoscere e riconoscere quanto possono essere importanti le biotecnologie nello sviluppo di questa nuova economia, che ha tutte le carte in regola per essere una strada da percorrere per una ripartenza del Paese che sia anche sostenibile”.

Il quaderno “One health: la salute del pianeta è la salute dell’uomo” – con i suoi due focus “biotecnologie agroalimentari” e “biotecnologie industriali” – descrive un’Italia al 2027 dove sono finalmente realizzate quelle riforme che il settore, unito, ritiene prioritarie. In particolare: 

Per le Biotecnologie agroalimentari le tre aree sulle quali si sottolinea l’urgenza di interventi sono: Valorizzare il  patrimonio di biodiversità nazionale come fonte di risorse genetiche, grazie alle nuove tecniche di evoluzione assistita; Proseguire e potenziare il piano nazionale per le biotecnologie sostenibili in agricoltura; Rivedere il quadro normativo per consentire la sperimentazione in campo delle biotecnologie sostenibili.

Per le Biotecnologie industriali l’obiettivo è di agire in termini di sostenibilità, supportando e riconoscendo l’innovazione di prodotto e di processo. In particolare si individua come strategico: 

  • Riqualificare i vecchi stabilimenti industriali italiani in via di dismissione, adattandoli alle specifiche esigenze della filiera innovativa dell’industria bio-based, in connessione con il settore agricolo, concentrando gli sforzi sui terreni marginali che non sono in competizione con la catena alimentare, nel pieno rispetto della biodiversità locale e rallentando l’erosione di suolo e di superfici agricole
  • Creare filiere territoriali a servizio di bioraffinerie nazionali multi-input e multi-product
  • Realizzare bioraffinerie multipurpose integrate nel territorio, che valorizzino gli input disponibili localmente
  • Potenziare la catena del valore completa che, a partire dal rifiuto organico di qualità elevata, grazie all’utilizzo di diverse tecnologie, permette la produzione di compost di qualità elevata, biogas, oltre ad una gamma di sostanze chimiche quali fertilizzanti rinnovabili e altri intermedi chimici rinnovabili ad alto valore aggiunto
  • Supportare la formazione sul campo, sfruttando proprio i progetti integrati di bioeconomia circolare, in particolare nelle aree di crisi complessa, non solo a supporto dei giovani, ma anche dei meno giovani con poderose iniziative di re-skilling sul fronte dell’innovazione
  • Incoraggiare il mercato dei prodotti della bioeconomia circolare, dimostrandone il minore impatto, stimolando l’adozione degli appalti pubblici verdi da parte delle pubbliche amministrazioni, nonché lo sviluppo di un quadro legislativo che promuova l’eco-progettazione, creando iter regolatori semplificati per tempi definiti

“Il settore delle biotecnologie, che vuole agire nella prospettiva trasversale dell’approccio “One Health” vede in questo momento alcuni obiettivi molto concreti su cui focalizzarsi: applicare le biotecnologie sostenibili in agricoltura e supportare, con politiche stabili e coerenti, l’innovazione di prodotto e di processo nella bioeconomia circolare, in cui l’Italia ha costruito leadership negli anni. Occorre dunque, oggi più che mai, andare avanti con un piano d’azione che non prescinda dagli investimenti in ricerca e innovazione, e che assegni alle biotecnologie il loro ruolo strategico. Serve insomma, con urgenza, passare dalle parole ai fatti” conclude Elena Sgaravatti, Vicepresidente Federchimica – Assobiotec.

Il quarto tavolo di lavoro del progetto “Biotech, il futuro migliore – Per la nostra salute, per il nostro ambiente, per l’Italia” conclude un percorso che, tra aprile e ottobre, ha visto Istituzioni, rappresentanti di imprese, enti pubblici e di ricerca e più in generale, gli stakeholder dell’ecosistema biotech nazionale, confrontarsi sul settore e sulle priorità di intervento per permettere di approfondire il Piano di proposte, elaborato nel 2020, allineandolo con il PNRR, così da renderlo ancora più pragmatico e azionabile e farne un reale strumento operativo per i decisori nazionali e regionali. 

Un ampio e articolato progetto, voluto da Federchimica – Assobiotec che troverà una sua finalizzazione il prossimo martedì 9 novembre 2021 a Roma, all’Auditorium della Conciliazione e in diretta streaming. L’evento vedrà susseguirsi sul palco ospiti illustri che permetteranno di conoscere lo straordinario valore delle biotecnologie per la competitività e lo sviluppo economico del Paese, per rispondere alle grandi e urgenti sfide della salute, per una crescita sostenibile.