Print Friendly, PDF & Email

Se negli scorsi anni l’avvento del Covid-19 ha posto il mondo davanti a nuove sfide, nel 2022 si sono delineati gli effetti a lungo termine della pandemia: allargando lo sguardo oltre la contingenza emergenziale, la digitalizzazione emerge come il fenomeno che più sta rivoluzionando la quotidianità di cittadini, imprese e Stati. L’healthcare non sfugge a queste dinamiche e la spinta verso l’adozione tecnologica ha sia mostrato un insufficiente grado di maturità digitale del settore, sia reso palese come l’innovazione possa offrire ai Sistemi Sanitari una diretta e rapida applicazione, offrendo benefici significativi per l’erogazione delle prestazioni mediche e per il miglioramento dello stato di salute della popolazione, allo stesso tempo riducendo i costi e contenendo gli investimenti richiesti all’ecosistema sanitario nel suo complesso.

“Il Sistema Sanitario italiano è sotto pressione: la domanda crescente di salute, spinta da un generale invecchiamento demografico, si scontra con budget limitati ed elevate difficoltà di accesso alle cure. Negli ultimi 10 anni, sono stati chiusi 111 ospedali e si stima una carenza di almeno 20mila medici. Il risultato? Un drammatico allungamento delle liste d’attesa, con un minimo di 80 giorni per poter effettuare una visita specialistica”, commenta Luca Puccioni, CEO di MioDottore. “In tale scenario, il digitale può e deve assumere un ruolo centrale, in quanto abilitatore di una sanità più sostenibile, accessibile e focalizzata sui nuovi bisogni di medici e pazienti. Si tratta di una trasformazione non banale, ma essenziale e non più rimandabile.”

Per navigare in un contesto in continuo mutamento è necessario innanzitutto comprendere le sue logiche e tracciare le sue possibili evoluzioni. Per questo, guardando all’anno appena concluso e ai suoi insegnamenti, MioDottore ha identificato i trend che caratterizzeranno la sanità digitale nel 2023.

Anche la sanità non resterà fuori dalla rivoluzione del Metaverso: le attuali applicazioni dell’Intelligenza Artificiale e gli emergenti interventi di chirurgia in Realtà Aumentata sono un primo passo verso l’ingresso della medicina nei luoghi virtuali. Con il Metaverse si apre una nuova frontiera, potenzialmente in grado di rispondere al crescente bisogno di un’assistenza sanitaria personalizzata e di prossimità. Gli ecosistemi immersivi possono far parte di un percorso di cura integrato, che combina il digitale con il fisico per offrire un supporto a 360° al paziente. Non solo, l’erogazione di servizi sanitari in spazi virtuali può fornire la possibilità di accedere a prestazioni erogate da strutture fisicamente distanti dall’assistito, abbattendo le barriere territoriali e aprendo a nuove possibilità di cura. Ad oggi, un primo esempio tutto italiano è il Metaospedale, realizzato in onore del personale ospedaliero di Brescia e Bergamo, che permette al paziente di consultare la sua situazione clinica, effettuare consulenze con il supporto di un visore e di ricevere visite virtuali da parenti e amici. Dagli interventi chirurgici sempre meno invasivi ai percorsi riabilitativi più coinvolgenti, passando per il supporto psicologico in setting personalizzati, le applicazioni del Metaverso nel campo della sanità possono essere molteplici.

La pandemia di Covid-19 ha ribadito la necessità di accorciare i tempi della ricerca e dell’approvazione di nuove terapie, senza togliere il focus sul bisogno di garantire sicurezza ed efficacia dei farmaci. Ad oggi, lo sviluppo di un nuovo medicinale richiede la sperimentazione in vitro e su modelli animali, con grandi quantità di tempo e di denaro. Una soluzione, ancora esordiente, è l’uso di micro-dispositivi progettati per ricreare la fisiologia umana e le malattie. Tali strumenti, chiamati organi su chip, permettono di studiare e riprodurre ciò che accade nell’organismo umano, superando i limiti dei modelli cellulari in 2D. C’è un enorme potenziale all’interno di questa tecnologia: controllo dell’ambiente cellulare, studio dei meccanismi patologici e tumorali, l’analisi delle risposte a farmaci e molto altro. Guardando al futuro, la ricerca scientifica si muove verso un sistema multisensoriale, capace di mettere in collegamento diversi organi per creare un modello che imiti l’intero corpo umano, studiando le interazioni tra gli organi e le risposte sistemiche ai farmaci. Sebbene la strada da compiere sia ancora lunga, soprattutto a livello regolamentare, gli organi su chip propongono un nuovo iter per l’approvazione di un trattamento, superando il dilemma della sperimentazione sugli animali e avviano un percorso a vantaggio dei pazienti.

