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Nell’ultimo mese, all’ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì, sono state eseguite tre procedure, su altrettanti pazienti, di ablazione percutanea di tumori a localizzazione polmonare: la novità risiede nell’aver utilizzato il freddo come “energia killer” per la loro cura.

Questa tecnologia, denominata crioablazione, è presente sul mercato da diversi anni ed ha applicazione su diversi organi e distretti anatomici, ma è la prima volta che viene utilizzata sul polmone in tutta la regione Emilia Romagna.

Le procedure ablative percutanee fin dalla loro comparsa hanno utilizzato il calore come energia termica per distruggere le cellule neoplastiche, mentre questa tecnologia utilizza il freddo.

Il ghiaccio ha il vantaggio di non denaturare le proteine di cui sono costituite le cellule, comprese quelle tumorali, per cui al termine del trattamento locale gli antigeni delle cellule neoplastiche rimangono in circolo e possono ulteriormente determinare l’attivazione della risposta immunitaria anche contro altre cellule neoplastiche circolanti che espongono gli stessi antigeni.

La procedura è mininvasiva e consiste nel posizionare, con accesso percutaneo, uno o più aghi all’interno o in prossimità del tumore da trattare. Si esegue nell’U.O. di Radiologia; con l’ausilio di una TC del Torace viene eseguito un planning pre-procedurale fondamentale per decidere quanti aghi usare e dove posizionarli, guidarne l’inserimento e controllare l’efficacia del trattamento.

La crioablazione può essere proposta a pazienti considerati fragili, quelli non candidabili ad intervento chirurgico ed affetti sia da tumore primitivo polmonare che da metastasi polmonari di altre neoplasie. Nella nostra esperienza, i pazienti trattati sono stati una donna con secondarismi polmonari da timoma, un uomo con metastasi singola da tumore del pancreas ed una donna con tumore fibroso solitario della pleura.

Non solo pazienti affetti da localizzazioni polmonari di tumori, ma anche pazienti con neoplasie in altri organi possono beneficiare di questo trattamento locoregionale. Ad esempio pazienti con tumore renale, non candidabili a nefrectomia per i motivi sopracitati o per elevato rischio di dialisi se nefrectomizzati, oppure pazienti con tumori del distretto muscolo-scheletrico, in alternativa o in associazione alla radioterapia, in cui il beneficio atteso è sia di controllo locale della malattia che il controllo del dolore.

Questa procedura rappresenta quindi un’ulteriore opzione terapeutica finalizzata al miglioramento della prognosi e della qualità di vita dei pazienti oncologici che vengono presi in carico dall’Azienda AUSL della Romagna ed è stata resa possibile dalla collaborazione tra oncologi, pneumologi, chirurghi toracici, radioterapisti e radiologi interventisti.

Nel caso specifico i pazienti sono stati selezionati dal gruppo interdisciplinare pneumo-oncologico e dal gruppo multidisciplinare della patologia epato-bilio-pancreatica, ricoverati nel reparto di Pneumologia per la gestione pre- e post-procedurale e trattati presso la radiologia interventistica, in collaborazione con i colleghi anestesisti.