Nel settore della sanità, l’Internet of Things ha grandi potenzialità di applicazione e offre la possibilità di creare un ambiente favorevole al monitoraggio della salute e della sicurezza del paziente. Le tecnologie smart e lo sviluppo di “oggetti intelligenti” applicati al settore sanitario hanno avuto un’accelerazione particolare in tempi recenti: biosensori, smartwatch, inalatori hi-tech, sono strumenti che oggi rendono possibile tenere sotto controllo le condizioni del paziente da remoto. Come diretta evoluzione, in un prossimo futuro sarà possibile assistere alla creazione dei cosiddetti “Hospitals without walls”, ospedali virtuali che offrono assistenza direttamente in casa al paziente. Alcuni esempi sono nati come risposta al Covid-19: a Sydney, ad esempio, è stato inaugurato il primo ospedale virtuale che ha permesso la presa in carico di pazienti positivi al virus tramite l’utilizzo di chip per la misurazione da remoto dei livelli di ossigeno e della temperatura, con ricadute positive sull’efficacia delle cure stesse.

I dati sanitari possono essere gestiti in modo sicuro, trasparente e a prova di manipolazioni utilizzando la blockchain. Tale tecnologia si basa su una rete di singoli computer, detti “nodi”, che rendono disponibili in tempo reale i dati e permettono a ospedali e cliniche l’archiviazione su una rete distribuita anziché su un singolo server. Ciò consente di tenere traccia della storia clinica del paziente, monitorare i suoi parametri vitali in tempo reale e trasmettere le informazioni di carattere medico in modo sicuro. Non solo, nel settore sanitario, la tecnologia blockchain può potenzialmente contribuire all’interoperabilità del dato ed essere il presupposto per potenziare il Fascicolo Sanitario Elettronico. I fondi messi a disposizione dal PNRR e la Conferenza Stato-Regioni del 2022 hanno fissato al 2026 la data ultima per una omogenea applicazione del FSE su tutto il territorio nazionale, ma è proprio una bassa comunicazione tra gli attuali sistemi informativi a essere il primo deterrente del corretto funzionamento del Fascicolo Sanitario Elettronico. Grazie alla sua capacità di fornire un ambiente uniforme per la trasmissione dei dati sanitari, la blockchain è in grado di fornire una soluzione praticabile a questa sfida.

L’uso della prescrizione medica digitale, introdotta durante l’emergenza coronavirus, è stato un tema caldo degli ultimi mesi: senza la recente proroga, il 31 dicembre 2022 avrebbe segnato la fine della possibilità di inviare le ricette mediche via sms o mail. “Questo mostra la grande lacuna nel Paese: l’assenza di un provvedimento ad hoc che renda strutturale l’uso delle ricette dematerializzate e che, in ultima analisi, supporti l’innovazione nella santità e alleggerisca il carico burocratico dei medici”, afferma Luca Puccioni, CEO di MioDottore. “La de-burocratizzazione del lavoro dei professionisti della salute potrebbe sembrare un’innovazione secondaria rispetto al Metaverse o all’ IOHT. Eppure, prima di digitalizzare a 360° l’aspetto assistenziale, è necessario snellire il lavoro d’ufficio del personale medico, permettendo loro di focalizzarsi sulla cura degli assistiti.” In tale scenario, parole come ‘teleconsulti’, ‘ricette digitali’ e ‘sistemi interoperabili’ per la gestione dell’office dei professionisti saranno le parole chiave del 2023, in quanto capaci di automatizzare attività a basso valore aggiunto, riconoscere il lavoro intellettuale dei medici e, in ultima analisi, garantire ai pazienti un’assistenza sanitaria più elevata.